L’ennesima vergogna

Sia chiaro non c’era bisogno dell’ennesima vergogna per capire i vizi di una magistratura “sinistra” perché a partire da Tangentopoli il velo sulle forzature, le imparzialità, i plotoni giudiziari era caduto eccome. Ecco perché a dirla tutta le vergogne nelle intercettazioni per colpire a prescindere Silvio Berlusconi sono una novità in fondo relativa, insomma l’accanimento verso il cavaliere e verso il suo schieramento politico era arcinoto. Oltretutto come era chiaro che fosse, contro l’audio da pelle d’oca, è partita subito la grancassa della corporazione, dell’informazione radical chic, del cattocomunismo ipocrita, per derubricarlo, sminuirlo, dileggiarlo, rispetto alla sentenza scritta che dice il contrario e non potendo fare alcun contraddittorio visto che il giudice Amedeo Franco è deceduto, carta canta e villan dorme. Certo se poco poco fossimo stati a parti invertite la sinistra avrebbe mandato le forze armate, ma quando si tratta del Cavaliere e del centrodestra o mangi la minestra o ti butti dalla finestra. Del resto in un paese dove il caso Palamara, le dichiarazioni di Nino Di Matteo, scivolano via senza provocare un terremoto da mandare a casa tutti, da riscrivere per intero il capitolo giustizia, cosa volete che siano alcune intercettazioni, da noi i report telefonici valgono politicamente solo se accusano il centrodestra perché nel caso contrario c’è sempre un modo per invalidare. Certo sappiamo che non tutta la magistratura sia viziata e orientata, schierata, anzi all’opposto opera con impegno grande e lealtà, ma il problema vero è che piano piano, scandalo dopo scandalo, notizia dopo notizia, sembra che la parte buona sia ridotta al lumicino.

Ma se anche così non fosse e si continuasse a parlare solo di poche mele marce, resteremmo l’unico paese che di fronte ad episodi di una gravità terrificante per la democrazia, anziché cambiare tutto e riformare la giustizia fa spallucce e un po’ di maquillage del tipo Alfonso Bonafede. Insomma anche su questo la pervasività, l’impregnazione, di una certa cultura comunista, cattocomunista, figlia dell’accordo costituzionale tra DGiuseppe Dossetti e quel brav’uomo di Togliatti, riesce ancora a comandare e tacitare tutti. Del resto l’abbiamo scritto e ripetuto se l’Italia è ridotta in questo stato e l’albero è storto drammaticamente sia economicamente che socialmente, non è certo colpa di Silvio Berlusconi e del centrodestra, che su 74 anni di repubblica ha governato per 9. Ci sono sulle spalle del paese 65 anni di Dc e Tprima, di centrosinistra dopo, di Ulivo, Quercia, gioiose macchine da guerra, arcobaleni, di Pci-Pds-Ds-Pd, Rifondazione comunista, che hanno governato, legiferato, posto e disposto dell’Italia, del suo sistema, del suo apparato, dei suoi organismi rappresentativi e decisivi, con mezzi, uomini, incarichi, posti e poltrone di riferimento. Del resto ipocrisia delle ipocrisie, gli stessi grillini che di sinistra sono, vennero a galla proprio per aprire come una scatoletta di tonno, quel sistema, quell’agglomerato istituzionale, quella casta nepotista e baronale, che in decenni aveva infiltrato, deformato e rovinato tutto il motore. Ma come abbiamo visto bene anche in questo caso, parliamo dei grillini, la cultura comunista è venuta fuori, con le sue ipocrisie, falsità, infingimenti, travestimenti, tanto è vero che arrivati al governo per via di un errore tragico di Matteo Salvini i M5s hanno fatto il contrario.

È questo il motivo per cui più volte abbiamo scritto che nel peggiore momento siamo finiti in mano alla peggiore coalizione, una somma di sinistra pensiero, di comunismo e cattocomunismo articolato, un combinato disposto che in 65 anni si è infilato ovunque, ha preso tutto, fatto scuola e cultura, stato e parastato, giustizia e informazione, per condizionare la nazione. Si tratta del loro modo di pensare e governare, del sentimento proprietario dello stato, per questo colpiscono il privato, si tratta di quell’arroganza culturale del famoso principio di primazia morale, della supponenza di sentirsi superiori e unici interpreti del bene del paese, infatti s’è visto come ci hanno ridotti, in 65 anni di governo contro 9 di Berlusconi. Ecco perché alla fine si sono fusi e uniti, prima tra le due chiese figlie dell’ipocrisia, basterebbe leggere Valla sulla falsa donazione di Costantino, parrocchie e sezioni, poi con quella dei grillini, un minestrone di sinistra, statalista, pauperista, assistenzialista, entrista e forcaiolo, che è esattamente ciò che ha storto e rovinato sia il tronco e sia i rami del paese, dall’apparato, alla burocrazia, al leviatano ovunque, al debito e alle spese. Per questo l’audio su Silvio Berlusconi, fa il paio con ciò che si è letto su Palamara, con i processi Ong di Matteo Salvini, con Mondragone, con le paure che ci mettono sul virus per limitare libertà e movimenti e controllarci tutti quanti, fa il paio con settembre scorso quando anziché votare ci hanno obbligati a subire una coalizione che fino al minuto prima si odiava e detestava continuamente. Rifare l’Italia significa solo una cosa, passare dalla cultura ipocrita cattocomunista, a quella autenticamente democratica e liberale, quella che non ha mai cambiato bandiera, quella garantista e pluralista, che non teme né impedisce l’alternanza, che non mette in piedi gioiose macchine da guerra, che non si unisce per impedire il voto, che non si camuffa e trasforma sotto mentite spoglie, che ha sempre amato del Tricolore anche il bianco e il verde anziché solo il rosso. Torniamo al voto, ascoltiamo i cittadini, la scelta che faranno sulla maggioranza, dopodiché riscriviamo la carta con una costituente per una nuova democrazia, per il futuro del paese e della gente.

Aggiornato il 01 luglio 2020 alle ore 13:13