Amministrative, Regionali e Referendum: parla Sciscione

Il 19 giugno il Senato ha approvato il Decreto legge sulle elezioni che adesso hanno una data ufficiale. Si va ai seggi il 20 e 21 settembre, finestra utile secondo il comitato scientifico per l’alto rischio di impattare contro una non improbabile seconda ondata della pandemia da Coronavirus. Due giorni quindi, non troppo lontani dal caldo estivo, che permetteranno di rinnovare, pure per quei comuni che andassero al ballottaggio e vedendo prolungare fino ad ottobre il periodo elettorale, diverse amministrazioni regionali, fare il referendum costituzionale confermativo sul taglio del numero dei parlamentari, colmare i seggi rimasti vacanti di Sassari e Villafranca di Verona e concorrere per gli oltre mille comuni italiani chiamati ad eleggere il sindaco e i consiglieri comunali, fra cui tre capoluoghi di Regione: Aosta, Trento e Venezia.

Nel Lazio vanno al voto 13 comuni in provincia di Roma, 8 in provincia di Frosinone, 4 a Rieti, 2 a Viterbo e 2 in provincia di Latina, fra cui il comune di Terracina. Ed è qui che incontriamo Gianfranco Sciscione, fondatore nel 1978 di Telemontegiove e attualmente presidente del gruppo editoriale e televisivo LazioTV e GoldTV, con tre sedi, una a Terracina, una a Latina e una a Roma presso il Tecnopolo Tiburtino, che è diventato anche un centro di produzione cinematografico. Candidato sindaco con la sua omonima lista, è il primo con il quale vogliamo dialogare in merito a questa decisione, presa in tempo di Covid-19 e di gravi strascichi sul piano economico e sociale, di voler rappresentare la propria città. Sappiamo quanto i sindaci, durante la piena emergenza dell’infezione da Covid-19, abbiano contato per la cittadinanza, per aver preso decisioni immediate, talvolta un po’ scomode, ma assolutamente necessarie.

Presidente, chi glielo fa fare, non era meglio godersi la tranquillità della posizione raggiunta dopo tanti anni di sacrifici?

Un amico mi ha chiesto la stessa cosa, ma lui non è di Terracina, è venuto ad abitare lì ed io gli ho detto che la differenza fra noi è che lui è arrivato da qualche anno e io ci sono nato, quindi la sento mia. Sono nato in una casina di 40 metri quadri, in una famiglia umile. La sera io e mio fratello, per non gravare sui miei genitori cenavamo dai nonni. Mio padre faceva il facchino e sono arrivato ad oggi con le mie capacità. Quindi se i miei concittadini vogliono, sanno che possono contare su di me. Io voglio solo dare una mano per far decollare la mia città e farne una perla del Tirreno, con le mie capacità e conoscenze, in quanto ad oggi non è stato fatto niente di quanto era stato promesso. L’intento non sarà di utilizzare solo le casse comunali, ma di trovare risorse anche fuori con attività che ho in programma e ben definite.

Quindi per lei è una sorta di riscatto personale?

Non è un riscatto personale, pur non venendo da una famiglia agiata come tanti politici che non hanno conosciuto la povertà, voglio continuare a muovermi da persona libera. Non ho nulla da riscattare ma solo mettere a disposizione le mie capacità se la città vorrà, se non vorrà saluterò e mi ritirerò come ha fatto Cincinnato. Non ho nemmeno bisogno dello stipendio da sindaco, ho già quello di cui ho bisogno.

Perché non con i partiti? Sicuramente l’avranno contattata.

Terracina ha una situazione un po’ anomala: l’attuale ex sindaco che nel 2016 ho aiutato ad essere eletto, era stato defenestrato dalla coalizione precedente, io avevo creduto in lui, sono cascato nella trappola delle sue belle parole, tanto è vero che nel 2016 con la mia lista ho portato quasi l’8 per cento, così siamo andati al ballottaggio e abbiamo vinto. Ma ho sbagliato! Il 13 dicembre 2018 ho abbandonato l’amministrazione uscendo dalla maggioranza perché di ciò che avevamo promesso ai cittadini dopo due anni e mezzo non si era mossa neanche una paglia. Allora ho pensato che se un domani mi fossi ripresentato al loro cospetto non avrei saputo cosa dire loro, ai miei stessi amici. Io vivo la mia città sul serio, passeggio nel centro storico, vado al bar, faccio la spesa.

Non è da tutti dire “ho sbagliato!”.

Ma io non sono un politico. Io ho appoggiato la persona sbagliata ed ho sbagliato. Avevamo un programma e non si è realizzato quanto promesso. Decide il sindaco. Lui non mi ha voluto portare neanche in giunta, non ho avuto possibilità di cambiare la situazione. Così mi ha isolato in Consiglio comunale e tutto ciò che la maggioranza riesce a fare tramite la giunta, in Consiglio deve essere approvato o respinto, ma se loro hanno i tredici consiglieri vengono approvati. Dal 2018 sono all’opposizione, pur essendo stato eletto sostenendo la maggioranza, pazienza. Non si indovina sempre tutto nella vita. Credevo di aiutare una persona che avrebbe fatto bene per la città, ma sa solo parlare molto bene.

Ma non ce l’ha con il partito, si tratta di un problema rivolto ad un’unica persona. Ormai non è raro che in ogni partito ci sia qualcuno che funzioni meno di altri.

Non sono mai stato iscritto ad alcun partito, parto da questo presupposto. Perché i partiti oggi ci sono e domani chissà. Anche le persone stesse cambiano i partiti senza remore, come tre consiglieri che dal Pd sono andati in Fratelli d’Italia e ciò significa che hanno fatto un doppio salto mortale con l’asta. Bontà loro, adesso si ripresenteranno al cospetto del corpo elettorale e vediamo cosa succederà. Ma questa è la situazione di Terracina con spaccature, rancori, anche dovute alla giovane età, per cui difficilmente sanno trovare un accordo. Io non mi metto in mezzo, preferisco andare con il mio simbolo e i cittadini possono scegliere se vogliono i politici oppure chi preferisce restare fuori da queste beghe.

Per un sindaco, di una grande città come di un piccolo centro, la vita non è semplice. I più non lo sanno, ma la Procura è sempre dietro la porta. Non è una poltrona comoda, allettante, anche se qualcuno deve pur farlo.

La Procura fa bene, il rispetto per le leggi va sempre al primo posto. Questo è uno dei miei punti cardine: massima trasparenza, massima lealtà e massimo rapporto con la cittadinanza. Sono state fatte denunce sia alla Procura che ai Carabinieri e saranno loro a stabilire se sono legittime o meno. “Chi è causa del suo mal”. Io ho sempre affrontato questo percorso in questi anni con le liste civiche, mai politiche. Sono stato consigliere regionale con la Lista Polverini, ho avuto problemi anche con lei che mi aveva dato un incarico che poi mi ha rinfacciato, ma io sono uno dei pochi ex consiglieri regionali che non percepisce il vitalizio. Quale sarà il motivo lo lascio come riflessione ai suoi lettori e a lei. Sa, in passato bastava un solo giorno in Consiglio per avere questo “diritto”. Ma c’è qualcuno che ha avuto il coraggio di rinunciarvi.

@vanessaseffer

Aggiornato il 09 luglio 2020 alle ore 12:30