L’Italia “normale” si è davvero stancata

La seconda ondata del virus era attesa ed infatti non ha tradito le aspettative, per quanto vi siano delle differenze con la situazione di marzo. Insieme alla ripresa della circolazione del Covid-19, in molti, a cominciare dalla titolare del Viminale, Luciana Lamorgese, avevano paventato l’insorgere di possibili tensioni sociali all’inizio dell’autunno, ed anche in questo caso le previsioni si sono rivelate azzeccate. Ciò che ha funzionato da detonatore per l’esplosione di una rabbia destinata a diffondersi sempre di più, è stato l’ultimo ed ennesimo Dpcm del Governo, che obbliga bar e ristoranti a chiudere alle 18, oltre ad imporre la sospensione completa delle loro attività a palestre, piscine ed altre realtà.

La chiusura serale anticipata è folle, ridicola, fondamentalmente inutile ai fini del contenimento dei contagi, e non a caso la categoria più esasperata è al momento quella dei ristoratori. Questi ultimi, usciti devastati dal lockdown di marzo-aprile, hanno comunque provato a ripartire, rispettando in maniera scrupolosa le nuove norme igienico-sanitarie ed investendo denaro per la messa in sicurezza dei loro locali, ma oggi ricevono una nuova bastonata sulla schiena, che in molti casi può rivelarsi fatale. I ristoranti, tanto per fare un paragone, sono luoghi senz’altro più sicuri rispetto ai mezzi pubblici di trasporto, e circa quei bar attorno ai quali si accende la cosiddetta movida: basterebbero, anziché le chiusure anticipate portatrici di fallimenti economici, maggiori controlli finalizzati a scoraggiare gli assembramenti.

Tuttavia, è molto più comodo imporre delle regole “cinesi”, visto che si sta terrorizzando un intero Paese, ma nel contempo non si è in grado di far sentire la presenza dello Stato, laddove è necessario. Ristoranti e bar, come tante altre categorie, hanno fatto finora la loro parte, però non si può dire altrettanto della politica e soprattutto del Governo di Giuseppe Conte, quindi la frustrazione e il malcontento diffusi rappresentano il minimo che possa capitare da qui ai prossimi mesi.

Ai ristoratori e commercianti arrabbiati di queste ore si aggiungeranno via via altri settori del Paese, anche perché, oltre alla presa d’atto dell’ignavia di un Governo che non ha utilizzato i mesi estivi per attrezzare l’Italia all’arrivo della seconda ondata, si sta comprendendo come quello in corso sia di fatto un nuovo lockdown, ma subdolo e truffaldino. Non viene ufficialmente limitata più di tanto la mobilità delle persone, ma fra coprifuochi notturni e chiusure anticipate dei locali la gente viene indotta giocoforza a chiudersi in casa ad una certa ora. Lor signori affrontano il ritorno del Covid-19 attraverso un nuovo massacro sociale ed economico, quando si sta facendo largo l’idea, anche nella scienza e nella virologia, che bloccare popoli e nazioni non sia la migliore soluzione al fine di contenere un virus. Ma l’Italia di ottobre è ben diversa da quella di marzo scorso. Non è più quella dell’ “andrà tutto bene”, bensì è un Paese stanco e sfibrato, che non accetta più qualsiasi cosa purché la tempesta passi presto.

L’Italia “normale”, ovvero quella che lavora e genera occupazione, non invoca affatto il menefreghismo circa la pandemia, ma non vuole nemmeno morire di fame e pagare per le mancanze di una classe dirigente che, in tutti questi mesi funestati dal Covid, non è ancora riuscita a valutare l’importanza di un equilibrio fra tutela della salute e difesa dell’economia. Bisogna sperare che proseguano manifestazioni simili a quelle già avvenute nelle principali città italiane, da Napoli a Roma, Milano, Torino e Trieste, naturalmente all’insegna della non-violenza e magari arricchite da qualche atto di disobbedienza civile, strumento lecito in democrazia, e questo per ricordare ai padroni del vapore che questo Paese, con le sue imprese e i suoi lavoratori, non è più disposto a subire ogni cosa con il pretesto del virus. I violenti, infiltratisi in manifestazioni del tutto pacifiche, devono essere isolati e denunciati, ci mancherebbe altro, (oltre alla violenza di per sé esecrabile, questi elementi fanno il gioco dei Walter Ricciardi di turno, ovvero di coloro i quali vogliono un’Italia fallita e segregata in casa), ma non si provi a liquidare le proteste di questi giorni come se fossero soltanto un qualcosa coordinato da estremisti e facinorosi.

Aggiornato il 27 ottobre 2020 alle ore 11:01