Tanto stupore per nulla

Viene da dire tanto stupore per nulla, ci perdonerà William Shakespeare, ma più volte nei giorni scorsi abbiamo scritto con dovizia di particolari quel che sarebbe accaduto. Insomma chi fossero Giuseppe Conte e Matteo Renzi, per non parlare del circondario parlamentare, soprattutto quello cosiddetto misto, era arcinoto. Oltretutto, lo ripetiamo ancora, se Renzi avesse voluto veramente voltare pagina ed essere una volta nella vita più coerente, avrebbe dovuto votare contro il premier, perché coi numeri del Senato l’avrebbe mandato a casa di sicuro e Sergio Mattarella non avrebbe avuto alternative alle elezioni. Perché sia chiaro: a mandare il Paese al voto il capo dello Stato non ci pensa proprio. Ed è questo che, seppure col rispetto dovuto, lascia il popolo allibito, visto che si tollera di sottoporre l’Italia ad un teatrino, una melina vergognosa, un mercato delle fedi, un commercio politico di posti, per consentire a Conte di raggranellare qualche voto in più al Senato. Insomma, raccontare agli italiani che nessuno capirebbe le urne, perché in questo momento drammatico l’Italia non potrebbe sopportarne il peso, mentre la si obbliga alla più squallida attesa dei comodi del Governo per trovare la maggioranza assoluta reclutando peones, scappati di partito e transfughi, ci sembra incomprensibile. Anche perché se c’è una cosa che agli occhi della gente l’Italia non può permettersi, è proprio l’avanspettacolo politico commerciale. Per farla breve, tra le urne e il mercimonio, la democrazia non potrebbe che scegliere le prime, anche per rispetto alla Costituzione di cui tutti si riempiono la bocca senza conoscerla. Insomma la sovranità appartiene al popolo, mica a Conte.

Per non parlare del fatto che la Costituzione nei suoi articoli non prevedeva nessuna autorizzazione alla commedia, al poltronificio. E quando parlava di assenza di vincolo, non si riferiva certo alla possibilità di rinnegare ma semplicemente a quella di poter rappresentare tutta l’Italia, punto. Ecco perché viene lo sdegno quando qualcuno utilizza l’assenza di vincolo per tradire l’impegno preso con gli elettori. Insomma: cambiare idea è possibile e giusto, ma la dignità costituzionale imporrebbe le dimissioni per presentarsi a un voto nelle nuove posizioni. Solo così la politica sarebbe credibile agli occhi dei cittadini, perché i transfughi di queste ore potranno pure portare a casa bei soldoni di stipendio fino al 23, potranno rimediare qualche poltrona di governo, ma resteranno sempre sleali, infedeli e traditori del patto con gli elettori. È così che la politica come, dice Rino Formica, diventa “sangue e m…a, fatta di nani e ballerine”.

È questo che provoca rabbia, cioè come sia possibile che in mezzo al dramma economico e sociale si consenta ad una coalizione che ha esasperato e diviso l’Italia, per incapacità ed ignoranza, di restare in piedi grazie al supporto di quattro peones sconosciuti e saltimbanco, che andranno ad infoltire l’esecutivo in peggio. Perché, oltretutto, il problema non è quello di sostituire un pezzo dell’esecutivo ma come. Insomma, se arrivassero nomi di prestigio, d’esperienza, per preparare un piano Recovery come si deve – pure, pure – ma se al male ci si aggiunge il peggio siamo al masochismo, all’autolesionismo. Ecco perché è tutto assurdo ciò che vediamo, mentre il Paese cola a picco. È assurdo e colpevole il comportamento politico di Renzi, Conte, Nicola Zingaretti, Luigi Di Maio, di una parte del centrodestra che fa il doppio gioco, di quelli che si prestano a rinnegare tutto. Insomma è una vergogna generale, possibile che non si capisca che è proprio questo il modo per istigare al peggio i cittadini? Per questo, fosse per noi, non voteremmo lo scostamento proprio per mandare a casa Conte, perché fa molto peggio all’Italia un governo simile che aspettare. E non è detto, per qualche pagamento, visto che in emergenza nazionale con gli anticipi, le spese procedono comunque. Dunque, è una scusa quella di votare lo scostamento per il bene nazionale. Il bene sarebbe la chiarezza di un voto popolare per una coalizione coesa, un programma studiato e condiviso, una maggioranza sintonica e leale, una strategia per il futuro economico e sociale nazionale. Il bene sarebbe offrire agli italiani la possibilità di scegliere come e da chi essere guidati al posto di essere obbligati a subire un teatrino indecoroso.

Del resto, che piaccia o meno, e non piacerà agli eredi di Palmiro Togliatti che festeggiano 100 di comunismo, di legame con Stalin, Fidel Castro, Mao Zedong, Pol Pot, Nicolae Ceausescu, coi carri e i morti d’Ungheria, coi gulag, coi crimini del triangolo dell’Emilia, con l’aiuto ai titini per infoibare gli innocenti, coi finanziamenti da Mosca nemica della Nato, con quelli del muro di Berlino, la democrazia è solo col voto libero e popolare. Quello che il comunismo non ama e rifiuta. Fosse per noi il comunismo, come il fascismo comunque declinato e derivato, comunque aggiornato e trasformato, andrebbe vietato in Costituzione. Perché tutte le dittature andrebbero vietate, tutte le ideologie che hanno negato la libertà e il libero pensiero, che hanno mandato in prigione e a morte innocenti e dissidenti, che hanno usato delazione e tortura, che hanno eretto muri e negato il pluralismo con la forza. Evviva l’Italia, la libertà, la Repubblica democratica, liberale, pluralista, laica, garantista, solidale, antifascista e anticomunista.

Aggiornato il 21 gennaio 2021 alle ore 10:37