Il Gran Reset in Italia si attuerà con il Conte Ter

Per il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la forma è salva, ergo il terzo governo di Giuseppe Conte può prendere forma. Questo perché, con alchimie sul limite del “truffaldino”, è stata dimostrata l’esistenza d’una maggioranza posticcia, utile solo a far vedere che si può varare un esecutivo e, soprattutto, con la certezza che non verrebbe più messa alla prova almeno sino ai primi mesi del 2022. Perché, fatto il governo, soprattutto certi che non si dovrebbe più ricorrere a scostamenti di bilancio (aggiustamenti sul genere delle vecchie finanziarie che richiedono passaggi parlamentari) Conte andrebbe avanti solo con decretazioni di vario genere, senza più sottostare ai desiderata parlamentari, a quelle regole di democrazia che per decenni avrebbero, secondo i grillini, ingessato l’Italia. Poi, entrando a luglio la democrazia italiana nel “semestre bianco”, periodo di tempo corrispondente agli ultimi mesi del mandato di Mattarella, il governo viene blindato dalle regole e non può cadere: non si può andare ad elezioni. Ne deriva che Conte lavorerà ai fianchi la politica per chiedere, come segno di stabilità e spirito istituzionale, che vi sia un Mattarella bis. Poi “Giuseppi” tirerà dritto dal 2022 sino a fine legislatura, ovvero marzo 2023: per quella data le pressioni internazionali avranno già detto che Conte è l’Angelo Merkel d’Italia, che lo Stivale dovrebbe dare un segno di stabilità politico-economica con un ennesimo governo Conte (che ormai avrà già un suo partito centrista e legato alla componente cattolica di San Gallo).

Mai risultato migliore per Conte: proprio da queste pagine avevamo lanciato la regola del “Conte regna finché l’economia è bloccata”. Ne deriva che l’avvocato potrebbe benissimo adempiere al compito affidatogli dai suoi signori dei forum economici internazionali (Davos, G20): ovvero bloccare economicamente l’Italia, portare l’indebitamento pro capite e nazionale sino al limite d’oggettiva irreversibilità, sostituire la democrazia con la legalità burocratica, favorire il processo di Gran Reset che passa inevitabilmente attraverso il falò del risparmio medio e l’azzeramento dei patrimoni immobiliari (verrebbero conferiti secondo George Soros ad un fondo Onu che gestirebbe immobili e terreni dei paesi in default per corrispondere il “reddito universale”, ovvero la “povertà sostenibile”). Va aggiunto che i senatori a vita (a cui non auguriamo certo la morte) sono consci che non verranno più disturbati per eventuali votazioni, perché Giuseppi farà tutto da sé decretando per decreto. Nei piani alti del salotto beninformato si narra sia stato Mario Monti a spiegare ai senatori a vita le ragioni del Gran Reset in Italia: del resto, vi sono situazioni omologhe in tutte le vetuste democrazie occidentali. Oggi tutti si meravigliano per l’augurio di fallimento fatto da Monti alle imprese italiane, eppure (in pochi) dovrebbero rammentare che fu proprio il “premier del rigore” ad auspicare durante il suo governo (Monti regnava dal 16 novembre 2011 al 21 dicembre 2012) il “Gran Reset” dell’economia italiana attraverso licenziamenti di massa, ed un duro colpo a risparmio e patrimoni immobiliari. Durante quel “governo tecnico” si disse che, più del 60 per cento delle botteghe italiane non servono socialmente, che fanno solo tirare a campare chi le conduce Quindi dovrebbero chiudere per favorire le nuove pulsioni internazionali, ovvero l’accordo tra grande distribuzione e commercio elettronico: parole che abbiamo ascoltato nuovamente sotto pandemia, quando gli economisti graditi al mainstream hanno spiegato su giornali e televisioni che la chiusura di negozi, bar, ristoranti, teatri e cinema è economicamente ininfluente; anzi, queste chiusure favorirebbero la transizione verso l’economia digitale e la vita virtuale (acquisti online, vacanze virtuali, socializzazione via social network).

I signori del Gran Reset 2020/2021 hanno solo colto al volo, forti della loro rendita di posizione politico-economica, l’opportunità legata al Covid: ovvero utilizzare la pandemia per realizzare finalmente la nuova scala sociale, che secondo i loro pensatori salverebbe il pianeta dall’uomo. Per dirla in soldoni, sa tanto di sceneggiatura d’un vecchio film di fantascienza anni Settanta: in alto i signori filantropi del pianeta, in mezzo polizia e robot-computer, e sotto più dell’ottanta per cento dell’infelice umanità (ormai senza casa, senza risparmi, senza un lavoro fisso e con limiti alla procreazione). Ma torniamo alla nostra Italia, che ora assisterà all’indifferenza dell’esecutivo rispetto ad ogni pulsione parlamentare: un governo retto da maggioranza inesistente si porrà col Parlamento come un antico signore con i fantasmi che popolano la sua magione di famiglia. Il Conte potrà dire ai suoi “non fate caso, sono solo fantasmi”, come Marcello Mastroianni in “Fantasmi a Roma” di Antonio Pietrangeli. Oggi Mario Monti ispira il Conte terzo, quindi anche gli stessi grillini che nel 2011 lo attaccavano perché filiazione del Bilderberg e dell’Open Society di George Soros. Ecco perché Mario Monti scrive, sul Corriere della Sera, che “diviene perciò importante porsi con urgenza il problema di quanto abbia senso ristorare con debito, cioè a spese degli italiani di domani, le perdite subite a causa del lockdown. Quando per molte attività lo Stato sarebbe meglio che favorisse la ristrutturazione o la chiusura”.

Monti è chiaro, e vede nella pandemia un fondamentale arma economica per chiudere coercitivamente attività commerciali ed artigianali: quel “Gran Reset” che secondo l’élite dovrebbe in Italia favorire la chiusura delle attività con fatturato annuo inferiore ai duecentomila euro e con meno di cinque dipendenti. Perché uno degli obiettivi del “Gran Reset” è l’assestamento e stabilità delle macro-aree attraverso la concentrazione di risorse, capitali e patrimoni nelle ferree mani dei delegati dall’accordo tra grande distribuzione e commercio elettronico (in Italia la trattativa tra Amazon di Jeff Bezos e le gestioni Coop e Conad). Per concludere, Conte ha sulle spalle l’arduo compito di tirare dritto sino a marzo 2023, di dimostrarsi indifferenze a cospetto di pulsioni parlamentari e di piazza, di malessere e povertà, di fallimenti e suicidi. Il “Gran Reset” ha un prezzo per la coscienza, e Monti invita Giuseppe a non curarsi degli italiani inviluppati nelle malebolge.

Aggiornato il 21 gennaio 2021 alle ore 13:05