L’ultima farsa

La stagione della serietà non è ancora iniziata, ovvero la stagione dei guitti non è ancora finita. Tuttavia, continuiamo a sperare che la stagione dei guitti sia agli sgoccioli e la stagione della serietà sia alle porte. Ci riferiamo all’ultima “trovata” dell’armata Brancaleone denominata Movimento 5 Stelle. I menestrelli dell’uno vale uno, decisi ad aprire il Parlamento come una scatola di tonno, hanno subordinato il voto di fiducia nei confronti del governo di Mario Draghi al risultato della “consultazione” sulla piattaforma Rousseau.

Vediamo di raccapezzarci. Il voto di un intero gruppo parlamentare (peraltro particolarmente numeroso ahinoi) è stato vincolato alla previa deliberazione di un non meglio identificato “gruppo di pressione”, anonimo e incontrollato, che vive nell’etere e si palesa nel mondo fenomenico attraverso il “responso” della piattaforma Rousseau. Insomma, l’opaco gruppo dei grillini da tastiera funge da “mandante” e il visibile gruppo dei grillini, assisi in Parlamento, funge da “mandatario”; il mandatario obbedisce al mandante. Ma come possiamo chiamare questa subordinazione del gruppo parlamentare, in veste di mandatario, al gruppo di pressione, in veste di mandante, se non vincolo di mandato? Ma non ci era stato detto che la Costituzione italiana preclude il vincolo di mandato? E se il vincolo di mandato è precluso per il singolo parlamentare, a maggior ragione non deve essere precluso per un intero gruppo parlamentare?

Si fa strame della Costituzione italiana, accettando che l’espressione più significativa del potere di controllo del Parlamento sull’attività di governo, ossia il voto di fiducia, su cui in ultima analisi si basa la Repubblica parlamentare, sia dettato da un gruppo di pressione esterno, anonimo e imprecisato. E nessuno se ne scandalizza. Tutti ad aspettare il responso della Sibilla Cumana, per compiacersi poi che sia stato quello atteso, solo un poco più deludente (59 per cento “sì”, 41 per cento “no”). E nessuno che vi ravvisi, com’è giusto ravvisare, un gravissimo vulnus alla stessa architettura costituzionale della nostra Repubblica. Siamo arrivati al paradosso che il voto dell’elettorato non è vincolante per il singolo eletto, mentre risulta vincolante la parodia “consultiva” per un intero gruppo parlamentare. Ed è ancora più paradossale che gli “indignati” a tempo pieno, entusiasti apologeti della “Costituzione più bella del mondo”, non vedano la profonda ferita che questa “farsa” infligge alla nostra claudicante democrazia. D’altronde, non hanno visto nemmeno che i nostri diritti di libertà, costituzionalmente garantiti, sono stati e sono tuttora violati con semplici atti amministrativi. Validi, chissà perché, erga omnes. Forse erano e sono tuttora distratti. La situazione è grave, ma non è seria. Aspettiamo ancora pazientemente la stagione della serietà.

Aggiornato il 12 febbraio 2021 alle ore 18:09