Il primo partito dell’astensione vuol essere la nuova Italia

Sapete qual è il primo partito italiano che esce dalla tornata delle Amministrative? Quello del “non voto”, cioè il partito degli italiani che non sono andati a votare. Una cifra altissima: 6 milioni di italiani su 13 milioni di aventi diritto, cioè il 45,31 per cento è rimasto a casa. Mai l’astensione era stata così alta. A Milano non ha votato il 52,31 per cento, a Torino il 51,94, Roma il 51 per cento, a Napoli il 52 per cento. E in regioni come la Calabria, dove pure il candidato azzurro di centrodestra Roberto Occhiuto ha stravinto (54 per cento), il picco dei non votanti ha raggiunto il 60 per cento. Non era mai accaduto un record così negativo. “Questo non voto è un voto politico”, ha avvertito un giornalista di lungo corso come Giovanni Minoli intervenendo a Stasera Italia, su Rete 4. E non è stato l’unico. Disaffezione, disinteresse? “Un dato così”, ha aggiunto l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, “dovrebbe scuotere i partiti fin dalle fondamenta”. In testa alle responsabilità il tonfo del centrodestra, ma il Pd, che pur si vanta di aver prevalso fin qui, non può stare tranquillo.

Qualche ragione la possiamo svolgere anche noi, perché da tempo su L’Opinione gli editorialisti hanno segnalato criticità e malumori. La “non partecipazione” è stata tutt’altro che un fulmine a ciel sereno. Al punto che la sottoscritta, ascoltando chi a votare doveva andare in carne ed ossa, si è convinta che il dato emergente sarebbe stato proprio il gran rifiuto e l’ho condiviso scegliendo per la prima volta di “non votare” anche io. Per le stesse ragioni per cui lo hanno fatto altri milioni di italiani.
Non mi metterò qui a elencare i torti e gli errori, perché per me l’analisi si racchiude in poche parole: non ne hanno azzeccata una i due che, facendosi le scarpe in un estenuante ring narcisista scandito da un presenzialismo ossessivo, si erano candidati a governarci tutti. Schianto pauroso. Se penso ai tanti candidati e personalità che hanno bruciato! Che dire del competente e ottimo Guido Bertolaso bocciato da Fratelli d’Italia rispetto ai 36 voti del povero Pippo Franco indicato dagli stessi come assessore alla Cultura per Roma, il quale se la deve vedere pure col sospetto di un Green pass falso? E non scendo nel fango dei festini della “Bestia” di Matteo Salvini o delle inchieste sui nostalgici camerati di Giorgia Meloni. Roba da magistratura. Ma segnalo due cose: la prima che nessuno dei due leader ha preso le distanze da comportamenti esecrabili e la seconda che Salvini e Meloni si sono entrambi scagliati contro il “giornalismo a orologeria”. Gli stessi che dalle loro pagine social tutti i santi giorni fanno informazione tossica accusando e ringhiando. Ricordo che dare le notizie spetta unicamente ai giornalisti, i quali hanno il dovere di mettere sotto inchiesta leaders e partiti, una volta si diceva come “sentinelle del potere”, per stanare illeciti e denunciare comportamenti. Scandaloso è non indagare e impedirlo.

Date retta a me, questi qui non cambiano. Proseguono a fare boicottaggi e a chiedere assetate elezioni. Gliene abbiamo dette di tutti i colori e abbiamo la coscienza a posto avendoli esortati a candidarsi in prima persona, ma finora sono solo serviti a smontare il centrodestra e far vincere l’avversario. E può continuare ad essere che mentre sono in corso discussioni sensibili come il Ddl Zan, la droga, il sessismo, Matteo Salvini da una parte sfoggi il rosario e faccia professione di fede e dall’altra condivida il suo braccio destro che fa i festini gay con gli escort romeni? Lo sapete cosa ha detto un opinionista del fronte avversario? È un problema per i credenti di Salvini perché per noi queste scelte sono normali. Credo che la metà degli italiani che non è andata a votare non si riconosca in queste derive ed abbia espresso il disgusto oltre che il dissenso.
Il centrodestra c’è e si riconosce nella linea istituzionale di Mario Draghi, crede nei valori, riconosce il confronto ma rifiuta la macchina del fango, vuole soprattutto innovazione, riforme, progresso.

Ho notato che laddove i politici si sono distratti l’Italia vince alla grande, come nello sport, dove quest’anno alle Olimpiadi gli atleti azzurri hanno fatto il pieno di medaglie. Nella crisi della pandemia e nel mondo già sconvolto gli italiani vogliono una nuova collocazione: non più il vetero fascio-comunismo, ma impegnati di talento per il sapere e la modernità. La scienza è la fede e il progresso degli anni a venire si configura come evoluzione di sistemi progressivi contro l’oscuro e superstizioso complottismo. Anche Forza Italia e il federatore Silvio Berlusconi devono scegliere e finirla di farsi travolgere da estremismi sbagliati. Ma non siete stanchi! Va avanti così dagli anni Settanta e a mal politica e rissa si susseguono stragi, aerei che cadono, una cronaca nera da paura e invece di giustizia e verità si ha solo fiction e degrado. Roma, al centro di roghi dolosi e del precipizio, va messa in mano a istituzioni in grado di stanare pericolose bande.

Nel centrodestra c’è da costruire un partito forte, ampio, civile e moderno, che risponda al 50 per cento degli elettori in attesa. Il modello è l’Italia che vince come ha dimostrato Giorgio Parisi, il fisico italiano proprio in questi giorni insignito col premio Nobel per i suoi studi sui sistemi complessi, che ha riportato il paese ai livelli di Enrico Fermi e Guglielmo Marconi. Matteo Salvini ha subito cercato di confondere le acque col solito post falsario, ma un utente ha tuonato “è tutto l’anno che prendi in giro gli interventi di Parisi sulla scienza”. Non può andare avanti così. Prendo in prestito lo slogan del neo premio Nobel per indicare il cambio di passo urgente e necessario: “Le nuove idee si affermano non perché gli oppositori si convincono, ma perché gli oppositori muoiono e lasciano lo spazio ai sostenitori delle nuove idee”. Avanti nuova Italia.

Aggiornato il 06 ottobre 2021 alle ore 12:12