Politicamente anziani, mai vecchi

Maschere e ipocrisia in politica

L’ipocrisia degli ambienti che si ritengono aperti al cambiamento solidale e meritocratico nelle arti, nei mestieri e nelle professioni arriva a pervertire le parole sacre del merito e della solidarietà tra individui. Nudi, di fronte allo specchio trasparente dei fatti, le narrative ipocritocratiche spengono ogni passione, affidando tutto al caso dei circuiti dell’alta finanza, dell’alta mediaticità, della vetusta accademia L’accessibilità quale bene comune, sotto forma di chances esistenziali su più fronti, diviene un privilegio e non più un diritto sociale.

L’accessibilità ai beni necessari viene sulla carta garantita a tutti, spesso lo è effettivamente al massimo per i più, ma non per tutti, scartando operativamente le fasce grigie del vivere associato. L’accessibilità alle vette decisionali negli spazi della giustizia, della democrazia, della cultura ufficiale, invece, non risulta accessibile né ai più né – per forza di cose – a tutti. Il miraggio del self-made-man è vecchio quanto il sano evoluto liberalismo, ma i liberali di professione spesso di liberalismo non hanno nemmeno i rudimenti, essendo carenti di esperienze di vita pratica e problematica.

I rudimenti del liberalismo evolutivo sono quelli di chi deve portare a casa pane, rose e poesia, senza rinunciare a nulla di questo trittico indicativo, per i propri bisogni come per i propri sogni. Il proletario viene associato spesso al socialismo, nella letteratura marxiana, ma egli può essere qualcosa di più fluido che un mero detentore di prole in potenza. L’essere umano si è riscoperto libero da schemi di classe, proletarizzato globalmente e borghese localmente, aristocratico per sapienza e nobiltà di costumi: tutto al contempo, in una sana promiscuità dinamica, socio-economica e geo-esistenziale, oltre ogni irragionevole predestinazione classista. Chi potrà opporsi al destino sociale? L’uomo liberale, nato senza privilegi e senza maniera: un uomo, invero, più libero che ingabbiabile entro schemi filosofici pedanti.

Chi potrà destare le sorti di un sistema sociale attraversato dal necessario smarrimento post-ideologico della fine del Novecento? Chi potrà solleticare le urgenti ulteriori trasformazioni sociali non fondate soltanto sulla accessibilità ad internet? Chi potrà stimolare un ardore riformista, che riesca a porsi come momento dialettico e sostanzialmente rivoluzionario, nella storia della civiltà occidentale? Un essere liberale nuovo, svecchiato da opportunismi di bandiera e scivolato via dalle urne come incompreso dalle masse, pur facendovi parte. Un essere, alla ricerca naturale di altri esseri anch’essi liberi, tutti diversi eppur ciascuno con la voglia di rifondare il pensiero in dominante circolazione. Un insieme di uomini e donne capaci di dare vita ad un nuovo partito di massa con programmi precisi di superamento delle ipocrisie, anzitutto nei sistemi di accesso alle carriere o ai piedistalli della cultura mediatica ufficiale.

Ci basterà la scuola di Luigi Pirandello? Questi ci ha scritto che impareremo a nostre spese come nel lungo tragitto della vita incontreremo “tante maschere e pochi volti”: in politica questa è la regola, sia per alcune persone che dominano i profili mediatici della comunicazione, sia per i programmi partitici stessi, più specchietti per le allodole che focus missionari per cui battersi e morire. Intanto le partitocrazie vecchie e nuove sanno solo risorgere, senza nemmeno morire sul serio, senza nemmeno mollare la presa di fronte alle proprie allarmanti sconfitte storiche. Tutta colpa delle ideologie in se stesse? Tutta colpa delle ipocrisie, sicuramente: quelle che provocano lo stallo nelle riforme libertarie e sociali del Belpaese. Tutta colpa delle ipocrisie dagli slogan falsamente progressisti, troppo facili da urlare, troppo ardui da realizzare.

La politica della fine degli anni Dieci e dell’inizio degli anni Venti nel nuovo secolo è già vecchia, ancor prima di provare a farsi un lifting? La vecchiaia è uno stato d’animo che non appartiene al furore della ragioneria politica d’azione. In politica si diventa “vecchi” solo quando si muore: intanto si può essere meritocraticamente anziani. Intanto, fattivamente, la vita è lunga in un’eterna saggia giovinezza di battaglie civili – e socio-libertarie – da anelare, compiere e sperare.

Aggiornato il 04 novembre 2021 alle ore 11:16