Un Paese senza un’idea di futuro

La gestione dei contagi nelle scuole continua a essere il ventre molle della politica pandemica. Lo scorso 29 novembre, poche settimane dopo la decisione di restringere i criteri per l’accesso alla Didattica a distanza, i ministeri della Salute e della Pubblica istruzione hanno diramato una circolare che stabiliva la quarantena per l’intera classe in presenza di un solo studente positivo. Il giorno successivo, una nuova circolare ha fatto marcia indietro, ripristinando la regola per cui la Dad sarebbe scattata soltanto in presenza di due casi di positività per i bambini da 6 a 12 anni e tre casi per quelli più grandi, per i quali era previsto anche un sistema di sorveglianza attiva con i tamponi.

Si tratta ancora di una regola relativamente rigida, perché continua a imporre la quarantena preventiva anche in assenza di sintomi, nonostante la presenza in classe sia già oggi subordinata a misure di distanziamento, all’obbligo di mascherina e, spesso, anche alla prassi di tenere le finestre delle classi aperte per gran parte del tempo. Tutto è bene quel che finisce bene? Non esattamente. Perché l’ondeggiamento del Governo rivela che, all’interno dell’Esecutivo e della maggioranza, ancora convivono due anime, una delle quali ritiene la scuola tranquillamente sacrificabile.

La Dad ha già inflitto ai giovani un grave costo negli scorsi due anni: sia in termini di apprendimento, sia di crescenti divaricazioni sociali, sia di perdita di opportunità di crescita e di maturazione in una fase critica dello sviluppo. Tenere le scuole aperte e garantire la didattica in presenza dovrebbe essere il primo obiettivo di un Paese che abbia una qualunque idea di futuro: e, a tale obiettivo, andrebbero indirizzate ingenti risorse umane e finanziarie, per esempio per tenere monitorata la diffusione del contagio attraverso i tamponi salivari e per installare sistemi di ventilazione adeguati negli ambienti scolastici.

Sono tante le limitazioni che abbiamo dovuto subire in questi mesi. Privazioni che sono tanto più intollerabili, quanto più e meglio procede la campagna di vaccinazione (e, ora, di somministrazione dei richiami). Tra tutte quelle che riguardano la scuola sono le più intollerabili e meno giustificate.

(*) Direttore Studi e Ricerche Istituto Bruno Leoni

Aggiornato il 07 dicembre 2021 alle ore 13:14