Separazioni sociali o “Apartheid” sanitaria?

L’Apartheid ha rappresentato un “sistema socio-politico” generatosi, con questa forma, in Sudafrica nel 1911 e che è sopravvissuto fino al 1989. La sua configurazione organizzata si è realizzata nel 1948. Con questo sistema discriminatorio fu istituzionalizzato il concetto di razzismo, basato sulla segregazione in base alla “razza”. In Sudafrica l’applicazione di tale modalità sociale basata sulla presunta esistenza di razze umane diverse, di cui una superiore all’altra, ha permesso alla minoranza afrikaner, circa il trenta per cento della popolazione, di avere un assoluto potere politico ed economico sulla comunità indigena. Queste misure segregazioniste, originariamente create in ambiti sociali ristretti, con l’ascesa al potere del Partito nazionale riunificato del pastore Daniel François Malan (1874-1959), in coalizione con il Partito Radicale afrikaner, sono state poi tradotte in legge nel 1948. Le leggi del ’48 prevedevano un percorso separato delle due comunità: quella dei bianchi, in maggioranza afrikaner e quella composta da bantu, zulu, indiani e “mezzosangue”. Con l’applicazione della successiva “Legge sulle aree dei gruppi” (Group Areas Act numero 41, 1950), furono vietati i matrimoni misti e imposte abitazioni separate. Un aspetto di queste leggi portò alla creazione di Stati basati sull’etnia, i “Bantustans”-Homeland Act, che erano caratterizzati da una drammatica povertà. L’Apartheid che nella lingua afrikaans (idioma germanico derivante dall’olandese) significa “vivere separati”, aveva dato alla popolazione bianca oltre il settanta per cento della terra. L’ideologo di queste politiche era Hendrik Frensch Verwoerd (1901-1966), legato al Partito Nazionale.

Brevemente, è proprio sull’applicazione del concetto di Apartheid, “vivere separati”, che quella parte del popolo sudafricano oppresso da questa limitazione sociale basata sulla “razza”, o meglio su una “differenza costruita”, ha avuto la forza e la costanza di opporsi. Così, già dal 1912, nasce il partito dell’African National Congress (Anc), che ha come obiettivo la lotta, inizialmente con azioni non violente, contro le misure segregazioniste, quindi di separazione. Questo lungo sforzo costellato da numerosi insuccessi fino agli anni ’40, assunse peso politico quando, successivamente, l’Anc passò sotto la guida di Oliver Tambo (1917-1993) e Nelson Mandela. Mandela fu imprigionato nel 1962 dopo aver propugnato la lotta armata in seguito ai massacri di Sharpeville nel 1960. Da quel momento l’Anc diventò clandestino, ma continuò la sua lotta in altri Stati africani come Zambia, Tanzania e Angola. La Comunità internazionale negli anni Cinquanta iniziò a esprimere riserve sul governo razzista del Sudafrica. Nel 1961 il Commonwealth escluse il Sudafrica dai suoi ranghi a causa del mantenimento dell’Apartheid. Dai fatti di Soweto, un sobborgo di Orlando, e dalle pressioni economiche e politiche degli Stati Uniti e Canada, partì una lenta ma costante abolizione delle leggi segregazioniste, che portò, tra il 1989 e il 1994, sotto il Governo di Frederik Willem de Klerk (1936-2021), alle prime elezioni multietniche che elessero Mandela presidente del Sudafrica fino al 1999.

Ho indugiato su questo percorso storico perché l’Apartheid, ovvero il vivere separati per legge, nonostante che le congiunture socio-politiche arano estremamente a favore di chi l’aveva ideata, e anche se in un lungo lasso di tempo è stata sconfitta. Per non essere frainteso, ritengo che sarebbe blasfemo e offensivo paragonare i decreti che stanno separando la popolazione italiana, con le leggi sull’Apartheid del ’48; tuttavia queste “separazioni”, con motivazioni sanitarie, gravano pesantemente sulla nostra società, suscitando pericolosi atteggiamenti discriminatori a catena. I due anni passati sui vari livelli di segregazione/isolamento e restrizioni stanno abituando buona parte della massa a condurre una vita condizionata; la divisione di alcune “categorie” di persone dalle altre conduce su binari, con tutte le differenze, conosciuti. Le limitazioni, come l’utilizzo dei mezzi pubblici solo a chi è in possesso del conclamato, ma ritenuto dall’eccellenza scientifica internazionale inefficace, “lasciapassare verde”, o come l’accesso a bar e ristoranti, solo a quelli con il “qr code” giusto, mortificano, dividono e isolano; ma anche gli assembramenti nei luoghi di culto, non solo cristiani, o anche l’ingresso in Italia a qualsiasi “flotta migratoria”, senza i prescritti controlli o senza le decretate garanzie sanitarie (carte verdi) fanno sorgere dilemmi.

Le generazioni nate a cavallo della metà degli anni Quaranta in poi non hanno fatto né guerre mondiali, né resistenze, né lotta alla dittatura; quindi abbiamo in prevalenza “profili di politici” che non ha mai dovuto affrontare grandi prove, e non pochi di essi addirittura disconoscono i “fatti”. Ed è questo il primo elemento che induce a una forma di relativismo. C’è una perdita del senso della Storia e della tradizionale esperienza che Ella tramanda. Queste percezioni, senso ed esperienza, sono narcotizzati da una forma di immediatezza incoraggiata dai social network e dall’informazione martellante, che colpiscono l’immaginazione di una massa, generalmente dogmatica, con l’obiettivo di farla avvicinare a un horror assoluto per descrivere una situazione con pericolosità condizionata.

Non possiamo riferirci al dramma dell’Apartheid perché sarebbe un insulto alla memoria dei morti, quella umanità ha veramente sofferto le tragedie della storia. Il Covid non è un dramma storico, ma un dramma socio-economico e sanitario, quindi non si possono sovrascrivere alcune parole o equiparare alcuni concetti perché si rischia di indebolirne il significato, perdendo la nozione di realtà e della storia. Tuttavia, è indubbio che oggi si stia vivendo una “separazione”, una sorta di goffa “Apartheid sanitaria”, non basata sulla razza, ma su “una differenza” collegata a una scelta; e questa separazione sarebbe anche più accettabile, se non vi fosse una “voce unica”, frutto di un “pensiero unico”, a parlarne.

Aggiornato il 04 gennaio 2022 alle ore 10:22