“Un giorno storico”: ok all’Autonomia dal Cdm

“Un giorno storico”. Il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl sull’autonomia differenziata. Il testo – cavallo di battaglia del ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli e della Lega– ha presentato delle modifiche rispetto alla bozza che circolava lunedì 30 gennaio. Soddisfatta Giorgia Meloni: il presidente del Consiglio, infatti, ha spiegato come il Governo abbia avviato “un percorso per superare i divari che oggi esistono tra i territori e garantire a tutti i cittadini, e in ogni parte d’Italia, gli stessi diritti e lo stesso livello di servizi”. Il vicepremier, Matteo Salvini, ha aggiunto: “Efficienza, merito, innovazione, lavoro, più diritti per tutti i cittadini in tutta Italia, meno scuse per i politici ladri o incapaci. Autonomia approvata in Consiglio dei ministri: altra promessa mantenuta”. Anche il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, si è unito al coro: “Con l’approvazione del testo sull’autonomia in Consiglio dei ministri, questo Governo passa dalle parole ai fatti. Grazie al decisivo contributo di Forza Italia, non ci saranno cittadini di serie A e di serie B. Anche questo impegno è stato mantenuto. Questo è l’avvio di un percorso che dovrà essere condiviso in Parlamento, dove il testo potrà essere ulteriormente migliorato e che potrà ritenersi concluso soltanto dopo la definizione dei Lep e del loro effettivo finanziamento”.

Calderoli, a sua volta, ha rimarcato: “Con il via libera in Cdm inizia ufficialmente il percorso del disegno di legge per l’attuazione dell’autonomia differenziata. Una riforma necessaria per rinnovare e modernizzare l’Italia, nel segno dell’efficienza, dello sviluppo e della responsabilità. L’Italia è un treno che può correre, se ci sono Regioni che fanno da traino e altre che aumentano la propria velocità, in una prospettiva di coesione. Dopo l’ok compatto del Governo, lavoriamo insieme a Regioni ed Enti locali, con l’obiettivo di far crescere tutto il Paese e ridurre i divari territoriali”. Il ministro, a seguire, ha sottolineato: “Grazie ai suggerimenti di tutti i ministri è stato raggiunto un equilibrio complessivo, non solo di natura politica ma anche geografica”.

Il testo del ddl sull’autonomia differenziata prevede che l’intesa con la Regione dovrà ricevere “il parere della Conferenze delle Regioni – ha segnalato Calderoli – dopodiché dovrà essere approvata dal Parlamento a maggioranza assoluta. Mi spiace dei toni di risentimento, e pregherei di leggere il testo prima di scatenare la contrarietà”. Stando alle previsioni, entro 12-13 mesi il Parlamento dovrebbe approvare il ddl Calderoli. Nello stesso arco di tempo, la cabina di regia avrà il compito di varare i Lep (Livelli essenziali di prestazione) in modo tale da permettere “a inizio 2024” di cominciare a valutare “le proposte” di autonomia differenziata da parte dell’Esecutivo. Maria Elisabetta Alberti Casellati, ministro per le Riforme istituzionali, ha notato: “È una scommessa vinta. Autonomia significa una migliore allocazione delle risorse, cosicché tutte le Regioni possono esprimere le loro potenzialità. Ci sarà arricchimento e non depauperamento. È una giornata importante per l’Italia. Le Regioni e il Paese hanno acquisito un punto in più”

I DETTAGLI DEL PROVVEDIMENTO

In base al ddl – 10 articoli – l’attribuzione delle funzioni ci sarà solo dopo la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni, i Lep, che sono definiti con Dpcm, entro un anno come previsto dall’ultima legge di Bilancio. Il passaggio per l’intesa fra Regione (anche a statuto speciale) e lo Stato durerà, come periodo, almeno cinque mesi, inclusi i 60 giorni per l’esame delle Camere.

E ancora: se dalla deliberazione dei Lep seguono nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, le funzioni potranno essere trasferite dallo Stato alla Regione. Ma come? “Solo dopo l’entrata in vigore dei provvedimenti legislativi di stanziamento delle risorse finanziarie, coerenti con gli obiettivi programmati di finanza pubblica”. Questa l’indicazione del ddl sull’autonomia: una specifica che, va detto, non era presente nella bozza di lunedì. Dopo il parere della Conferenza unificata o entro 30 giorni, le Camere avranno 60 giorni “per l’esame da parte dei competenti organi parlamentari, che si esprimono con atti di indirizzo”, dopo aver ascoltato il presidente della Giunta regionale.

Le intese potranno durare fino a 10 anni. Inoltre, avranno la possibilità di essere rinnovate o terminare prima, con un preavviso (di Stato o Regione) portato da sei a 12 mesi, per evitare disallineamenti con l’anno scolastico, in riferimento alle materie relative all’istruzione. Previste, inoltre, misure parificatrici per non creare squilibri economici fra le Regioni che aderiscono all’autonomia differenziata e le altre.

Aggiornato il 04 febbraio 2023 alle ore 09:27