Che il “woke” non sia con noi

Si può essere sempre terrorizzati dai media? Oggi il terrore non è per i poveri morti per il terremoto in Turchia, ma è per il “possibile” tsunami in Italia (noi abbiamo già il vulcano sommerso Massili, che per la paura basta e avanza). Va bene un controllo fatto dai tecnici preposti, ma perché dare il via al solito terrorismo dei media? Mi dicono che nelle ore scorse, nelle scuole e negli uffici, tutti parlavano di tsunami. Persino le parole e le cose da dire e pensare stanno diventando cranio-attive, grazie ai social media e alla digitalizzazione della vita naturale. Diventeremo un popolo di galline ammaestrate o pitoni pronti a farsi incantare dal primo pifferaio che passa? Speriamo di no. Certo, ieri siamo andati nel panico mediatico per via dell’attacco hacker. Ma tra gli hacker e il vecchio mondo, dove contavano solo pane vino e sesso, ci sarà pure una via di mezzo dove coltivare un po’ di buon senso.

La paura è la merce più venduta, scrivevano anni fa i situazionisti. Purtroppo, non c’è solo la paura. C’è anche il mercato delle vacche (gli elettori). Vorrei dire una cosa su Alfredo Cospito. C’è forse stato un interesse del Partito Democratico su Cospito un mese o un anno fa? No, c’era solo un silenzio fariseo. Io sono sempre stato contro il 41 bis, perché è persecutorio. E perché si può benissimo evitare comunicazioni con l’esterno, lasciando gli ergastolani e i lungo-carcerati liberi di allevare greggi e coltivare un campo su un’isola, come avveniva persino sotto il fascismo. Perché il Pd s’è desto solo adesso e s’è cinto la testa dell’elmo discinto dei Fratelli d’Italia? Perché? Perché oggi la cosa diventa propaganda: tra pochi giorni ci sono le elezioni amministrative, ecco spiegato perché il 25 per cento dell’Italia si è stracciato le vesti per Cospito, mentre il 60 per cento ha fatto quadrato sulla durezza della pena (cosa giusta, ma tenendo presente Cesare Beccaria). Per fortuna c’è un 15 per cento che vede la cosa in maniera meno elettorale e più liberale.

Il buon senso dovrebbe essere il nostro Articolo Uno. Ogni tanto incappo in discussioni sugli “amerikani”, considerati a sinistra come gli autori di ogni male del mondo. Per esempio, la strage dei “pellerossa”. Intanto, ricordiamoci che molta parte degli Usa era spagnola (Florida, California, Arizona, New Mexico, Texas) oppure francese (Louisiana eccetera). Ma, soprattutto, perché invece non si accusano gli spagnoli per la sparizione di quasi tutti gli indios in Messico e nel Centro America (a parte i maya, comunque repressi ancora oggi)? Aztechi e Incas hanno fatto una fine migliore dei Navajos? E come mai non si accusano spagnoli e francesi per lo schiavismo nelle loro colonie nordamericane e latino-americane? La Francia ancora adesso reprime rivolte locali nelle “sue” isole della Martinica e Guadalupe, per dire... Ciò avviene perché la gente comune, purtroppo, è sottoposta a censure culturali pesantissime in Italia. E perché contro gli “angloamericani” c’è da sempre il triplice odio razzistico da parte del fascismo, del comunismo e postcomunismo. E del cattolicesimo più retrivo (che fra l’altro nelle Americhe ne ha combinato più di Carlo in Francia).

Ho avuto modo, negli ultimi 20 anni, di seguire il processo di avvicinamento (cauto) tra Russia e Cina con moltissimi incontri segreti e ufficiali a Ekaterinburg, San Pietroburgo e altrove, mentre da un lato si tentava di rimettere i piedi sulla testa delle nazioni dell’ex Sovietistan in Asia centrale, e dall’altro si costruiva (per fortuna invano) un’alternativa al dollaro, cercando di coinvolgere i Paesi del Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica). Per non parlare della penetrazione pesantissima della Russia in tutta la politica europea: ci ha consegnato a Putin per mano di alcuni analisti e politici tedeschi, gente che – vedendola oggi – si penserebbe siano dei poveri dementi. Certo che Berlino resta sempre incline ai modelli imperiali d’Oriente e sempre proclive a “liberarsi” dagli Usa, per consegnarsi a Mosca e Pechino.

In Italia non è andata meglio: negli anni del tentativo di costruzione dell’impero sino-russo, continuavamo a detestare l’America, che tra l’altro ci stava salvando le terga nel corso della guerra jihadista. Milioni di pacifisti di sinistra sfilavano in Europa dietro al presidente francese Jacques Chirac, un presidente tra l’altro “sovranista” e nazionalista, pur di dar contro all’America che metteva fine alla dittatura di Saddam Hussein e del partito ex nazista Baath. Difendevano a spada tratta quel Saddam che aveva invaso il Kuwait nel silenzio dei buonisti europei. Un Saddam che nella stessa correità de facto (nell’Europa della Shoah!) lanciava gas sopra i villaggi dei curdi iracheni. Stati Uniti che, tra l’altro, hanno poi consegnato il potere agli sciiti iracheni, che erano maggioranza in Irak, pur sapendo che non erano certo vicini all’Occidente. Per non parlare della liberazione dell’Afghanistan, con la sinistra in lacrime e poi – nel momento in cui le conveniva mediaticamente – pronta a tornare a piangere, quando Barack Obama e Joe Biden codificarono e attuarono il ritiro che ha riconsegnato Kabul nelle mani dei mostri taliban.

Non parliamo poi di Ucraina, un’invasione pianificata da anni. Certo che la Russia putinista non ha avuto bisogno di sorvolare l’Italia con un pallone “meteorologico”. Mentre gli americani piazzavano i missili Pershing per contrastare i missili sovietici puntati sulle nostre case, i comunisti italiani protestavano contro i missili americani. Alcuni membri del Partito Comunista italiano, ancora pochissimi anni prima del crollo dell’Impero leninista-stalinista, andarono in Cecoslovacchia e altrove a imparare la codifica e decodifica di messaggi cifrati. C’è gente convinta che in Russia si stesse bene sotto i Soviet: vallo a dire ai miei amici lituani, che mi raccontano di come passavano la notte di Natale, a luci spente e nel più completo silenzio per non farsi scoprire dalle Ss rosse o dai vicini, alcuni dei quali potevano denunciarli al sistema di controllo messo in atto per individuare ogni possibile “dissidente” e mandarlo nei gu-lager, costruiti molto prima dei lager hitleriani. Repressione che nel socialismo “reale” causò decine di milioni di morti.

Tutto questo per dire che la Cina del pallone meteo non è da meno del fu impero sovietico. Ci spiano, così come lo facciamo anche noi (e sia chiaro che ciò è un bene). Ma dev’essere anche chiaro, ai polli d’allevamento che si bevono tutto, che – tra Occidente, dittature e teocrazie orientali – non c’è né una via di mezzo né nessuna ambiguità possibile. Se si è in una guerra che speriamo sia ancora “fredda”, c’è poco da scegliere tra finire a Mosca oppure a Washington. Sono certo che nemmeno Palmiro Togliatti, adesso, opterebbe per la prima soluzione.

Mi dicono, però, che la propaganda dei media cinesi abbia colpito così duramente che molti cittadini sono convinti che il Covid si sia originato negli Usa. A parte che anche in Italia c’è stato qualche stambergato mentale pronto a credere al complotto demo-pluto-giudeo-anglosassone sul Covid, tornerò a citare Epitteto e il suo “non i fatti, ma le opinioni, muovono gli uomini”. E le opinioni, come una volta si diceva sulle donne, sono “mobili”. Che il woke non sia con noi.

Aggiornato il 07 febbraio 2023 alle ore 10:39