Nordio e l’urgenza di rivedere il diritto penale

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo al Festival internazionale della Geopolitica europea in corso a Venezia Mestre ha concentrato la propria analisi sui prossimi passi della riforma del settore giustizia, sia a breve che a lungo termine, rilanciando anche una nuova visione del Diritto che abbracci valori universali. L’autorevole intervento di Carlo Nordio ha affrontato tematiche di importanza nazionale e internazionale: la riforma della giustizia, la certezza della pena, la lunghezza dei processi, i flussi migratori e la proposta di celebrare il 25 aprile quale festa dell’intera comunità europea.

Nel corso dei lavori, il ministro ha ribadito: “Una seria riforma della giustizia non può aversi nel giro di pochi mesi. La filosofia diviene necessaria per comprendere il diritto ma è plurima e anche pericolosa perché ogni approccio filosofico può essere diverso. La storia del diritto insegna l’importanza della multiformità e insegna anche il relativismo, ove non sussistono delle regole certe valide per sempre. Non esistono leggi che possono cambiare la natura umana ma leggi che tentano di limitare i danni. Attualmente, agiamo in un sistema di diritto penale estremamente contraddittorio perché la Costituzione nella parte relativa al diritto penale è ancora quella ancorata alle leggi elaborate da Benito Mussolini. Ritengo si debba inseguire il modello anglosassone di un codice liberale accusatorio come quello elaborato da Vassalli. La legge deve cercare di risolvere i problemi individuali con il minimo danno sociale e i problemi sociali con il minimo danno individuale. Cosa bisogna fare? Spingere su una riforma della giustizia di stampo liberale. Il mio profondo convincimento è quello di rielaborare il codice anglosassone per superare la nostra visione del diritto penale”.

Riguardo i flussi migratori, il ministro ha precisato che la legge che disciplina le migrazioni nel nostro Paese risale a numerosi anni fa, voluta da un governo di sinistra, con dei principi che non sono mai stati applicati e ciò rappresenta una forma di ipocrisia. “La selezione dei migranti non la facciamo noi ma prendiamo quello che i trafficanti di esseri umani mandano sulle nostre coste e siccome le povere vittime non riescono a pagare il viaggio, diventano indebitati e sono, dunque, costretti a delinquere per procacciarsi denaro e ripagare i trafficanti. Occorre che l’Europa e gli altri Paesi si accordino sui: Confini, la quantità di migranti disposti ad accettare e dove collocare questi esseri umani nel rispetto della dignità umana”. In sostanza, secondo il ministro, non si riesce a fare una selezione di persone bisognose, prendendo quello che i trafficanti di esseri umani inviano sulle nostre coste e facendone morire metà durante il tragitto. Inoltre, il ministro ha proposto che il 25 aprile diventi una festa e una ricorrenza europea perché: “la lotta al fascismo è stata una lotta dell’intera Europa, prima con gli Stati singoli e poi con una resistenza specifica interna ad ogni Paese europeo. Ricordiamo la gloriosa resistenza polacca o quella della Cecoslovacchia, la resistenza nei Balcani, quella avutasi nella stessa in Germania e quella in Italia”.

Sulla durata dei processi, il Guardasigilli ha aggiunto che si sta cercando di porre rimedio all’eccessiva durata aumentando le risorse e riducendo il target, cioè le pretese”. In particolare, il ministro ha soffermato l’attenzione sull’importanza di “velocizzare e semplificare le procedure nel civile e nell’amministrativo, eliminando tutta una serie di leggi”. Su quest’ultimo aspetto, il Guardasigilli ha evidenziato: “Stiamo mettendo in atto una cospicua assunzione di personale, nonostante la crisi economica”. Riguardo le progettualità e le riforme in corso, il ministro ha rimarcato: “Entro fine mese presenteremo in Consiglio dei ministri un primo pacchetto di riforme parziali, che vadano in una seria direzione liberale”.

Aggiornato il 13 maggio 2023 alle ore 10:27