A proposito del libro del generale Mori e del colonnello De Donno

Contiene una quantità di “notizie” interessanti e inquietanti il libro del generale Mario Mori e del colonnello Giuseppe De Donno La verità sul dossier Mafia-appalti (Piemme editore). Anche all’apparenza minori, e che esulano la questione centrale, quella del dossier mafia-appalti.

A pagina 23 il colonnello De Donno racconta di un incontro di Giovanni Falcone con Heinrich Boge, all’epoca capo del Bundeskriminalamt, l’ufficio federale di polizia criminale tedesco.

Boge aveva disposto il “censimento” di tutti i siciliani residenti in Germania, molte migliaia. Schedati, insomma. Nell’opinione che essere siciliani equivale a essere in automatico mafiosi, Boge chiede a Falcone di chiarirgli a quale cosca o “famiglia” appartengono.

Qui lascio che sia De Donno, presente all’incontro, a raccontare come sono andate le cose: “Falcone si schiarì la voce, non si scompose, sbatté solo un paio di volte le palpebre, poi rispose gentile: ‘Aspetti, forse c’è un equivoco di fondo, non tutti i siciliani sono mafiosi, in Sicilia c’è anche tanta gente onesta…’. Boge si agitò sulla sedia infastidito e appoggiando i gomiti sul tavolo ribatté: ‘Quindi lei mi sta dicendo che non ci vuole aiutare?’ ‘No, assolutamente, però capirà che noi siamo in una fase molto complessa e intensa, non possiamo permetterci di trascorrere giornate intere a verificare l’elenco dei nomi che ci volete fornire’, rispose cercando in qualche modo di prendere tempo. Poi mentre il potente dirigente tedesco dava altri evidenti segni di sconcerto, ebbe una illuminazione, fece un breve cenno con la mano e, abbozzando un sorriso sornione dei suoi, disse: ‘Le faccio una proposta, lei mandi i suoi uomini a Palermo e io condividerò con loro tutti i miei elenchi. Il lavoro di cui avete bisogno lo faranno loro, cosa ne pensa?’. A Boge non sembrò vero di potersi impegnare in prima persona in quell’attività che lui riteneva essere di contrasto alla mafia, e soprattutto di protezione contro il ‘contagio del male’ nel suo Paese. ‘Va bene’, approvò molto soddisfatto. ‘Ottima idea! La prossima settimana manderò i miei uomini in Sicilia’. Pochi giorni dopo ci mandarono un gruppo che passò settimane a copiare i nostri fascicoli. Che uso ne abbiano fatto, non è dato sapere”.

Fin qui il racconto di De Donno. Qualche riflessione: ora.

Boge ha disposto la schedatura di tutti i siciliani residenti in Germania, potenzialmente tutti mafiosi, ai suoi occhi. Dimentica forse che davanti a lui c’è Falcone, anche lui siciliano, gli chiede di individuare a quali cosche e “famiglie” appartengono; perché devono appartenere per forza a qualche cosca, a qualche “famiglia”. Adombra perfino l’ipotesi che Falcone non lo voglia aiutare. Non sospetta minimamente che Falcone con quella “illuminazione” di fatto lo liquida come merita d’essere liquidato. Ad ogni modo l’ottuso tedesco manda “per settimane” i suoi uomini a copiare i fascicoli.

Il Bka tedesco ha di fatto schedato molte migliaia di siciliani e nessuno ha trovato nulla da ridire; chissà se ha disposto la medesima “schedatura” per italiani di origine calabrese e campana; chissà se ha formulato analoga richiesta a qualche magistrato di Calabria o Campania...

Cos’avranno fatto gli uomini di Boge, tornati in Germania con i fascicoli? Hanno rinunciato all’impresa, o si sono dedicati con la loro proverbiale meticolosità? Che cosa ne hanno ricavato, infine? Tutto questo lavoro a che risultati concreti ha portato?

De Donno dice di non sapere che uso è stato fatto delle informazioni raccolte a Palermo.

Come sia, questo Boge è il ritratto esatto e preciso del procuratore che Leonardo Sciascia tratteggia nel suo ultimo racconto, “Una storia semplice”. Un cretino. Trovare ennesima conferma che noi italiani non si abbia l’esclusiva dell’imbecillità, che sia uno status che non ha nazionalità e non conosce confine naturalmente non consola. Mal comune, nessun gaudio. Anzi: la cosa provoca ulteriori, amarissime, fosche riflessioni.

(*) Di seguito la videointervista a De Donno e Mori di Valter Vecellio a cura di Radio Radicale

Aggiornato il 20 novembre 2023 alle ore 13:24