Europee, la “piattaforma” di Schlein

La leader dem ha deciso che si candiderà alle Europee. Ma Elly Schlein non lo farà in tutte le circoscrizioni come capolista. È un modo, dice lei, per rispettare le altre compagne del Partito democratico. Un escamotage per non ostacolare la loro elezione. Infatti, per via dell’alternanza di genere, con una discesa in campo della segretaria ovunque, sarebbero danneggiate proprio le donne del Pd. La decisione (non ancora ufficiale) di Schlein ha fatto crescere l’attivismo delle correnti. “Non ci fa bene questa incertezza”, sospira un parlamentare. La leader, tuttavia, ripete ai suoi che prima del noi viene il progetto: non ci sarà fumata bianca fino a quando non sarà definita la “piattaforma” con la quale il partito si presenta alle Europee. La segretaria ha avviato un tour in sei tappe che la porterà a toccare tutte le circoscrizioni elettorali. Una per ogni tema della campagna. La prima è stata quella di Cassino, nella circoscrizione Centro. Seguiranno quelle in Sicilia, circoscrizione Isole, dove si parlerà di diritti, migranti, antimafia e carceri. Nella circoscrizione Sud, spazio all’autonomia differenziata. Innovazione positiva e redistribuzione delle opportunità nel Nord-Est, mentre Europa e politica internazionale nel Nord-Ovest.

Tappa poi a Bruxelles, dove si parlerà di riforme. Il dossier è in mano alla coordinatrice della segreteria, Marta Bonafoni. Solo al termine di questo viaggio tematico verso le Europee, arriveranno le indicazioni sulle candidature. A cominciare da quella della segretaria. Nel Pd c’è chi avanza l’ipotesi di una candidatura “a geometria variabile” della leader dem: Schlein, è il ragionamento, non si candiderebbe come capolista in tutte le circoscrizioni, ma lascerebbe a qualche candidato di peso l’onere e l’onore della pole position. Ma, nel frattempo, Nicola Zingaretti e Michele Emiliano si sono smarcati da una candidatura. Si fanno i nomi del sindaco di Bari Antonio Decaro e, soprattutto, del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Il candidato sconfitto alla segreteria proprio un anno fa guida l’agguerrita corrente di Energia popolare. Una sua mancata candidatura verrebbe interpretata come un atto belligerante nei confronti della segretaria. Anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella, da settimane si trova ai nastri di partenza per le Europee. Sottolinea il capogruppo Pd al Senato, Francesco Boccia, “Elly Schlein, in ogni caso, è un valore aggiunto per il Pd: è una segretaria che sta nelle strade, nelle piazze, davanti alle fabbriche, che sta dove deve stare la sinistra per riconnettersi con il nostro popolo e ovunque va incontra un grande consenso”. Rimane da capire, quindi, quando la segretaria darà il via alla corsa.

Intanto, il caso Ilaria Salis riaccende lo scontro tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, con un botta e risposta a distanza mediato solo dal fuso orario, visto che la premier è in missione a Tokyo e la segretaria del Pd è a Strasburgo per fare il punto sulle Europee. Alla Plenaria del Parlamento europeo, tuttavia, va in scena anche il dibattito sul caso dell’italiana detenuta in Ungheria e Schlein coglie l’occasione per un attacco frontale al Governo. “Se ne sono occupati solo quando il mondo ha visto catene e guinzaglio, ed è imbarazzante che Meloni accolga Viktor Orbán a braccia aperte”, afferma. Le sue parole non sfuggono a Meloni che, dal Giappone, le risponde per le rime: “Non so cosa intenda per grave ritardo ma se è più brava di noi saprà sicuramente cosa fare”. “Deve essere il fuso orario ma Meloni dimentica che al Governo c’è lei. Il Paese aspetta risposte da lei”, è la contro risposta di Schlein, che a Strasburgo partecipa a un flash mob dei socialisti europei proprio a favore dell’italiana. La Plenaria dedica a Ilaria Salis un dibattito senza risoluzione. Giusto il tempo di constatare la posizione della Commissione e quelle dei gruppi, con il meloniano Pietro Fiocchi che bolla come “strumentale” una discussione “che non avrebbe neanche tenuto tenersi”.

Aggiornato il 07 febbraio 2024 alle ore 12:22