Big Pharma, Big Data e banche scommettono sul bis von der Leyen

Sono più che mai evidenti le caratteristiche umane, professionali, aziendali ed economiche del cittadino che rema contro poteri bancari europei, autorevoli membri della Commissione Ue, multinazionali da Big Pharma a Big Data, sistema fiscale, e magistrature amministrative e ordinarie. Lo si può fotografare come europeo non dipendente delle pubbliche amministrazioni, libero professionista, artigiano o commerciante con reddito annuo inferiore ai settanta mila euro. Ma anche agricoltore con azienda inferiore ai cento ettari, nel caso possieda meno di cinque è evidente che abbini il lavoro del contadino a quello dell’artigiano, della piccola impresa edile o d’una professione (anche non fiscalmente emersa) che integri il reddito da settore primario. Si può agilmente sostenere che la piccola e media impresa è ormai manifestamente la nemica delle regole Ue, contro di essa le politiche europee e degli stati stanno armando gli strumenti informatici, legali, bancari e d’indagine per ridurre alla chiusura chiunque si contrapponga al cartello Commissione Europea, multinazionali, grande distribuzione.

Una guerra che è ormai sotto gli occhi di tutti. Sono pubbliche e in rete le immagini dei trattori che spargevano letame lungo i viali che conducono al Parlamento Europeo, ed è evidente che i poteri Ue intendano rispondere con indagini, processi, arresti, blocco dei conti correnti e chiusura delle imprese attraverso gli uffici fiscali. Ursula von der Leyen non intende affatto arretrare di fronte alle proteste delle categorie (la più evidente quella degli agricoltori) ed ha chiesto a socialisti e popolari che vi sia un fronte comune contro le richieste di agricoltori, balneari, artigiani e commercianti. Una linea che la von der Leyen non può abbandonare, perché la sua permanenza al vertice della Commissione è stata richiesta all’unanimità dai convenuti all’ultimo Wef di Davos: dove i vertici di multinazionali, i grandi proprietari terrieri del pianeta, gli amministratori delle società di grande distribuzione, i banchieri, i colossi energetici hanno chiesto regole certe e severe contro il pulviscolo d’imprese e lavori che anima l’Europa, soprattutto l’Italia. Regole e leggi che, con l’alibi della salvaguardia dell’ambiente e della lotta all’evasione fiscale, permettano alle forze di polizia di sanzionare chiunque colto ad armeggiare in campagne e laboratori con attrezzi di vario tipo e senza un puntiglioso ed adeguato permesso. Lavorare sarà una concessione, come prima del ‘700, del potere al popolo.

Ma concentrare nuovamente i poteri in poche mani non è operazione che si può fare dall’oggi al domani. La stessa von der Leyen ha visto personalmente come i popoli si ribellino a misure coercitive. Non va dimenticato che, la gente che si contrappone alle classi alte, ha tre punti di forza che in trecento hanno pian pienino permesso rapporti quasi paritetici, e grazie alla possibilità data ad ogni individuo (indipendentemente dal censo) di accantonare risparmi, d’acquisire patrimoni immobiliari e terre e, soprattutto, di raggiungere maggior benessere attraverso il lavoro. Ecco perché negli ultimi anni i poteri hanno ridotto l’accesso alle università pubbliche introducendo il numero chiuso; quindi, hanno posto ostacoli a professioni e mestieri obbligando la gente in età da lavoro a conseguire punti formativi. Ora due ostacoli, come il risparmio individuale e la proprietà privata, non permettono ancora di limitare le mire politiche della gente.

Ecco che la prossima Commissione Ue a guida von der Leyen affronterà il problema dei troppi soldi in mano alle famiglie. La scusa sarà quella inventata dal ministro delle finanze francese Bruno Le Maire, ovvero che “la ricchezza individuale europea non giova all’Europa”, e che necessiterebbe fermare la disponibilità individuale per accrescere la capacità di spesa dell’Unione europea.

“I risparmi degli europei ammontano a 35mila miliardi di euro, e un terzo, oltre 10mila miliardi ‒ dice Bruno Le Maire ‒ dormono sui conti bancari: i soldi degli europei devono contribuire alla crescita, alla ricerca, all’occupazione”.

Le parole di La Maire fanno seguito alla riunione dell’Eurogruppo tenutasi a Gent (vecchia capitale delle Fiandre fiamminghe del Belgio), dove è stata avviata l’agenda sul controllo dei risparmi europei che verrà affidata alla nuova Commissione.

Sulle posizioni di La Maire c’è anche Christine Lagarde (presidente Bce) oltre ad Ursula von der Leyen che pare abbia più volte chiesto a poteri bancari e ministri quali strumenti attrezzare contro il risparmio individuale.

“Abbiamo l’opportunità di utilizzare per il clima il risparmio dei cittadini ‒ sostiene Christine Lagarde ‒ Dal 2031 serviranno 800 miliardi di euro l’anno se vogliamo soddisfare gli obiettivi europei di riduzione del 90 per cento di emissioni di gas a effetto serro entro il 2040 (…) servono 75 miliardi di euro l’anno per soddisfare l’obiettivo di spesa Nato del 2 per cento di Pil per la difesa”.

Vincent van Peteghem (ministro delle Finanze del Belgio, nazione con presidenza di turno del Consiglio Ue) ha chiarito a Gent che Belgio, Olanda, Danimarca e Svezia possono agevolmente, più di Italia, Francia e Germania, sia utilizzare i risparmi che ridurre la proprietà privata individuale. Questo per il semplice motivo che i diritti di proprietà sono nelle monarchie (certamente costituzionali) facilmente convertibili in concessioni della Corona.

Ecco che La Maire rafforza a Gent il concetto espresso da van Peteghem: ovvero, se le multinazionali riescono in varie plaghe del pianeta a mettere a leva finanziaria territori e risorse all’insaputa dei popoli che le abitano, altrettanto i poteri europei potrebbero palesemente mettere a leva danaro e patrimoni dei cittadini del Vecchio Continente, soprattutto di coloro che fanno dormire i soldi sui conti.

Il progetto La Maire-van Peteghem verrà messo a disposizione dell’Esma (autorità europea sui mercati e strumenti finanziari) perché venga approntato un piano da sottoporre alla prossima Commissione di Bruxelles. L’Esma sta già in gran segreto approntando un progetto che tolga i titoli finanziari dalle spalle dei bilanci bancari, trasferendo di fatto il mercato nelle mani dell’Unione europea: un passo che unirà ancor più Ue e Bce, permettendo la chiusura di tantissime banche.

Non dimentichiamo che c’è ancora chi sogna una sola banca in Europa, che funga sia da istituto d’emissione che da raccolta del risparmio. Ovviamente in un simile schema non ci sarà più possibilità di prestiti e mutui per le piccole e medie imprese, ed il rapporto sarà tutto tra un unico soggetto bancario europeo, le multinazionali e la grande distribuzione.

Una sorta di feudalesimo finanziario-tecnologico è pronto a sostituire la stanca democrazia del Vecchio Continente. Nel frattempo, pare tocchi ai corpi intermedi (i vecchi partiti politici) quindi ai vari tribuni sedare e convincere agricoltori, artigiani, commercianti e piccola impresa varia a cercare di trovarsi occupazione a corte, o in un grande centro commerciale, o a servizio dei latifondisti feudatari (aldermanno a cui è concessa la terra dal Sovrano), in alternativa lasciarsi in miseria alle porte della città in balia di polizie ed umori dei signori di passo.

Aggiornato il 01 marzo 2024 alle ore 11:53