Ue: valori conservatori e democrazia liberale

La settimana politica scorsa si è conclusa con la presentazione della “Tavola dei valori conservatori”, da parte del gruppo conservatore nel Parlamento europeo, guidato da Giorgia Meloni, a Subiaco, mentre Matteo Salvini convocava a Roma gli eurodisfattisti.

Subiaco è stata scelta perché, sotto questo profilo, è un centro fortemente evocativo. Fu qui infatti che un nobile romano, Benedetto da Norcia, fondò il primo monastero a cui dette una regola. In questi cenobi, asceti cristiani iniziarono a trascrivere le opere latine antiche. Così forgiarono la base della cultura europea, in cui il lascito della tradizione classica si fuse con il messaggio del Cristo. Benedetto fece per l’Occidente quanto sempre i monaci fecero, con i testi greci, nell’Impero d’Oriente, sul Monte Athos o in Magna Grecia.

Questo richiamo ai principi è stato un atto squisitamente politico, in cui c’è tutta Giorgia Meloni. Infatti il principale gruppo conservatore all’Eurocamera, il Partito Popolare Europeo, ha candidato di nuovo al governo dell’Ue Ursula von der Leyen, con un programma in cui emerge, come scelta fondamentale, una politica europea di difesa, con un commissario responsabile della stessa. Inoltre su ambiente, migrazioni e Intelligenza artificiale si è avvicinato di molto alle prospettive della Meloni. Del resto la collaborazione tra le due si è già vista in molte occasioni.

La Meloni, dal canto suo, alle prese con i fatti, come presidente del Consiglio dei ministri, si è resa conto che l’Italia, nell’Europa occidentale, nelle materie della crisi di questi anni – dalla pandemia all’aggressività russa – non è in grado di avere una politica sovrana senza un attivo ruolo sussidiario di un’Unione europea in sé sovrana, là dove il livello nazionale non ha dimensioni adeguate. Quindi ha misurato in concreto l’insufficienza del sovranismo nazionale, non accompagnato da un “eurosovranismo” integrato. Perciò ha bisogno di relegare il nazionalismo di molti conservatori in un angolo, superato da una tavola di principi comuni, che le permettano un lavoro fattivo con la von der Leyen. In questi ideali rientrano quelli dello Stato libero e i diritti di libertà. Tale progetto, però, resta carente senza un ponte anche con i liberali, strappati all’elemento radicale “liberal”, insinuatosi tra loro negli ultimi anni. Per questo resta essenziale gettare un ponte, come il “corvo” delle navi romane di Gaio Duilio, rappresentato dal Partito Liberale Italiano, oggi di nuovo su posizioni di centrodestra. Esso però deve essere aiutato, attraverso apparentamenti elettorali, a superare il troppo lungo periodo d’isolamento.

Invece Matteo Salvini, già “comunista padano”, poi campione dell’anti-immigrazione, alleato del partito di Vladimir Putin, insomma una banderuola senza un ideale, nel convocare a Roma i sovranisti antieuropei si fa dettare da Marine Le Pen un “no” alla nuova elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione esecutiva dell’Ue. È un no alla politica di difesa europea in questo momento critico. Ciò pone un problema per il centrodestra, in Italia e in Europa. La risposta, però, è stata anticipata dalle elezioni sarde, dove la Lega di Salvini è precipitata al 3,8 per cento, mentre il Partito Liberale Italiano, grazie alla bicicletta con Alleanza Sardegna, ha superato il 4 per cento. Alle Europee andrebbe ripetuto lo stesso schema ciclistico, per un centrodestra europeo con i liberali e l’emarginazione dei leghisti. Ne va della stessa difesa dell’Unione europea.

Aggiornato il 26 marzo 2024 alle ore 10:40