Caro ciuccio: gli asini di Collodi

Insomma, c’è da chiedersi, a proposito della protesta studentesca che sta sconvolgendo le università americane e anche quelle italiane, se davvero si tratti di una riedizione del 1968 (alcuni dei protagonisti dell’epoca sono i bisnonni degli studenti attuali), con epicentro la Columbia University. O se, al contrario, non siamo dentro una moderna favola di Pinocchio. In quella originale, com’è noto, chi era ciuccio a scuola veniva, per giusto contrappasso, mutato in un riottoso asinello dalle orecchie lunghe. E verrebbe da augurarsi la stessa cosa, nel sentir parlare questi rivoluzionari choosy di “genocidio” a carico di Israele, o di ritorno “dal fiume al mare” della Palestina agli arabi. Perché, poi, oggettivamente, quest’ultimo assunto per essere realizzato necessiterebbe di un 7 Ottobre moltiplicato per mille, ovvero dell’eliminazione/ deportazione forzata dell’intera popolazione di Israele e degli ebrei che ci vivono. E poiché la Convenzione internazionale sul genocidio lo descrive come “un crimine commesso con l’intento deliberato di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”, in questo senso lo statuto di Hamas, la sua propaganda e i suoi atti terroristici aderiscono perfettamente a tale definizione. Ora, ci si sarebbe aspettato da persone che frequentano istituti universitari esclusivi, dal costo di 70mila dollari di retta annuale, letture più approfondite rispetto agli slogan e ai pregiudizi diffusi sui social. Idem, per gli studenti meno dotati che frequentano le università pubbliche del “libero” (per così dire) Occidente. Tanto zelo politico-umanitario non ha mai, infatti, né riguardato la guerra civile siriana, che ha fatto almeno mezzo milione di vittime e milioni di profughi; né il conflitto in Yemen, dove le vittime si contano a molte centinaia di migliaia; né tanto meno le stragi in Sud Sudan e altri genocidi in Africa.

La cecità ideologica di questa agguerrita schiera di campeggiatori abusivi, che mettono le tende all’interno dei campus universitari, copre identicamente le orribili pratiche di repressione del dissenso, messe in atto dal regime iraniano contro la sua meglio gioventù. Nessuno, ma proprio nessuno che veda come attualmente è combinato il mondo, e soprattutto il modo in cui ribolle il catino rovente mediorientale, in cui la piovra sciita iraniana ha disseminato eserciti super armati e agguerriti di proxy tutto attorno al continente sunnita. Siria, Libano e Iraq e Yemen formano, infatti, una cintura ideale territoriale dello sciismo, tale da minacciare direttamente l’Arabia Saudita, il suo storico avversario sunnita. Riad è il vero obiettivo dell’Iran da prendere definitivamente in trappola (al pari dell’intero Occidente), una volta che Teheran abbia messo a punto il suo arsenale nucleare e miniaturizzato le testate atomiche da montare sui suoi missili balistici. È davvero incredibile come si faccia, da parte dello stesso movimento pacifista mondiale (comprese le più alte istanze vaticane) a chiedere all’Ucraina, Paese aggredito, la resa al più forte e proporre poi la stessa cosa a Israele, invece di chiedere di deporre le armi alla Russia e ad Hamas, rispettivamente, che sono gli aggressori. Milioni di persone nelle piazze dovrebbero chiedere infatti a Yahya Sinwar di arrendersi, consegnare armi, tunnel ed esplosivi a Israele, risparmiando ora e in futuro infiniti lutti al loro popolo palestinese indifeso.

Qualcuno vuole pubblicamente chiedere ad Hamas conto e ragione delle decine di miliardi di dollari spesi per attrezzare le loro difese sotterranee, anziché ridistribuire queste immense ricchezze agli abitanti di Gaza? E come è potuto succedere che le organizzazioni internazionali presenti nella Striscia non si siano accorte mai di nulla di quanto accadeva sopra e sottoterra, dove erano collocati i presidi umanitari e le strutture scolastico-sanitarie da loro direttamente gestiti? Vogliono intendere i neosessantottini in pectore la lezione millenaria, per cui l’Islam ha sempre e solo creduto nell'uso della forza, dato che, dal loro punto di vista, il Diritto internazionale è farina del sacco del Grande Satana occidentale? Dopo le innumerevoli stragi di al-Qaida, Isis e del terrorismo islamico in generale, bisognerà pur prendere atto che per quei fondamentalisti l’unico occidentale buono è quello convertito o morto. Perché così prevede la legge di Allah. E anche per noi i Lumi non sono mai stati gratis, dato che ci abbiamo messo secoli per arrivare fin qui. Gli altri, i nostri nemici giurati, non si sono mossi da lì (Il Corano), dal 600 dopo Cristo, propagandando nei secoli l’uso “santo” della forza.

Quei campus che credono nella suprema divinità del politicamente corretto, dovrebbero invece riconoscere che il diritto internazionale è una cassetta per gli attrezzi priva di strumenti pratici. Basterebbe rispondere a questa semplice domanda: l’Onu, il nume tutelare mondiale di quel diritto, ha per caso un suo esercito, una propria polizia internazionale per farlo rispettare? No: non ce l’ha. I confini internazionali (vedi Ucraina) possono essere tranquillamente violati dal più forte. Quindi, se il Tribunale Internazionale condanna un capo di Stato per crimini contro l’umanità (vedi Vladimir Putin), chi lo va a prendere per carcerarlo? Chi sarebbe il gendarme riconosciuto del mondo? Gli Usa e l’Occidente? Andatelo un po’ a chiedere al Global South, come la pensa in proposito! E, soprattutto, i giovani americani si facciano una domanda: chi consuma ogni anno tonnellate di droga e di fentanyl (per cui Joe Biden in quest’ultimo caso ha chiesto a Xi Jinping di dargli una mano, per affrontare il flagello dei consumatori americani), facendo del Sud America un gigantesco hub della delinquenza organizzata? Spinello e grida manzoniane sono sì belli, ma la vita e l’intelligenza non valgono forse di più?

Aggiornato il 03 maggio 2024 alle ore 10:50