Taccuino Liberale #65

La scomparsa delle gemelle Kessler ha riportato in auge un dibattito, un po’ sopito negli ultimi tempi, sulle disposizioni sul fine vita. Dal punto di vista liberale, siamo dinanzi al classico dilemma, libertà da o libertà di.

Se la possibilità di disporre delle proprie volontà anche in merito al proprio fine vita, è considerata un diritto individuale indisponibile, nei riguardi del quale lo Stato non può o non dovrebbe esercitare la propria ingerenza, quindi una libertà da, ne consegue che una legislazione a tutela della libertà di disporre anche il proprio fine vita, è ammessa ed ammissibile, ed anzi, sarebbe fortemente auspicabile, per dare piena attuazione della previsione costituzionale. 

Se invece si considera tale materia come una libertà di, con la necessità quindi che lo Stato riconoscendo tale diritto agli individui, conceda la possibilità di esercitarla, è del tutto evidente che l’arbitrarietà del potere legislativo, che per dirla con termini ultramoderni, dovrebbe tradurre il “sentiment popolare” in provvedimenti legislativi, la presenza di una forte influenza (se non addirittura resistenza) cattolica in ambito politico e sociale non facilita certo il processo decisorio del Parlamento in tal senso.

C’è chi sostiene che dato che la Costituzione sancisce il diritto alla salute, nel nostro Paese non si può ammettere una legislazione che consenta di scegliere quando porre fine alla propria vita. L’articolo 32, tutelando il diritto alla salute, non può, di conseguenza, consentire di legiferare in materia considerata contraria a quella tutelata da tale articolo della costituzione. È una tesi che parte dal presupposto che siamo di fronte ad una libertà di. 

Da liberali, invece rammentiamo che all’articolo 3 della Costituzione tutela la dignità umana, la libertà da, e quindi per dirla in termini calcistici, articolo 3 batte articolo 32. Il diritto sancito all’articolo 3 prevede che lo Stato rimuova gli ostacoli alla tutela e l’esercizio dei tali diritti, attraverso i quali si tutela la dignità umana, e quindi è ammesso, anche dalla Costituzione, e nella Costituzione, che la libertà da, sia riconosciuta e tutelata. Anzi è posta tra le libertà fondamentali, a giusto scapito di quanto indicato altrove.

La malattia, la perdita dell’autonomia anche dei più semplici atti di vita quotidiana, quando addirittura non si arrivi all’assistenza medica per le funzioni vitali (respirazione, nutrizione, deambulazione, espletamento di ulteriori funzioni vitali con necessario ausilio di presidi medico chirurgici, gestione del dolore) pone un limite al rapporto sussistente tra la capacità medica e tecnologica di aiuto al mantenimento in vita (se vita si intende respirare e avere una frequenza cardiaca).

Ne deriva che possa sussistere una definizione variabile di dignità in ogni fase della vita, rispetto al modificarsi delle condizioni vitali e di salute che nel corso della vita possono essere mutevoli e quindi vanno valutate e contemperate in un’ottica sistemica di benessere vitale dignitoso.

Se a 20 anni, decido liberamente di esporre il mio corpo in una foto o in un video, non è detto che a 85, l’esposizione del corpo, foss’anche per mero accudimento da parte di altri, che una malattia potrebbe impormi di subire, sia accettabile e tollerabile. Se in un momento decido di “sballarmi” con assunzione di sostanze stupefacenti, che mi fanno perdere temporaneamente le capacità cognitive, non è detto che possa ritenere vita degna di essere vissuta, una patologia invalidante che mi fa perdere in forma permanente le capacità cognitive, come può accadere in caso di ictus o di malattia neurodegenerativa, che oggi, la tecnologia mi consente di vivere in modo “residuale” rispetto a tutte le funzioni vitali piene.

Parliamo di una vita che valga la pena di essere vissuta, nella misura in cui lo è solo se può essere vissuta appieno e solo l’individuo, può sapere, qual è il suo limite, oltre il quale non considera la propria esistenza degna di essere vissuta. Riconoscere agli individui il diritto alla disposizione del proprio corpo, che non appartiene allo Stato, che può stabilire, se, quando e disporne, è una battaglia di libertà che non dovrebbe mai decadere dall’agenda ‒ politica ‒ dei liberali.

Auspichiamo quindi che le gemelle Kessler, che molto contribuirono allo svecchiamento del costume nel Paese, con questo loro ultimo gesto, abbiano offerto un ultimo contributo in termini di modernizzazione di questo purtroppo, ancora un po’ bigotto Paese.  

(*) Leggi il Taccuino liberale #1#2#3#4#5#6#7#8#9#10#11#12#13, #14#15#16#17#18#19#20#21#22#23#24#25#26#27#28#29#30#31#32#33#34#35, #36#37#38#39#40#41#42#43#44#45#46#47#48#49#50, #51, #52#53#54#55#56#57#58#59, #60#61, #62, #63, #64

Aggiornato il 21 novembre 2025 alle ore 12:16