Intervistiamo Gianfranco Fini, già presidente della Camera dei deputati, vicepresidente del Consiglio dei ministri, ministro degli esteri, leader politico di Alleanza Nazionale. Non necessita di presentazioni.
Quali sono i valori identitari della Destra odierna e come vede la Destra del futuro?
La patria, che è il valore a cui lei fa riferimento. Pensare ad una Destra che non abbia il valore della patria è blasfemia. Il senso dello Stato, uno Stato leggero, non come quello del socialismo. In tempi così complessi, anche una chiara collocazione nel fronte occidentale.
Ai tempi delle minacce del nazislamismo geopolitico abbiamo bisogno di un Occidente libero sempre più forte. Quali sono le differenze tra l’occidentalismo dei liberali di centro, spesso inconcludenti e litigiosi, e l’occidentalismo liberale della Destra italiana?
Quando si parla di Occidente è essenziale non riferirsi soltanto alle istituzioni democratiche. Se si ragiona solo in termini di architettura istituzionale si rischia di non cogliere l’aspetto essenziale dell’Occidente, che è proprio quello che dice anche lei sull’importanza dell’identità. Il timore che oggi c’è nella società europea deriva dal fatto che si è persa la coscienza del proprio essere. Chi, pur nelle difficoltà, è cosciente di avere solide radici ha l’antidoto per potersi confrontare con un presente difficile e con un futuro pieno di insidie.
Avevamo raggiunto un sudato equilibrio storico tra la laicità dello Stato e le indelebili radici cristiane dell’Europa. Oggi di fronte alla islamizzazione dell’Europa questo equilibrio è a rischio?
L’Islam è totalizzante. Ciò che è nel Corano per il muslim non può essere discusso. Un imam del Cairo lontano mille miglia da ogni tentazione bellicista, Tantawi, mi disse che loro non vogliono modernizzare l’Islam ma islamizzare la modernità. Il problema dell’Islam in Europa non può essere negato perché sta crescendo il numero di cittadini europei di religione musulmana.
C’è un problema con la libertà delle donne.
C’è un problema di libertà delle donne, c’è un problema con la laicità delle istituzioni, che è inimmaginabile per un muslim. Islam in arabo vuol dire “sottomissione”. Il cristiano si sente sottomesso al volere di Dio, ma con enormi differenze, c’è stato un processo di secolarizzazione.
Sulla questione delle moschee abusive a Roma, cosa si sente di dire al sindaco Gualtieri?
Devono essere tolte dall’abusivismo. Se ci sono le condizioni devono essere riconosciute come luoghi di culto. Il problema non è che si apra una moschea, ma che sia in uno scantinato, in luogo non deputato al culto.
Con problemi di sicurezza, magari anche per chi le frequenta, e di radicalizzazione che si insinua.
Soprattutto con i problemi di radicalizzazione di chi frequenta. Se ci sono quindici musulmani in un magazzino che diventa una moschea, perché vanno lì per pregare, l’imam è colui che viene eletto dall’assemblea, ed è chiaro che il rischio di una radicalizzazione c’è nello stesso momento in cui viene eletto colui che apparentemente è più convincente e difende con maggior foga l’Islam.
Lei si sente cristiano in questo momento?
In questo momento come ieri e come domani, sono senza il dono della fede. Un grande uomo di Chiesa mi chiese se fossi convinto di non averlo ricevuto quel dono e se avessi mai provato a cercarlo.
Speriamo, non è mai troppo tardi. Senza scomodare il grande Magistero della Chiesa cattolica, da un punto di vista aristotelico di distinzione tra vita in atto e vita in potenza ma comunque vita, secondo lei l’aborto è un omicidio legalizzato?
Se inteso come sistema contraccettivo è intollerabile. Su aborti che al contrario rispondono a fattispecie che la legge prevede per garantire la salute della potenziale madre, e per garantire al nascituro una ragionevole prospettiva di vita non vegetale, non me la sento di dire che sono omicidi legalizzati. Sarebbe sbagliato tornare all’epoca in cui l’aborto non era consentito.
Il problema è più culturale che legale in questo momento. Dato che ormai nel 2025 l’aborto è abbastanza vecchio, l’era abortistica potrebbe essere superata soltanto con una coscienza delle donne e della società intera che interiori le azioni e il senso del libero arbitrio, con una vera autodeterminazione. È superabile l’era abortistica in termini culturali, con donne davvero coscienti sul senso del fare un figlio o del non farlo?
Oggetto molto ambizioso che rischia di essere velleitario. Non dico che è un’utopia, ma dobbiamo essere realisti. In molte occasioni si ricorre all’aborto non solo perché c’è stato un incidente di percorso con un figlio non desiderato. La legge può essere migliorata, ma guai a pensare di risolvere alla radice come vorrebbe fare chi ritiene che l’aborto sia sempre e comunque un crimine.
Parliamo di Europa. Come vede l’Unione Europea e in generale l’Europa del domani?
L’Europa del domani sarà figlia di quello che riuscirà a fare l’Europa di oggi. Dopo quello che sta accadendo con la brutale aggressione russa all’Ucraina, l’Europa non può limitarsi ad avere un’architettura istituzionale che rende impossibile qualsiasi decisione con il diritto di veto. La politica militare, di difesa ed estera sono di competenza degli Stati.
Si dovrebbe rafforzare la politica di difesa comune?
Certamente, perché ci sono già strettissime forme di collaborazione tra le Forze armate dei nostri Paesi, in primo luogo di quelli che fanno parte della Nato. È triste sentire che c’è ancora chi parla dicendo che siamo alla scelta tra burro o cannoni. Se l’Europa non agisce in modo incisivo e non diventa più coesa nella politica di difesa rischia di battere un chiodo nel quotidiano conflitto e confronto tra i grandi player, che oggi sono la Russia, gli Usa e la Cina.
A proposito di Cina, lì c’è un problema di vita e di vivibilità per i cristiani. Come risolverlo?
Innanzitutto occorre risolvere il problema di chi quel problema di vita lo ha creato. Quello è uno Stato comunista che, pur essendo cambiato molto negli ultimi tempi, non accetta il pluralismo religioso e delle idee.
Giorgia Meloni piace a noi italiani e piace all’estero, per il suo coraggio politico conservatore e innovativo. Secondo lei avremo il governo Meloni-bis? Sorretto da quali forze politiche? Avremo sorprese?
Difficile fare previsioni, al momento credo che ci sia una grande possibilità che al termine di questa legislatura Giorgia Meloni ottenga ancora con questa coalizione il consenso per il bis. Chiaro che non deve dare nulla per scontato, deve ragionare sul fatto che non si ripresenterà la condizione favorevolissima degli ultimi tempi, con un’opposizione che non era capace di trovare altri elementi unificanti se non un antifascismo d’antan.
Anacronistico e pressappochista, e con un progressismo senza progresso, diciamolo.
A volte senza idee. Qualcosa si muove anche a sinistra finalmente. Sono molti coloro che oggi dicono che non possiamo regalare alla Destra il tema della sicurezza. Meglio tardi che mai.
Ma il problema della Sinistra è proprio di impostazione. Sulla sicurezza non ha una vera idea, c’è stato un totale lassismo e una totale incuranza che ci han portato a disordini che vanno curati step by step, non in un giorno.
C’è stato in un certo periodo una colpevolizzazione delle Forze dell’ordine e una esaltazione di tutti quei movimenti più o meno antagonisti che vanno in piazza unicamente per sfasciare le vetrine, incendiare le città. La sicurezza non è soltanto un fatto collegato alla presenza sul territorio delle Forze dell’ordine, alla legalità. La sicurezza è anche quella che ogni cittadino deve avere sulla propria identità.
Parliamo di separazione delle carriere. Secondo me bisogna dire SI alla separazione delle carriere nella magistratura ordinaria. Come il filosofo seicentesco Pascal faceva la scommessa sull’esistenza di Dio, io molto più umilmente da giornalista e giurista faccio una scommessa a favore di questa separazione delle carriere. Meglio separarle, meglio una garanzia ordinamentale in più che una in meno. Scommettiamoci. Lei cosa dice?
Dico che voterò convintamente per il testo approvato dal Parlamento. Anche su questa questione vedo troppa becera propaganda. Ho sentito dire da un magistrato che i cittadini dopo la riforma dovranno scegliere tra la legge e i delinquenti, oppure che viene assoggettato al potere politico il ruolo della magistratura. Oppure una deriva autoritaria.
Nulla di tutto questo. Avremmo due Csm diversi.
Due Csm diversi, e un’Alta corte di giustizia per valutare i comportamenti dei magistrati eventualmente non rispettosi della legge.
In quel caso si avrebbe una Corte unica proprio per garantire la parità di trattamento tra i giudici e i Pm in una fase patologica e non fisiologica.
Si taglia alla radice la malapianta del correntismo all’interno della magistratura. Basta rileggere la vicenda Palamara.
Un’ultima domanda. Il 2 novembre del 1975 fu ucciso Pier Paolo Pasolini, che tanto stiamo ricordando. Pasolini tra le tante cose ha parlato di Destra divina nell’esigenza di conservare la tradizione popolare e il senso del sacro. Lei come lo ricorda Pasolini?
Lo ricordo come un accanito tifoso del Bologna e questo me lo rendeva simpatico per evidenti ragioni. Un personaggio libero, anticonformista, controcorrente, estremamente coraggioso. Non si collocava a Destra, però poi quando parlava di Destra divina alzava il livello di consapevolezza. È complesso oggi utilizzare etichette.
E qui ritorniamo al libero intelletto, lui era d’altronde un intellettuale libero. Grazie per l’intervista.
Aggiornato il 26 novembre 2025 alle ore 10:01
