La politica, il Paese

Il panorama che offre la politica italiana è davvero sconfortante. Quasi tutto si riduce alla polemica verbale nell’assoluta dimenticanza dei problemi del Paese. In questo si distingue la sinistra che ha l’audacia di fare politica appropriandosi di tematiche che essa non ha affrontato quando era al governo; intendiamo riferirci al salario minimo e alle liste di attesa nella sanità.

Molti cittadini, ad esempio di Bologna, in anni anteriori all’attuale maggioranza facevano ricorso alle assicurazioni private per essere tempestivamente curati. Negli interventi di numerosi rappresentanti del cosidetto campo largo è facile vedere una assoluta mancanza di visione politica e il tentativo di abbattere l’attuale maggioranza peraltro con un linguaggio truculento e volgare che non fa onore a chi lo usa e che non dimostra alcun rispetto delle istituzioni.

Quando la sinistra non è al potere tutto diventa relativo e opinabile.

Prescindendo dai fatti, vengono costruiti castelli privi di ogni costrutto e contenuto. Nasce così la constatazione che molti parlamentari sembrano ignorare che la Costituzione attribuisce ad ognuno di essi la rapprentanza e la tutela dell’intero Paese. È veramente deprimente sentire le dichiarazioni di taluni membri del parlamento che, di fronte alle violenze di piazza, formalmente fanno le loro condanne affermando però, al contempo, la libertà di manifestare il dissenso. Come si fa ad ignorare che ogni manifestazone deve essere fatta pacificamente e non ricorrendo alla violenza? In tante manifestazioni e scioperi più che sui comportantamenti violenti dei manifestanti viene posto l’accento su quelli delle forze dell’ordine additandoli come scorretti; e ciò, nonostente , alcuni poliziotti siano stati gravemente feriti, come accadurto di recente a Bologna.

Per certa sinistra persino la legge perde il suo valore, come dimostra la giustificazione dell’occupazione abusiva di spazi di proprietà privata quali il Leoncavallo. In un modo così pieno di guerre di ogni tipo, la sinistra pur di andare contro l’attuale maggioranza, ignorando le reali necessità di ogni Paese, fa dichiarazioni di pacifismo. Una simile posizione è espressione di un acritico pacifismo, oltre che una grande banalità. Nessuno vuole la guerra, tanto meno i militari che ne conoscono più di ogni altro le conseguenze. Nessun governo degno di questo nome, per le sue stesse esigenze vitali, può rinunciare alla difesa dei propri cittadidini e del proprio territorio.

Tacito, uno dei più grandi storici di tutti i tempi, che conosceva la vita e le vicende dei popoli, scriveva: “Nec quies sine armis , nec arma sine stipendiis, nec stipendia sine tributis”. Un filosofo e santo, Tommaso D’Aquino, detto il dottore angelico per l’elevatezza del suo pensiero e per la purezza del suo costume di vita e la cui filosofia è stata definita perenne, ammetteva la guerra per una causa giusta e per difendere i deboli.

La sinistra è ossessionata dalla Meloni e non le perdona il fatto di essere stata scalzata dal potere, qualsiasi cosa dica determina una posizione specularmente contraria. Secondo noi, questa non è una politica negli interessi dei cittadini, essa dimostra solo l’insopportabilità di non essere al potere. Viene ancora rimproverato alla presidente del Consiglo che, in base al risultato elettorale, non rappresenta l’intero Paese, quando avendo vinto il campo largo le elezioni in Emilia Romagna con meno della metà degli aventi diritto al voto non ha esitato a cantare il peana della vittoria. Si rimprovera agli altri la mancanza di rispetto delle regole della democrazia, quando più volte il Pd è andato al governo senza aver vinto le elezioni. Nessuno, poi, è leggittimato ad affermare una sua superiorità etica e politica come ha fatto il Partito Comunista, che fino agli anni Novanta veniva sovvenzionato da quello dell’Unione Sovietica nemico dell’Italia.

Questa è storia, come è storia che il comunisno ovunque ha governato ha portato fame e morte. I principi economici e politici del liberalismo, invece, con tutti i difetti, hanno determinato il progresso dei popoli. Quanto al governo Meloni, esso fa una buona politica estera, quando, con realismo, presta attenzione agli Stati Uniti, pur nella presenza di un presidente ondivago e imprevedibile e contemporaneamente alla Ue. In politica interna, il governo, ha il merito di aver stabilizzato i conti pubblici; noi, però, non condividiamo alcune scelte della legge finanziaria: in assenza di fondi avremmo dirottato le risorse su importanti filoni della vita del Paese quali la sanità. Inoltre, critichiamo il fatto che lo Stato non si è ancora dotato di una normativa efficace e percorribile contro l’immigrazione clandestina. Quando si fa politica, infine, l’unico obiettivo al quale tutti devono attendere è il bene del Paese. Questo lo avevano ben compreso i Romani per i quali “salus rei pubblicae suprema lex”.

Aggiornato il 10 dicembre 2025 alle ore 15:33