L’Unci ricorda il sacrificio del giornalista antimafioso Beppe Alfano

Venticinque anni fa un giornalista siciliano viene ucciso dalla mafia e sepolto dall’indifferenza. È la storia del cronista Beppe Alfano, collaboratore del quotidiano La Sicilia, colpito, la sera dell’8 gennaio 1993, da tre proiettili calibro 22, mentre è alla guida della sua Renault 9 amaranto, in via Guglielmo Marconi, a Barcellona Pozzo di Gotto, nel Messinese. Dopo un lungo processo, viene condannato all’ergastolo Giuseppe Gullotti, un boss locale, per aver organizzato l’omicidio. Ma i reali mandanti sono tuttora ignoti.

Lunedì prossimo, alle 10,30, sul luogo dell’agguato, si terrà una manifestazione che vuole ricordare il giornalista nel 25° anniversario della scomparsa. All’incontro organizzato dal comune interverranno la vedova Mimma Barbaro, i figli del giornalista, Leone Zingales, vicepresidente nazionale dell’Unci (Unione nazionale cronisti italiani) e Andrea Tuttoilmondo, presidente dell’Unci Sicilia.

“A Barcellona - afferma Zingales - ricorderemo un giornalista che non si è piegato e ha dimostrato impegno civile e coraggio. Nel Giardino della Memoria di Ciaculli, il sito confiscato alla mafia e gestito dall’Unci, un albero ricorda il sacrificio di Alfano”. Secondo Zingales, “la mafia lo ha assassinato perché i suoi resoconti giornalistici erano puntuali e dirompenti. I cronisti italiani tutti lo celebrano con immutato affetto”.

Per Andrea Tuttoilmondo, “Beppe Alfano rappresenta un coraggioso esempio d’impegno umano e professionale, che il tempo non scalfisce anzi perpetua, attraverso il lavoro di quanti allo spirito di servizio del cronista barcellonese ispirano la propria attività giornalistica”.

Aggiornato il 07 febbraio 2018 alle ore 13:05