Anche l’Umbria ha la sua cattedrale nel deserto

Risale al 4 aprile del 2011 un comunicato di Giuseppe Flamini, presidente di Confartigianato Imprese Terni, con il quale si esprime soddisfazione per aver appreso la notizia “degli oltre trenta milioni di euro quale contributo stanziato dalla Regione Umbria per la realizzazione della “piastra logistica a Terni. La predisposizione di questi fondi - continuava la nota di Flamini - permetterà l’inizio dei lavori di una delle più importanti infrastrutture tanto attese sul territorio che, più che mai oggi, le imprese ritengono necessarie”.

Oggi, a distanza di quasi sette anni da quelle entusiastiche dichiarazioni, la stampa locale parla di “gigantesco monumento allo spreco di denaro pubblico” perché di quella essenziale base logistica restano solo i 22 milioni di euro (di denaro pubblico) investiti dalla Regione Umbria: quella vera e propria “cattedrale nel deserto” è stata sì edificata ma è rimasta lì, lungo il percorso della strada Marattana che collega Terni e Narni, solitaria e la cui esistenza non ha un vero perché. È inutilizzata come lo sono la palazzina a due piani destinata ai servizi, l’estesissimo piazzale che sarebbe servito alle manovre dei camion, le grandi celle frigorifere dove stipare la merce in attesa di essere distribuita. Il nostro fotografo è entrato liberamente nell’area perché la stessa oggi è recintata ma l’ingresso principale è completamente aperto ed accessibile a chiunque: tutto abbandonato ad ogni potenziale atto di vandalismo.

Eppure la “piastra” di Maratta era stata inizialmente concepita per facilitare la movimentazione delle merci, un incrocio gomma-ferro che avrebbe facilitato le numerose aziende presenti in quel territorio della bassa Umbria. Nel corso degli anni sono stati diversi gli imprenditori della zona che però hanno sottolineato l’inutilità, così come concepito, di quel nodo intermodale. Ma la Regione Umbria si è dimostrata insensibile a quelle eccezioni ed è andata avanti realizzando quelle infrastrutture e buttando al vento (almeno per ora) oltre venti milioni di euro, naturalmente pubblici.

(*) Foto di E. Briotti

Aggiornato il 27 gennaio 2018 alle ore 09:25