Crisi editoria: giornalisti in piazza a Milano

I giornalisti hanno scelto piazza XXV Aprile a Milano e il cinema Anteo per far sentire la voce della categoria sulla grave crisi che attraversa il sistema dell’editoria. Una crisi evidenziata dai conti dell’Istituto di previdenza che ha chiuso il bilancio 2017 con una perdita di 100 milioni di euro per la prima volta nella sua storia. “Solo lo scorso anno - ha osservato la presidente dell’Inpgi Marina Macelloni- si sono persi 900 rapporti di lavoro attivi, 3mila negli ultimi cinque anni”.

Non è una crisi allora che si risolve facendo spending review ma occorre che il governo e il Parlamento riconoscano che questo settore industriale è stato travolto da una “digitalizzazione selvaggia” che non è stata governata e regolata. Va quindi allargato il perimetro contrattuale e posto fine ai tagli all’occupazione e ai redditi. I temi della manifestazione nazionale erano: contratto, lavoro, futuro, diritti, sicurezza, professione per nuove politiche industriali e investimenti sulla professione.

Da troppi anni il mercato dell’informazione si trova in una grave difficoltà. Colpa certamente della crisi economica ma anche, secondo il segretario della Fnsi Raffaele Lorusso, della politica, visto che nessun governo ha messo in atto iniziative vere di rilancio e di sviluppo del settore. È anche responsabilità dell’immobilismo degli editori, incapaci di investire in idee nuove e nella professionalità dei giornalisti. Secondo la Fnsi si è preferito “tagliare, tagliare, tagliare, rottamando giornalisti che hanno invece dimostrato di poter lavorare a 360 gradi anche nelle iniziative collaterali d’informazione, sui social, nei convegni, a sostegno dei vari brand”.

I due appuntamenti di Milano sono serviti ad accendere i riflettori sul pericolo che corre tutta la libera stampa ai quali hanno portato il loro contributo tutti i vertici degli organismi di categoria, dal segretario e presidente della Fnsi Lorusso e Giulietti, da tutti i presidenti delle associazioni territoriali con quello dell’Agl Paolo Perucchini, dall’Inpgi con la Macelloni alla Casagit con Daniele Cerrato, da Enrico Castelli del Fondo previdenza complementare, al presidente dell’Ordine Carlo Verna. Secondo gli intervenuti alla manifestazione i giornalisti hanno dovuto lottare in questi anni contro licenziamenti, blocco indiscriminato del turnover, esternalizzazioni dei servizi, delocalizzazioni delle produzioni, trasferimenti e cessioni di rami d’azienda fatti per mascherare le “espulsioni” dagli organici. Nello stesso periodo è aumentata la precarizzazione della categoria che andava in parallelo con la sistematica riduzione dei compensi ai free lance.

Quattro le richieste emerse dal confronto. Alla politica e al governo è stato chiesto di promuovere un confronto a tutti i livelli per affrontare insieme, in una logica di sistema, il problema della “sopravvivenza” di un settore strategico per la tenuta della democrazia del Paese. Non solo tutela dei posti di lavoro ma anche salvaguardia di un diritto fondamentale della società libera e democratica: quello di essere informati. E in secondo luogo di vigilare affinché le concentrazioni eccessive non spengano la pluralità dell’informazione.

Agli editori il sindacato dei giornalisti chiede di rinnovare il contratto nazionale di lavoro giornalistico, strumento indispensabile di rilancio del sistema; un contratto bloccato dall’atteggiamento degli editori che continuano a chiedere solo tagli. Contemporaneamente, viene sollecitata l’approvazione di un nuovo patto sociale per una stagione in cui si ri-progettino e si ri-definiscano le proposte informative e si riaprano le assunzioni, le stabilizzazioni e la crescita professionale. Una seconda manifestazione si terrà a Napoli il 12 giugno per dare voce alle libertà, dire no alle minacce, alle querele temerarie e a tutto quello che impedisce ai cronisti di svolgere il proprio lavoro.

Aggiornato il 31 maggio 2018 alle ore 16:43