Cda Rai: tempi stretti

Stretta finale per il nuovo Consiglio d’amministrazione della Rai. I vertici del Senato e della Camera hanno concordato di procedere alla scelta dei componenti delle commissioni, comprese quelle di garanzia e di quella di Vigilanza sul sistema radiotelevisivo.

Dopo aver adempiuto a questo compito, i due rami del Parlamento eleggeranno il 18 luglio i quattro (due per il Senato e due per la Camera) componenti del nuovo Cda di viale Mazzini, a cui si aggiungeranno altri due esponenti proposti dal ministro del Tesoro, azionista di maggioranza dell’azienda. La novità più rilevante di questa tornata è l’elezione diretta di un rappresentante dei lavoratori come previsto dalla legge 220 del 28 dicembre 2015, promossa dal governo Renzi. Le votazioni si terranno nella giornata del 19 luglio prossimo, per una durata di ventiquattrore, in tutte le strutture e sedi della Rai, comprese quelle estere. Il nome del rappresentante sembra scontato: si tratta del giovane funzionario Rai Gianluca de Matteis Tortora, con esperienza nel settore delle telecomunicazioni e delle relazioni istituzionali, laureato alla Lumsa di Roma, l’università del mondo cattolico. La scelta del candidato è stata il frutto di un accordo unitario tra i sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom e Ugl Informazione sulla base di un ragionamento che ha tenuto conto di molti presupposti e, soprattutto, è detto in una nota “del futuro del servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale e il lavoro”.

I dipendenti della Rai, circa 12mila, stanno attraversando una fase delicata, dopo il rinnovo contrattuale della fine del 2017, che attende ancora piena attuazione, con la grana del premio di risultato (non raggiunto) sulla base dei vecchi paletti, con la questione delle 750 domande di uscita volontaria che priverebbero l’azienda di esperienze consolidate e con la necessità di rinnovare le strutture tecnologiche e l’organizzazione del lavoro.

Secondo le quattro organizzazioni sindacali, la candidatura unitaria ha le caratteristiche del profilo tecnico e di garanzia. Il compito che è stato affidato al rappresentante dei lavoratori al termine di varie assemblee è quello di spingere il Cda verso la modernizzazione dell’azienda, garantire l’indipendenza dell’informazione, rilanciare la capacità produttiva e ideativa del servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale in un’ottica di qualità. Un compito non semplice: da una parte c’è il contratto di governo del cosiddetto “cambiamento” della coppia formata da Luigi Di Maio e Matteo Salvini e dall’altro c’è il documento definito dai quattro sindacati dei lavoratori, di concerto con l’Usigrai dei giornalisti e l’AdRai dei dirigenti, in cui viene fissata la cornice operativa entro la quale si svolgerà l’attività del Consigliere indicato dai lavoratori. In sostanza, interpretando il dispositivo della legge del 2015, il funzionario che sale ai piani alti di viale Mazzini, “dovrà esercitare un chiaro ruolo di controllo degli atti, di vigilanza e trasparenza, ma anche di proposta per la necessaria riforma dell’azienda”.

Entrerà anche Michele Santoro nel Cda? L’ex conduttore del “Rosso e nero” e di tante altre trasmissioni su Rai 3, ha presentato il suo curriculum insieme a tanti altri big del giornalismo e della politica. Per la nuova stagione, che fa riferimento al governo gialloverde, tra i tanti nomi che circolano, figura anche quello di Milena Gabanelli, che molti vorrebbero alla presidenza. L’impressione che si ricava nei corridoi del Senato e della Camera è che M5S e Lega puntino a fare il pieno, lasciando al premier Giuseppe Conte la scelta del direttore generale.

 

Aggiornato il 07 luglio 2018 alle ore 10:25