The Ferragnez, i Windsor de noantri

Noto, perla barocca della Sicilia, luogo dell’arte e dello spirito, con quel non so che di decadente, di romantico, conosciuto ma trascurato, come molti bellissimi siti italiani anche se ufficialmente patrimonio dell’Unesco. Pochi sanno che ha origini elleniche, ancora meno sanno che è stata set di film di Antonioni, De Sica, Zeffirelli, Comencini, Tornatore, e che il Santuario di San Corrado fuori le mura custodisce il corpo di San Leonzio Martire e che un altro martire, San Franzo, è anch’egli inumato in un altro Santuario, quello della Madonna della scala. Insomma: sfido uno qualsiasi di voi a sapere chi erano questi santi e quali siano state le loro gesta, ma tutti sappiamo chi sono Fedez e Chiara Ferragni e che il primo di settembre si sposeranno lì.

Ed ecco il vero martirio: nella disgrazia del fatto venturo, è successo che un artista locale, evidentemente inebriato più dal gossip e dall’inaspettato riflesso di pubblicità che dall’immensità culturale in cui vive, ha omaggiato la coppia vip di una rappresentazione iconografica, che è già diventata iconicamente pop. Il quadro incriminato, una sorta di pala d’altare tipo vetrata, raffigura i due nubendi nelle vesti di San Michele Arcangelo e della Madonna Incoronata (no, non l’Incoroneta di Lino Banfi, che avrebbe avuto anche un senso, quella originale).

The Ferragnez, così si fanno chiamare i due piccioncini, purtroppo hanno colpito ancora. Ma siamo sicuri che l’anno prossimo Noto non sarà la città siciliana più visitata dai turisti di tutto il mondo dopo il loro matrimonio in stile Coachella – fricchettone – che verrà ivi celebrato in una bella masseria ottocentesca dal sapore gattopardesco? Siamo sicuri che la coppia che condivide tutto sui social, anche il numero di ruttini del sacro pupetto, sia il nostro problema?

Forse, per evitare che Noto venga per sempre associata al fuoco fatuo delle celebrities fatue - e da indiscrezioni sembra che alle nozze apparirà misticamente anche Paris Hilton, giusto per regalare un po’ più di spessore al tutto - dovremmo cominciare ad ipotizzare seriamente che il problema siano piuttosto quelli che li considerano al pari dei Windsor. Ovvero: quella massa informe di pischelli scatenati e fashion victims mitomani che smaniano per questo royal wedding degli instagrammini, quelli che, esaltati, andranno davanti ai cancelli del villone a scattarsi le foto coi vip, cioè i nostri figli.

Ai nostri figli e alle nostre figlie, sfortunatamente per noi e per il futuro del mondo, frega qualcosa degli scatti semisexy in posa da merluzzo scongelato di una bella Barbie che promuove oggettini e vestitini e pare che freghi anche di un giovine inchiostrato che neo poeticamente rimeggia “ma quanta figa gira a via della Spiga” e ci fa pure i miliardi. Ditemi voi se non è grave.

Quindi, la domanda è: chi è il problema? Noi etichettati come snob o, peggio, intellettuali, perché non ce ne frega coscientemente niente di che lametta usi la belloccia per depilarsi l’inguine o di che borsetta indossare per portare il cane a fare i bisognini, o i ragazzini che, parafrasando il suo omonimo album, ascoltano le opere del rapper “poop-hulista” come fosse Mahler? Che dovremmo farne di questa “generazione boh” che li segue e che se ne sbatterà, forse di striscio, qualcosa, se il tributo pittorico de quo è gradevole a discrezione di chi guarda o se gli instagrammini rappresentano l’equivalente delle cavallette bibliche in qualsiasi cosa propongano alle masse? A me le vetrate in questione fanno un po’ obitorio, e quindi l’interrogazione esistenziale a questo punto è sull’arte e sul valore intrinseco della stessa. O dovrebbe esserlo, specie in alcune sue mediatiche forme.

Lungi da noi fare i moralisti o i bigotti né tantomeno i censori, che il rap ci piace pure (magari non proprio quello), ma non è che se i nostri giovani pensano che farsi “tanta bamba” sia cosa buona e giusta, qualcosa è andato un po’ troppo storto tra una fotina, una tettina e qualche milione di tweet di questi due qua?

Speriamo almeno che al ricevimento lo sposo non metta in pratica quello che predica: “ti sputo nel piatto all you can eat”. Ecco: forse è proprio tutta questa epifania dell’ horror vacui il vero e unico “veleno per topic”, altro brillante versetto del nostro, imperdibile ai fini della declamazione delle ardue sentenze dei posteri. Che, se Dio vuole, non saremo noi.

Aggiornato il 03 agosto 2018 alle ore 16:24