“Stasera Italia”: un tè con la Mussolini

Le opinioni sul nuovo corso della “mai più populista” Rete 4, in particolare quelle sull’approdo di Barbara Palombelli alla conduzione di “Stasera Italia” si sono sprecate, ma la “nuova regina” del canale Mediaset è stata la più gettonata. Quello che tutti hanno notato però, anche i più seduti poltronari dell’access prime time (quella fascetta dopo il telegiornale e prima dei film della sera per capirsi), è la contrapposizione con Lilli Gruber e il suo ormai sfruttatissimo formattino “Otto e mezzo”.

Da una parte la signora bene, pacata, rassicurante, dall’altra la graffiante tigre altoatesina. La sfida non è solo sull’abito, che in nessuno dei due casi fa la monaca, quanto piuttosto sullo stile di governo del talk show, tra un fiocco e uno spinnaker, come fossero due barchette che navigano in cerca di un eolico auditel: una a vista, l’altra un po’ meno. Io infatti avrei preferito definirle Capitan Uncino e Spugna invece che “pitonata” e “sciura”, come pure sono state etichettate e vi spiego perché. Gli ascolti, al momento, trascorse ormai un paio di settimane dal debutto sembrano premiare La7, ma semplicemente per una questione di mera fidelizzazione: lì si discute, si alza la voce, le facce sono sempre più o meno le stesse, all’amico si fa la domanda facile, al nemico si fa la domanda difficile e si sciolgono i cani a sostegno. Il tutto sempre condito da piglio anni Novanta e giacchetta di pelle borchiata, entrambe cose intramontabili. Si vola alti con i contributi commentati. Ormai si fa politica da Transatlantico (bellissimo stanzone di Montecitorio) più che da talk.

Di qua, ci si aspettava una Palombelli più rossa e invece si è trovata una simpatizzante radicale della prima ora e una divulgatrice, pacata, morbida, a modo suo sensuale e rassicurante con la sua broche bon ton appuntata sull’abito e quei modi gentili da salotto bene romano. La Gruber cazza la randa alla prima raffica, la Palombelli lascia parlare e se è il caso litigare. Ma nel suo salottino si litiga poco o niente. Si chiacchiera, si spiega, manca solo il tè. Forse è per questo che lo spettatore serale postprandiale abituato al “populismo” deldebbiano o belpietrista condito di bonazze e urlatori stenta a seguirla.

E invece la sua opera è meritoria: portare l’anziano affezionato telespettatore di “Forum” a ragionare con calma sui temi della politica ha un suo perché. È un nobile compito da non sottovalutare in termini di educazione alla televisione ragionata e non urlata, non litigata, non imposta. Questione di target. O di ricerca dello stesso. Certo, la scaletta e la sua costruzione sono probabilmente ancora in itinere, non si è ancora ben capito se parliamo di carne o di pesce tra un filmato vintage, un servizio di cronaca e una videografica da sistemare nelle proporzioni. Ma la competenza, per fortuna, non manca, e nemmeno l’abitudine a proporre temi difficili e trasformarli in contenuti che siano anche alla portata della nonna di Varazze. Per non dire della casalinga di Voghera che, tra le disquisizioni forbite della Gruber e la verace Alessandra Mussolini che fa lo show tra una starnazzata e l’altra contro la pazientissima Anna Ascani e una faccetta a Mario Giordano, preferisce sicuramente la seconda offerta.

Qualcuno ha parlato di anti-talk, ma c’è da dire che, per fare la rivoluzione silenziosa non basta cambiare il logo della rete. Bisogna ricordarsi che c’è ancora gente che ragiona in lire e probabilmente sono proprio gli orfani della vecchia Rete 4. Diremmo, in principio di nuovo corso, che quella nuova, almeno in questa fascia oraria, ormai naviga verso un algido modello anglosassone di deriva francese “non troppo e non troppo poco”. Forse, ancora incompreso, ma che a noi tutto sommato non dispiace. Per tutto il resto, tranquilli: c’è ancora Giancarlo Magalli.

Aggiornato il 09 ottobre 2018 alle ore 18:15