Africa: navigazione virtuale e migrazione reale

La migrazione dall’Africa non è iniziata in questo secolo poiché, in varie forme, inclusa la diaspora e dunque le migrazioni forzate in termini di schiavismo, è una costante della Storia, ma va anche tenuto presente che la grande maggioranza dei flussi migratori attuali – circa l’80% – è interna allo stesso Continente africano. Tuttavia, la migrazione verso l’Europa, e verso l’Italia in particolare, ha mostrato un notevole accrescimento numerico negli ultimi 15 anni, con un picco attorno al 20167/17.

Mentre le cause della migrazione unanimemente riconosciute sono note (guerre, povertà, dittature) è poco chiaro perché il fenomeno abbia visto una forte accelerazione negli anni recenti segnalati sopra. In effetti, guerre, povertà e dittature erano presenti anche precedentemente – in molti casi sono definibili come caratteristiche endemiche del Continente africano. Inoltre in quasi tutti i Paesi africani dai quali partono i flussi, il prodotto interno lordo è da qualche anno in discreta crescita. Ovviamente, se il reddito pro-capite è molto basso il suo raddoppio rimane ad un livello basso, ma altrettanto ragionevolmente non si spiega perché la fuga dal proprio Paese avvenga in misura molto più massiccia nel secondo caso rispetto al primo.

Fra le varie ipotesi che si possono fare, a mio parere non andrebbe trascurata quella che vede Internet giocare un ruolo non secondario nella vicenda.

Dalla tabella qui sotto si può vedere come gli Internet users siano aumentati vertiginosamente in quasi tutti i Paesi selezionati, quelli su cui i dati degli sbarchi in Italia sono noti. La correlazione statistica (ricordando che essa è massima quando è 1 e assente quando è 0) fra l’incremento degli Internet users dal 2005 al 2013 e i tassi di sbarchi negli anni 2016/2017 è 0,271, cioè discretamente elevata e andrebbe approfondita con i dati sugli sbarchi degli anni fra il 2014 e il 2015, peraltro difficilmente reperibili.

Che i migranti provengano maggiormente dai Paesi più poveri, coinvolti in guerre o dittature rimane certamente vero ma pare dunque che la connessione a Internet ne sia un moltiplicatore non trascurabile, forse più efficace, presso i giovani, dei messaggi televisivi. Si tratterebbe ora di stabilire con indagini ad hoc se e quanti fra i migranti, quasi sempre giovani, abbiano tratto più o meno ingenuamente motivazione per la decisione di partire dai contenuti visitati negli innumerevoli siti Internet europei traendone la persuasione che il rischio e i costi valessero la pena di essere affrontati. Che Internet agisca come stimolo non può del resto stupire se si pensa che su un piano assai diverso e più tragico, negli anni scorsi circa 40mila giovani si sono trasformati in foreign fighters grazie ad una persuasione avvenuta attraverso vari canali fra cui Internet ha giocato sicuramente un ruolo rilevante. È comunque largamente plausibile che l’uso intenso dei cellulari da parte dei migranti – nei luoghi d’origine ma anche una volta sbarcati – non sia esclusivamente dedicato alla comunicazione con la famiglia ma consista anche in una più o meno intensa “esplorazione virtuale” di possibili mete verso cui dirigersi.

Possiamo qui unicamente citare il pensiero di un autore, demografo e docente presso la University of Lagos, Nigeria, il quale, nell’interessante libro edito da Giovanni Carbone dell’Università di Milano (Out of Africa, while people migrate, Ispi, Ledizioni LediPublishing, 2017) così sintetizza la questione “Internet ha certamente facilitato la comunicazione ma ha anche aumentato il flusso di informazioni false o esagerate circa le condizioni di vita all’estero” (traduzione mia).

Aggiornato il 15 luglio 2019 alle ore 13:10