Ignoranti e confusi

Elis Romagnoli è uno di quegli artisti considerati dalla critica artistica attuale “fuori tempo”, un passatista oleografico che si rifà a immagini desuete e tradizionali. Scomparso pochi anni fa, il pittore marchigiano ha invece lasciato numerose opere, molte anche di soggetto sacro, che proseguono nel tempo l’antica e nobile tradizione di un’arte non solo sacra perché devozionale, ma che conserva l’aspetto religioso dei nostri antichi maestri. Può piacere o meno, io personalmente gli preferisco Giovanni Gasparro ed Emiliano Alfonsi, ma la pittura di Romagnoli ha antenati illustri, non soltanto di secoli fa ma nel nostro stesso Novecento.

Tutto questo, quasi certamente ignorato dalla più recente, ennesima quanto esteticamente discutibile “provocazione” messa in opera la sera dell’antivigilia della festa cattolica dedicata all’Immacolata Concezione, a Bologna, dai collettivi dell’“Alma Mater Studiorum”, “La MALA Educación”, “Uni Lgbtq”, “Rethink – Collettivo di Economia e Link” sempre del capoluogo emiliano nello spazio “Lab deriva” dei locali universitari di via Filippo Re. L’evento programmato, annullato in extremis dall’Università stessa per un “cavillo burocratico”, porta il sarcastico titolo de “L’Immacolata Con(trac)cezione” e sulla sua locandina pubblicitaria è stata riprodotta l’immagine di Maria Mediatrice, dipinta a suo tempo proprio da Elis Romagnoli per la basilica dell’Amore Misericordioso a Collevalenza in provincia di Perugia, intorno alla quale sono stati collocate alcune confezioni di profilattici in luogo di cherubini e serafini raffaelleschi.

Di là dalla scontata mancanza di rispetto per chi professa un credo – e già questo basterebbe per far capire a chi ha occhi per vedere come esista una democrazia falsata in questo Paese dove si consentono a taluni cose che ad altri verrebbero imputate come peccati capitali fascisti, sessisti e via di questo passo – ciò che mi preme sottolineare, un’ennesima volta, è l’assoluta assenza non soltanto di buon gusto, di attenzione all’estetica, ma l’utilizzo deviato e deviante dell’arte. Esiste un evidente disprezzo per un’arte “antica”, che privilegia l’armonia, la bellezza, la tecnica compositiva che deve essere dileggiata e violata, con la scusa della “provocazione” o come in questo caso, della goliardia.

Chi scrive, data l’età, è un vecchio goliarda, che sin troppo bene conosce il mondo dei “clerici vagantes”, amando Pierre Abelard, Gualtiero di Chatillon, Francois Villon e Rabelais, e proprio per questo non si fa ingannare da certe presunte giustificazioni “goliardiche”.

Irriverenza come nel Medio Evo, si è detto. Nulla di più falso. Nell’età di Mezzo e anche nel Rinascimento, sino al Settecento, ogni forma di “dissacrazione” dei temi sacri era ammessa in tempi, modi e luoghi, proprio perché essa stessa sacra. La “Messa dell’asino” e altre forme cultuali e culturali simili, avvenivano con il benestare del clero e con una loro funzione ordinatrice nella sovversione temporanea. Studino dunque, e tanto, i vari “collettivi” della sinistra arcobaleno, quale sia la vera Goliardia e soprattutto studino anche la teologia cattolica, che evidentemente ignorano, dal momento che dimostrano di aver confuso il dogma mariano dell’Immacolata Concezione – ovvero la nascita di Maria senza essere stata contaminata dal Peccato Originale – con la sua verginità. Sarebbe bastato frequentare il catechismo.

Aggiornato il 09 dicembre 2019 alle ore 13:20