Come si fa a credere nella Giustizia?

Quella santa donna di mia madre, 82 anni suonati, mi ha detto: ho letto delle polemiche sulla sentenza che riguardava Silvio Berlusconi. Come si fa a credere nella giustizia?

Già, come si fa?

Come si fa, dopo quello che abbiamo letto su Luca Palamara; dopo che, a trent’anni di distanza, si parla ancora del caso Tortora, più attuale che mai; dopo che ogni giorno se ne scopre una nuova?

Come si fa? Dicendo – come è vero – che la maggior parte dei magistrati lavora seriamente e in silenzio? Non basta. Oppure, confidando in una riforma che – l’hanno capito anche i più beoti – non si farà mai e, se si farà, sarà una bufala?

Come si fa a spiegarlo a chi pensava che almeno loro fossero fuori dai giochi? Almeno.

Facciamo un’ipotesi: quello che dice Berlusconi è vero. Dovremmo rabbrividire. Anzi: dovremmo incazzarci come puma (i puma, notoriamente, sono molto irritabili).

Invece, no. Silenzio. Berlusconi non è Dreyfus.

Facciamone un’altra: che un magistrato, riferendosi a Matteo Salvini, dica che ha ragione, ma va attaccato ugualmente, siccome appartenente alla categoria del mer.e. Ci sarebbe da ribaltare i tavoli. Invece, no. Silenzio di tutti. Anzi: garantisti (giustamente) con Palamara, ma non con Salvini. Qui si applica la curiosa regola che vale per le donne stuprate quando indossano abiti succinti: colpa loro. Come si fa a convincere un cittadino che deve continuare a credere nella Giustizia?

Si fa. Lo ha fatto Alfonso Bonafede. Ha chiuso i Tribunali.

Aggiornato il 01 luglio 2020 alle ore 11:44