Nuovi vertici all’Inpgi: confermata Macelloni

Eletti i nuovi vertici dell’Istituto di previdenza dei giornalisti. Secondo mandato per Marina Macelloni, vicepresidente vicario il pensionato Giuseppe Gulletta, vice Fabrizio Carotti indicato dalla Federazione italiana editori di giornali. La novità è che tra i dieci giornalisti del Consiglio di amministrazione per la prima volta entrano tre esponenti della corrente di minoranza e cioè Elena Polidori, Daniela Stigliano e Carlo Parisi che hanno lasciato il posto nella giunta della Fnsi alla toscana Paola Ficheca, al milanese Massimo Alberizzi e al romano Cristiano Fantauzzi. Un compito gravoso quello che attende i nuovi amministratori che hanno davanti una scadenza da brivido: formulare entro poco tempo le proposte di riduzione di spesa o di aumento delle entrate. Scade il 31 dicembre la norma che ha sospeso per sei mesi la possibilità di un commissariamento a causa dello squilibrio dei conti.

Il consuntivo del 2019 si è chiuso con una perdita della gestione previdenziale e assistenziale di 154 milioni di euro che costituisce il nono anno consentivo di bilanci in rosso. Il risultato netto finale che tiene conto di tutte le poste (comprese le voci straordinarie ed eventuali plusvalenze) è stato di una perdita di 171,4 milioni. In questa maniera il patrimonio netto si va riducendo di anno in anno, toccando il record negativo di 1.402,69 milioni. Le cause dello squilibrio sono ormai note: eccessivi prepensionamenti a carico dell’istituto e minori entrate per la diminuzione dei giornali con contratto a tempo pieno. C’è qualche soluzione? Una è stata indicata dalla Corte Costituzionale che ha rilevato la necessità e l’obbligo per le Pubbliche amministrazioni (Regioni, Comuni, Asl, enti economici) di applicare il contratto dei giornalisti per tutti coloro che sono inseriti negli organici degli uffici stampa. E poiché le norme della legge 150 non sono state quasi mai applicate la Corte ha dato un anno di tempo al Parlamento per sollecitare il varo di un adeguato provvedimento.

Non sembra, però, questa la strada che voglia percorrere la confermata presidente per il quadriennio 2020-24 Marina Macelloni, milanese, 58 anni, ex caporedattore del quotidiano economico Il Sole 24 ore. È convinta che il risanamento dell’istituto passi attraverso l’allargamento della platea contributiva, senza tener conto che le associazioni dei cosiddetti “comunicatori dell’informazione” hanno già espresso parere negativo a lasciare l’Inps per l’Inpgi in difficoltà economiche. Non c’è comunque molto tempo a disposizione per varare un programma di riequilibrio dei conti. Non bastano le buone intenzioni. “Ho sempre pensato – ha detto appena eletta con 11 voti su 14 – che l’istituto debba continuare ad essere un pilastro della professione e un punto di riferimento per tutti i giornalisti. Farò tutto il possibile perché questo avvenga”.

La Corte Costituzionale nel mese scorso era anche intervenuta a sollecitare da parte del Parlamento una regolamentazione della sanzione del carcere per il reato di diffamazione aggravata. Togliere il carcere per i giornalisti non significa bilanciarlo, però, con un aumento delle pene pecuniarie come si evince da alcune proposte di legge in corso di elaborazione al Senato. Il quadro delle situazioni delle redazioni presenta aspetti preoccupanti. Gran parte delle redazioni è alle prese con cambi di direzione (vedi Messaggero, Repubblica, La Stampa, Radio Capital), ristrutturazioni, prepensionamenti, tagli di straordinari, ferie e ai collaboratori.

Aggiornato il 09 luglio 2020 alle ore 12:49