Via libera all’incrocio media-telecomunicazioni

Sono iniziate le grandi manovre dopo la sentenza della Corte di giustizia di Lussemburgo sull’abolizione del divieto d’incrocio tra media e telecomunicazioni. Dal Foro Ambrosetti di Cernobbio, sul lago Maggiore, l’amministratore di Tim Luigi Gubitosi ha messo le mani avanti: “Mediaset non c’entra con la Rete unica”. Una novità che in realtà tocca il socio della nuova società scaturita dall’accordo Tim-Cassa depositi e prestiti e cioè Vivendi che detiene dell’azienda telefonica il 24 per cento delle azioni. Il progetto sulla fibra ottica coinvolge il governo tanto che il premier Giuseppe Conte lo inserisce nell’ambito della gestione dei fondi (209 miliardi di euro) del Recovery fund. La Rete sarà “aperta e inclusiva per tutti i gestori” e quindi la sentenza della Corte europea “ci imporrà un intervento sulla legge Gasparri”. Ecco il punto. L’aver giudicata “illegittima”, cioè contraria alla normativa europea, una parte rilevante (articolo 43) del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici apre scenari finora impensabili. Abolito il divieto di intreccio tra società di media e gruppi di telecomunicazioni si riaprirà la partita Vivendi-Mediaset (tra Francia e Italia) ma permetterà il riassetto complessivo delle telecomunicazioni televisive europee e del mercato della comunicazione.

La Rete diventa una infrastruttura di grande importata tanto che è stato stimato in 180 miliardi l’aumento del Pil nazionale come effetto della rete unica entro il 2025. Ci vorranno certamente mesi per portare a termine le complesse operazioni tecniche e giuridiche. L’Europa è considerata un mercato attraente per l’utilizzo della banda larga. La sentenza della Corte sta portando in superficie una serie di accordi e movimenti tendenti ad una forte spinta di concentrazione nella produzione di contenuti originali ad opera di gruppi che hanno bisogno di rilevanti capacità finanziarie. La tecnologia c’è e il mutamento di sistema porterà interattività e alta risoluzione. La transizione durerà fino al 30 giugno 2022. È stato già fissato il calendario della liberazione della banda 700 conquistata da “5G”. Si dovrà cambiare televisore? Il gruppo Sky ha predisposto pacchetti di sport, cinema e cultura per attirare i clienti in vista del nuovo digitale terrestre (sigla Dvbt2) che migliorerà la qualità visiva e sonora. Servirà una scheda certificata anche per vedere i canali Rai e Mediaset? Quella del digitale diventa una sfida a tutto campo. La sentenza della Corte s’inserisce nella rivoluzione introdotta da Internet.

Le norme che “congelarono” la scalata francese a Mediaset andranno riviste anche perché il Parlamento italiano dovrà, entro la fine dell’anno, ratificare la direttiva europea del nuovo codice delle comunicazioni elettroniche. Come e quando cambiare la legge Gasparri del 2004? L’apertura di Conte indica tempi lunghi. È lo stesso ex ministro del governo Berlusconi Maurizio Gasparri a spiegare i paletti per cambiare la riforma che introdusse limiti per le imprese che operavano nel settore. “La situazione – ha detto – è cambiata. Basta, scrive, avere uno smartphone per capire che con un unico mezzo si può parlare o scrivere, si può accedere a qualsiasi contenuto della Rete, si possono leggere articoli, libri, guardare la tivù”. Va così riformulato il sistema integrato delle comunicazioni (Sic). “Quando si alzano le sbarre del passaggio a livello il transito si può svolgere liberamente in una direzione o nell’altra”.

Aggiornato il 08 settembre 2020 alle ore 14:41