Uni Europa vs Amazon

Ormai siamo oltre le violazioni. L’imputato è Amazon (chi l’avrebbe mai detto), colto con le mani nella marmellata dall’ispettorato del lavoro spagnolo per aver creato 4mila falsi profili di lavoratori autonomi per gli addetti alla consegna di Amazon Flex. L’imputato è stato condannato al pagamento di oltre 6 milioni di euro di contributi previdenziali non pagati, che erano stati quindi elusi poiché i 4mila lavoratori erano stati classificati illegalmente come liberi professionisti. Oltre la violazione, si diceva. Uni Global Union, con la sua segretaria generale Christy Hoffman, parla apertamente di “pratiche immorali”, che fortunatamente vengono respinte in blocco dall’azione sindacale, e sanzionate dalle autorità di regolamentazione. Quanto accaduto in Spagna, afferma Hoffman, “è un’importante vittoria sindacale della responsabilità e della protezione dei cittadini, che fa seguito a una grande ondata di protesta pubblica per le pratiche scorrette di Amazon”. Qualche settimana fa, infatti, Uni Europa ha inviato una lettera alla Commissione europea esortandola ad aprire un’indagine sulle attività di sorveglianza e spionaggio dei lavoratori, impedendo loro anche di organizzarsi collettivamente per chiedere salari più alti e migliori condizioni di lavoro. La volontà di Amazon di spiare i lavoratori per minare i loro diritti, afferma Uni Europa, “dà un’idea di quanto sia profondamente radicata la sua ideologia anti-sindacale”.

Il sindacato europeo dei lavoratori dei servizi testimonia del clima di paura nei luoghi di lavoro e delle rappresaglie contro gli attivisti sindacali. “Ma è incoraggiante vedere – continua Hoffman – che, nonostante i colpi inferti al diritto sindacale, i lavoratori di Amazon in tutto il mondo continuano a difendere i propri diritti”. Lavoratori, aggiunge, Oliver Roethig, segretario regionale di Uni Europa, costretti a operare “da una settimana all’altra in situazioni estremamente precarie con zero sicurezza sul lavoro e assumendosi tutti i rischi”. E tuttavia, “non si sono arresi e non si arrenderanno”. L’indagine sui 4mila profili autonomi fittizi in Spagna è nata da una denuncia dell’Ugt (Unione generale dei lavoratori) che ha seguito il caso in particolare in città come Madrid e Barcellona. Secondo l’Union general de trabajadores, l’attuale legislazione è sufficiente, e invoca una garanzia che assicuri che i contratti collettivi che corrispondono all’attività delle società coinvolte vengano applicati. L’aumento del lavoro autonomo fasullo, su cui da tempo i sindacati di tutta Europa hanno lanciato l’allarme, evidenzia dunque la necessità di un’applicazione più rigorosa. Il problema, tra gli altri, rileva l’Ugt, è che i fondi per gli ispettorati del lavoro sono stati tagliati in molti Stati membri, con la conseguenza, evidente, che aziende come Amazon possono violare le leggi che in teoria dovrebbero proteggere i lavoratori. L’attenzione e la pressione dei sindacati sono riusciti a erodere questa impunità. Ma non bastano le buone leggi scritte, chiosa l’Ugt: devono anche essere applicate. E deve essere così anche a livello dell’Unione europea.

Aggiornato il 12 novembre 2020 alle ore 10:43