Il Natale 2020 della Stella di Betlemme

Quando parlate con un ateo di fede vi dirà due cose. La prima, un po’ stizzito: “Ma io non credo”, e poi lo sentirete sbuffare. La seconda, se insistete nel voler cercare di vincere la sua miscredenza: “Beato te che hai la fede, io invidio chi ce l’ha”, e si allontanerà imprecando. Perché effettivamente la fede non si può dare, trasmettere e neppure troppo predicare, è un dono, una grazia. Allora, forse, essa appartiene solo ai santi, alle anime elette e predilette? Neppure. Crede chi vede e chi ha le prove. Gesù stesso, come narrano i Vangeli, si sottopose ad una lunga preparazione, un training diremmo oggi, una formazione specifica sino ai quaranta giorni nel deserto ed ebbe così tante prove che il Bambino di Betlemme divenne il Figlio di Dio. E prima di iniziare la sua predicazione, come raccomando ai giovani che intraprendono i loro percorsi professionali, lavorò su di sé fino a visualizzare “quel regno” di cui profetizzò l’avvento. Con la mente possiamo modellare il nostro paradigma. Altrimenti neppure Gesù sarebbe stato creduto da tutti quelli che lo ascoltarono riconoscendo in lui la divinità. La tecnica è sempre la stessa di Gesù, dei Santi e dei Padri della Chiesa: riuscire a vedere ciò di cui si parla e si annuncia. Perché è credibile solo ciò che è visibile. E aggiungo, anche se ad alcuno potrà sembrare una provocazione: con gli occhi veri. Ecco perché qualcuno è ateo, perché l’ateo non vede e non vuole vedere ciò che ha davanti agli occhi.

Parliamo di questo Natale 2020, il primo Natale di un governo di sinistra e noi, sul giornale, lo definiamo senza mezzi termini il primo sciagurato Natale. Un Natale in cui tutto ciò che era osservanza e liturgia è scomparso, un Natale senza pathos, senza le tappe dell’avvento, senza gioia essendo tutti chiusi e controllati, contingentati e limitati, in cui il sacro pare essere scomparso perfino nel presepe dei presepi, quello allestito in piazza San Pietro ispirato a “Guerre stellari”, con la Forza occulta possente e quasi vincente. Governa la sinistra, avanzano i cinesi, e più che cristiani ci sentiamo come quei comunisti che gli storici russi dell’Ottocento indicavano tra gli adepti. Tuttavia, sentiamo ripetere da autorità come Papa Bergoglio, il capo dello Stato, Sergio Mattarella e il premier, Giuseppe Conte che “non è un natale meno autentico”.  Al punto che Nicola Porro nel suo ultimo appuntamento a “Quarta Repubblica” prima del 24 ha recitato un “j’accuse” contro il governo giallorosso delle restrizioni, limitazioni, controlli, imposizioni, assurdità, che ha messo il coprifuoco alla messa di mezzanotte, che sposta le lancette della nascita, che ha condizionato le funzioni natalizie all’esibizione di un “permesso speciale di transito”, una maggioranza che calpesta e ridicolizza riti secolari. Come è il caso del ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, il quale ha detto: “Seguire la messa, e lo dico da cattolico, due ore prima o far nascere Gesù bambino due ore prima, non è eresia”. Affermazione che ha sollevato scalpore e polemiche tra i fedeli, perché non è un’eresia, è di più, è una bestemmia.  E il Papa e il Presidente non dicono niente, proseguono la loro missione e servizio? Cioè dovremmo pensare che Jorge Mario Bergoglio sia veramente l’anti-papa annunciato, poiché di fronte a tutto questo addirittura porta il suo pontificato sull’orlo dello Scisma, atto nella Divina Commedia di Dante collocato nei gironi bassi dell’Inferno. Mentre Sergio Mattarella si presta a fare la parte del sodale del Nuovo ordine mondiale. Questo stiamo vivendo?

Torno alla questione iniziale: cosa vuol dire per un cristiano credere. Crede intensamente chi vede i segni ovunque, anche in questo contesto appena descritto.  E dunque, proprio questo Natale 2020, così dilaniato, così doloroso, così rabbioso, così conteso, così discettato e sconfessato, può dirsi un Natale autentico, anzi “la notte dei miracoli”. Un Natale così cristiano che la sua luce splenderà in tutto il mondo. E quale luce! Non solo quella della fede incorruttibile, invincibile ed eterna, ma la luce della verità. Perché nell’anno più oscuro e tenebroso, funestato dalla pandemia globale, dalla morte, dal male, da dispute e discordie, minacciato sin nelle viscere, sta per avere luogo un evento astronomico incommensurabile, che renderà questo Natale 2020 il Natale della grande congiunzione astrale tra i due più grandi pianeti del sistema solare, Giove e Saturno. I telescopi la stanno osservando dal 21 dicembre, in concomitanza col solstizio d’inverno, quando i due pianeti si sono avvicinati come formando un unico punto super luminoso. L’ultimo avvistamento simile risale al Medioevo, quando nel 1623 si manifestò la luce della cometa subito dopo che Galileo Galilei osservò i due pianeti per la prima volta. Ma ciò che accadrà in questi giorni 24, 25, 26, 27 è qualcosa di mai avvenuto da mozzare il fiato e scuotere il corpo di brividi. Perché i due pianeti, Giove e Saturno, grazie alla posizione della Terra come mai prima d’ora, si avvicineranno talmente da rilasciare nell’universo la stessa luce di 2020 anni fa: la “Stella di Natale”, sì proprio la stessa che apparve a Betlemme quando nella grotta Maria diede alla luce il Salvatore. La stessa stella che abbiamo messo per secoli sugli alberi e sui presepi.

Colgo l’occasione per porgere i miei auguri di pace alla direzione del giornale L’Opinione, a tutti gli autori, agli affezionati e cari lettori, alla famiglia Diaconale, con particolare ricordo e memoria del nostro amico e collega Arturo Diaconale.

Aggiornato il 23 dicembre 2020 alle ore 13:50