Luigi Pruneti, oltre ad essere una delle più note figure della libera muratoria italiana, è anche un accreditato studioso di Storia massonica, autore di numerosi volumi sull’argomento. A lui ci siamo rivolti per conoscere il suo punto di vista sulla presunta Loggia segreta Ungheria.

Secondo lei, questa presunto gruppo di potere denunciato dall’avvocato Piero Amara è realmente una loggia segreta massonica?

Questo gruppo di potere occulto, nel caso che realmente esista, non ha niente a che vedere con una loggia massonica.

A suo avviso, dunque, la fantomatica loggia “Ungheria”, al centro del dibattito odierno, è il frutto di un “fumus persecutorius” o una realtà plausibile?

Mi ripeto, “sed repetita iuvant”, non so cosa sia questo strano oggetto non identificato, chiamato “Ungheria”. Spetterà alla Magistratura indagare a fondo, determinare la sua natura e, nel caso che questa sia delinquenziale, perseguire i colpevoli. Io posso solo esplicitarle le mie impressioni. La prima, sempre nel caso che l’oggetto non identificato esista, è che non abbia niente a che vedere con la massoneria; la seconda è che l’intera vicenda risponde al tipico cliché dell’immaginario collettivo della trama perversa, di cui fanno parte personaggi eccellenti e insospettabili; la terza è che in Italia, non si perde occasione per tirare in ballo la libera muratoria anche quando non c’entra niente.

Nella specie, trattasi di un ennesimo attacco alla massoneria, considerato tanto l’avvio delle indagini, le dichiarazioni raccolte e la smentita da parte del Goi?

In Italia una parte dei media usano ogni occasione per attaccare in maniera diretta o indiretta la massoneria… ormai è diventato un copione, tanto che il sostantivo loggia spesso è usato come sinonimo di lobby di malaffare, di cosca malavitosa, di gruppo eversivo. Il Gran Maestro del Goi, Stefano Bisi, si è sgolato per affermare che nella sua Comunione non esiste un’officina con il nome distintivo “Ungheria”. Aggiungo che io, nelle mie lunghe ricerche storiche, non ho mai trovato logge così chiamate e che tutta la vicenda, da come emerge dalle pagine della stampa, ha il sapore di un romanzo d’appendice o di un feuilleton dell’Ottocento.

L’opinione pubblica recepisce tra scritti e interviste che la suddetta loggia intrattenesse rapporti con nomi illustri e fosse dotata di liste segrete. Tutto sembra voler divenire un nuovo scandalo italiano.

Ciò non ci deve stupire, l’Italia, oltre ad essere il Paese del sole, dell’arte e della buona tavola, è anche la Patria degli scandali veri o presupposti. Il fatto è che gli scandali, quando sono montature senza fondamento, lasciano comunque strascichi negativi, è fango che si solleva del fondo e intorbidisce le acque.

Da questa analisi, tra finzione e realtà, denoto quanto spesso torni alla ribalta nel nostro Paese il problema delle logge segrete. Perché?

Perché quando affiora del marcio o si crede che affiori, la memoria va immediatamente alla loggia P2 che ebbe un impatto fortissimo sull’opinione pubblica italiana. Sono passati da allora circa quaranta anni, la loggia di Licio Gelli non esiste più, le officine coperte sono scomparse, è stata introdotta la legge 17/82. Il malaffare, però, esiste sempre e quando viene a galla vi è un’immediata associazione fra lo stesso e la P2 che è diventata l’archetipo della loggia segreta.

Tanti “scoop” o possibili scandali seguono sempre cliché della storica vicenda della “P2” o si attengono a nuove regole?

Direi che almeno in parte sono diverse. Le dinamiche dello scandalo della P2 furono specifiche. La scoperta delle famigerate liste fu casuale, gli inquirenti cercavano altro poi, però, emerse una dimensione nascosta, vi furono ripercussioni politiche e legislative notevoli, fu messa su una commissione d’inchiesta. L’unica similitudine è che spesso, ieri come oggi, manca l’assoluta chiarezza finale. Tanti aspetti della P2 sono ancora da considerarsi indefiniti e misteriosi, come alcuni episodi della storia più recente.

Tanta polvere sicuramente non giova alla massoneria e potrebbe strumentalmente distogliere, secondo lei, l’attenzione da questioni economiche e sociali che preoccupano il Paese nel periodo emergenziale della pandemia?

Guardi io non credo che episodi come quello di cui stiamo parlando siano il risultato di un progetto con fini depistanti e distoglienti, penso piuttosto che una società incerta e allarmata, come è la nostra in questo momento pandemico, sia portata a credere con maggior facilità a oscuri fattori destabilizzanti. È un deja-vu, non a caso durante la peste di Milano del 1630, quella del Manzoni, tanto per intenderci, sorse la psicosi degli untori; siccome viviamo in una situazione sociale simile, anche noi cerchiamo i responsabili delle nostre disgrazie: gli untori contemporanei. Da siffatta indagine nasce la febbre del complottismo, scaturisce il fenomeno epidemico delle fake news, zampilla l’ansiogeno dubbio sulle logge segrete. D’altra parte, il capro espiatorio è un archetipo irrinunciabile, l’uomo ne ha necessità per scaricare le proprie angosce, frustrazioni e, in taluni casi, responsabilità.

Aggiornato il 19 maggio 2021 alle ore 12:43