Trasparenza sui vaccini

La campagna di vaccinazione anti Covid-19 sta apparentemente aiutando i governi del mondo a limitare la pandemia perché la circolazione del virus sembra rallentata ovunque proprio grazie all’intervento del vaccino, anche se, almeno nel nostro Paese, i decessi ed i nuovi casi di questi giorni sono numericamente equivalenti rispetto a quelli dell’anno scorso quando il vaccino ancora non esisteva.

Quindi in Italia, su 60 milioni di residenti, 18 milioni risultano già vaccinati con la doppia dose, mentre 33 milioni con una sola, ma la mortalità è rimasta invariata rispetto ad un anno fa, quando il vaccino non era ancora “nato” e il virus era dato addirittura per “morto” da qualche eminente scienziato poi sconfessato dagli accadimenti. Nonostante i trionfalismi mediatici degli ultimi giorni è ancora prematuro tirare le somme anche se un conto è vaccinare persone fragili, anziane e malate – cosa che può apparire ragionevole – mentre ben altro è il tentativo di vaccinare quasi tutta la popolazione mondiale includendo anche persone “giovani e forti”, come direbbe il grande Luigi Mercantini nella meravigliosa poesia “La spigolatrice di Sapri”.

In effetti, la campagna di vaccinazione sembra orientata verso l’obiettivo di vaccinare una grossa fetta della popolazione mondiale anche attraverso il ricatto morale di far tornare la gente ad una vita normale una volta vaccinati, ma questo non sembra rispettoso fino in fondo della dignità umana, almeno per come siamo stati educati nell’ultimo cinquantennio in Paesi come l’Italia, non governati da dittature comuniste come in Cina dove sono abituati ad obbedire agli ordini senza fare storie.

È fuori discussione che alcuni media, anche nazionali, stanno facendo l’impossibile per dissuadere le persone a vaccinarsi perché soltanto in questa maniera, secondo il martellante messaggio, sarebbe possibile tornare alla vita di prima. Suona davvero male perché inevitabilmente deborda da quella che dovrebbe essere la finalità principale della campagna di vaccinazione, cioè tutelare esclusivamente le categorie di persone fragili che hanno bisogno del vaccino per sopravvivere e non si dovrebbe andare un passo oltre tentando di introdurre un obbligo vaccinale o un abbassamento delle fasce d’età oppure una differenziazione tra vaccinati e non vaccinati.

La risposta ai quesiti è nelle norme del Diritto positivo, ma anche nel buon senso del decisore politico. Infatti, l’articolo 3 della Costituzione italiana non ammette distinzioni tra persone in base al sesso, in base alla religione o alle opinioni politiche, per cui sarebbe del tutto irragionevole ipotizzare un diverso trattamento tra soggetti vaccinati e non vaccinati, perché verrebbe violato il fondamentale principio di eguaglianza dei cittadini. La nostra Costituzione non è la più bella del mondo perché ha dato centralità al Parlamento disegnando un Paese ostaggio dei partiti che ne ha paralizzato l’attività di Governo, ma anche sulle libertà personali ci sono costituzioni più liberali, soprattutto, di derivazione anglosassone. Tuttavia, anche nel nostro ordinamento la vaccinazione obbligatoria è illegittima perché la giurisprudenza costituzionale ha chiarito che lo Stato non può imporre trattamenti sanitari obbligatori quando la somministrazione può mettere a rischio la vita della persona destinataria del trattamento stesso, come purtroppo è accaduto in numerosi casi dopo l’assunzione del vaccino anti Covid-19.

L’articolo 32 della Costituzione ammette deroghe alla libertà personale per tutelare la salute pubblica, ma non può autorizzare l’obbligatorietà del vaccino, se non per il personale sanitario, perché la reazione al prodotto non è preventivamente controllabile e può mettere a rischio la salute dei cittadini. Quindi, la campagna vaccinale dovrebbe circoscrivere al massimo le fasce d’età della popolazione, in quanto i soggetti più a rischio sono gli anziani, spesso affetti da altre patologie. Tuttavia, la campagna vaccinale sembra anche inopinatamente tesa a raggiungere più velocemente l’immunità di gregge abbassando l’età media dei soggetti da vaccinare, alcuni dei quali, come gli under 50, potrebbero non averne bisogno perché dotati di maggiore forza fisica per resistere a questa brutta bestia che è il Covid-19.

In proposito, ha lasciato sgomenti la morte di una diciottenne ligure avvenuta pochi giorni dopo essere stata vaccinata per complicazioni sorte proprio in seguito all’assunzione del vaccino Astrazeneca. Sorge spontaneo domandarsi che bisogno hanno i diciottenni di essere vaccinati, visto che la loro fascia di età non è stata minimamente interessata da casi mortali. È curioso che, ad un anno e mezzo dall’inizio della pandemia e a sei mesi dall’inizio della campagna di vaccinazione i governi, i medici e la Comunità scientifica non conoscano ancora l’esatta origine del virus, rispetto alla quale sorge spontaneo domandarsi di cosa abbiano parlato finora su tutte le televisioni del globo, dal momento che è ormai chiaro che il virus sia nato in laboratorio e non al mercato ittico di Wuhan come il Governo cinese ha cercato inizialmente di far credere al mondo.

La Comunità scientifica che oggi sostiene che il vaccino è sicuro – sebbene non sia stato sufficientemente testato per almeno tre o quattro anni come avvenuto in passato per avere un effettivo margine di sicurezza – coincide con la Comunità scientifica che l’anno scorso aveva escluso che il Covid-19 avesse natura chimica, nonostante le subdole e inedite modalità di trasmissione del virus avrebbero dovuto allertare gli esperti senza bisogno di arrivarci dopo le inchieste di stampa che hanno fatto emergere le manipolazioni sulle cellule dei Coronavirus avvenuti nel laboratorio di Wuhan.

Inoltre, ci sono numerose perplessità sui tempi troppi rapidi di approvazione del vaccino, ma non trovano molto spazio sui media, per cui è auspicabile che, con la scusa di vaccinare prima i “più deboli” non vengano vaccinati prevalentemente i “meno raccomandati”. Lascia perplessi anche che alcuni esperti abbiano ritenuto rischioso l’incrocio tra vaccini di diversa produzione, mentre il Governo italiano, attraverso l’organo ausiliario del Comitato tecnico-scientifico, ha sostenuto l’esatto opposto, precisando addirittura che il “mix” migliorerebbe la reazione. Che Dio ce la mandi buona.

Un’importante notizia è del 13 giugno 2021 e riguarda la riunione, svoltasi in Inghilterra, dei 7 Paesi più industrializzati del mondo – il G7 – che ha chiesto all’Organizzazione mondiale della sanità un supplemento d’indagine sull’origine del Covid-19, a condizione che sia “nuova” e, soprattutto, “trasparente”. Quindi, la vecchia indagine che lo scorso marzo ha escluso l’origine di laboratorio non è stata trasparente, parola del G7 e questa autorevolissima presa di posizione bolla le conclusioni dell’inchiesta precedente come una farsa, ripetutamente qualificata come tale su questo giornale sin dal 18 maggio 2020.

È comunque anomalo che la nuova “trasparente” indagine venga affidata all’Oms, un’istituzione che ha già dichiarato di non avere i necessari poteri investigativi, per cui sarà interessante capire che cosa si inventeranno per poter indagare seriamente, altrimenti è solo fumo negli occhi. Inoltre, è altrettanto anomalo che il G7 si metta a “raccomandare” indagini perché, pur avendo importantissimi compiti di coordinamento nel settore macroeconomico, non può delegare indagini internazionali di carattere scientifico e per questo motivo ha pesato bene le parole, limitandosi timidamente a “raccomandare” una nuova indagine.

Senza lavorare troppo di fantasia, il Diritto internazionale prevede che Consiglio di sicurezza dell’Onu possa investigare su controversie che abbiano creato attrito tra gli Stati membri, anche raccomandando i metodi di risoluzione della controversia, per cui non dovrebbe essere così complicato nominare una Commissione internazionale d’inchiesta composta da esperti indipendenti, sotto la direzione del Consiglio ed estromettere definitivamente l’Oms. Questo comportamento così prudente da parte della Comunità internazionale può anche dipendere dal fatto che la Cina è uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza a cui il Trattato istitutivo delle Nazioni Unite ha assegnato il Diritto di veto sulle decisioni del Consiglio medesimo e la Cina potrebbe esercitarlo per bloccare l’inchiesta su se stessa, ma in questo modo si esporrebbe ad una colossale figuraccia.

Infatti, secondo parte della dottrina, il diritto di veto riconosciuto ad un membro permanente del Consiglio è esercitabile solo su valutazioni “di merito” e non anche su questioni solo “procedurali”, come la nomina di una commissione d’inchiesta. Dal canto suo, la Cina ha replicato alla “raccomandazione” del G7 contestando la necessità di nuove indagini, perché, secondo Pechino, “è una ingerenza negli affari interni che politicizza troppo la vicenda, mentre bisognerebbe essere uniti per superarla definitivamente”.

Non è proprio così perché la pandemia ha prodotto milioni di morti e qualche miliardo di persone sparso per il mondo ha il sacrosanto diritto di sapere se il virus che ha ucciso i loro familiari o ha rovinato le loro aziende possa essere stato originato da un incidente di laboratorio e se ci sono state responsabilità da parte del Governo cinese. Nonostante tutto, la Cina continua ad avere molti estimatori nel nostro Paese, basta ascoltare i talk-show dove la stragrande maggioranza degli opinionisti non attacca quasi mai la Cina, anche se ci vengono risparmiati i panegirici dell’era pre-Covid.

Notoriamente l’amicizia si può dimostrare in diversi modi, sia difendendo un amico ma anche non attaccandolo quando potrebbe averla fatta grossa. “Non c’è nulla di così assurdo che l’abitudine non renda accettabile” avrebbe suggerito, in proposito, il grande filosofo umanista olandese Erasmo da Rotterdam, nel suo capolavoro “I Colloqui”, scritto nel 1522.

Aggiornato il 28 giugno 2021 alle ore 12:05