Quando gli obiettivi si perdono nella forma

È noto che le leggi vengano confezionate da burocrati che spesso sono più attenti alla forma che agli obiettivi. Raramente gli estensori si chiedono se le norme sono congegnate in modo di perseguire il risultato che si voleva raggiungere, preferendo concentrarsi sui meccanismi che tendono a evitare gli abusi. Così una norma, ancorché buona, finisce per essere infarcita da limitazioni, eccezioni e richieste di atti e documentazioni. È naturale che si debbano prevenire gli abusi, ma vi è da chiedersi se oltre un certo limite tutto ciò risulti funzionale ed economico, oltre che efficiente. A questo si aggiunga che anche l’amministrazione pubblica italiana è addestrata più a seguire correttamente le procedure che a porsi come obiettivo il risultato. I timori della magistratura inquirente e contabile completano il quadro.

L’insieme di questi fattori genera inefficienza e spiega perché anche la più modesta delle riforme finisce per scontrarsi contro un muro di gomma. Altrove non è così. Nei Paesi dell’Europa settentrionale e in quelli anglosassoni in generale l’obiettivo da raggiungere prevale sulla procedura. Il fine della norma non è quello di contrastare i possibili abusi, bensì di arrivare alla meta seguendo il percorso più semplice. Una concezione del diritto totalmente diversa dalla nostra, che si basa anche su un maggior grado di fiducia nei governanti, negli amministratori e sul corpo sociale nel suo complesso. I furbetti e gli azzeccagarbugli, che certamente non ci mancano, vanno ostacolati, ma le norme devono essere calibrate sulla parte sana della popolazione, che chiede di lavorare e di progredire, e non su una minoranza di potenziali profittatori.

Aggiornato il 13 ottobre 2021 alle ore 11:25