Il non-esame di Suarez: gli sviluppi

Si è conclusa una parte dell’inchiesta partita a Monza nel settembre 2021 riguardante l’esame di italiano fittizio sostenuto dal celebre Luis Suarez, a scopo di diventare un tesserato della Juventus. I fatti contestati risalirebbero al periodo luglio-novembre 2020, quando il calciatore avrebbe dovuto raggiungere il livello B1 per ottenere la cittadinanza italiana ed entrare nelle file della Vecchia Signora.

L’Università per stranieri di Perugia, il calciatore e la Juventus vennero accusate. Se per gli ultimi due non ci sono state ripercussioni (la Figc archiviò l’inchiesta Juventus a dicembre scorso), lo stesso non si può dire per l’ateneo. Per nove imputati a vario titolo di corruzione e falso ideologico la Procura di Monza aveva chiesto fino a 6 anni di condanna nel processo in abbreviato, e il giudice per le udienze preliminari (gup) ha emesso sette condanne e due assoluzioni. Il test risulterebbe essere stato organizzato nella sede di una cooperativa di Seregno, in Monza-Brianza. Grazie a una cimice installata dalla Guardia di Finanza nell’aula d’esame, sarebbe stato rilevato il testo per intero della prova “farsa”.

La condanna più alta, 4 anni e 8 mesi, a un trentenne legale rappresentante della cooperativa sociale di Seregno, convenzionata con un centro studi di Roccadaspide, in provincia di Salerno (a sua volta convenzionato con l’Università per stranieri di Perugia), abilitata a svolgere esami di lingua italiana di livello A2 e di rilasciare la certificazione. Condanne da 2 anni e 8 mesi a 6 mesi, sono andate a due esaminatori, una 42enne del Salernitano e un coetaneo residente a Milano, e a stranieri che sarebbero risultati intermediari nel trovare altri interessati alla certificazione falsa.

Aggiornato il 19 maggio 2022 alle ore 13:52