Ritratti. “Siamo una generazione triste, piena di foto felici”

C’era un periodo in cui il contraddittorio, soprattutto in famiglia, entrava in contraddizione con le verità prese come tali, anche se non rilevate e pur in assenza di evidenze scientifiche. Si obbediva e basta. Quindi, al mare, a quanti sarà capitato di sentirsi dire “non fare il bagno dopo mangiato, sennò ti viene la congestione”? E quel passaggio improvviso da una temperatura a un’altra diventava un altolà per certi versi militare. E i sergenti di ferro non mancavano: mamme campionesse nel lancio del manico della scopa o nonne munite di parannanza e mattarello, le quali sì, covavano i nipoti come chiocce ma poi, all’occorrenza, azionavano la modalità “stopper di provincia” al grido “poi a casa c’è il resto”. E ciò non prometteva niente di buono.

L’educazione siberiana passava pure da questi frangenti. Così, come l’hamburger è “la colonna portante di ogni colazione vitaminica” – almeno stando alle parole di Jules Winnifeld (Samuel Leroy Jackson) in “Pulp Fiction” di Quentin Tarantino – le stesse nonne allora (e speriamo pure oggi) reggevano l’urto dei colpi che dall’esterno piombavano addosso alle “mura amiche”, termine abusato da radiocronisti calcistici e un po’ agé. Però, quelle figure che erano un mix tra pal ’e fierr Bruscolotti in cotta d’arme e l’angelo della buonanotte, ci munivano di consigli buoni per tutte le stagioni: non mangiare l’uovo sei hai preso l’antibiotico, “ai miei tempi non si buttava via niente”, il ribes contro la stanchezza, un brodino caldo per combattere l’influenza, il malocchio da togliere quando le coincidenze diventavano sventure apocalittiche, il limone come antidoto per debellare l’acne. Fino alle massime extra medicina, come “l’ha detto la televisione”. E tutto ciò che fuoriusciva dal tubo catodico era legge. O quasi.

Adesso i tuttologi inondano l’etere, internet, i quotidiani e l’universo mondo. Probabilmente, c’erano anche allora. Eppure, il contraddittorio moderno, che spesso supera il limite della decenza, fa un po’ rimpiangere quei silenzi misti al dubbio di quando eravamo ragazzini. Anche perché, all’epoca, una partita di pallone o un giro a nascondino mettevano alle spalle l’ignoto. E un sorriso seppelliva ogni monito della nonna. Dopotutto, quello, era un avviso a fin di bene.

Adesso, nella finzione contemporanea, un avvertimento potrebbe rivelarsi una pugnalata alle spalle. Perciò, per far buon viso a cattivo gioco, reagiamo con una risata. Che però non ha lo stesso effetto beatificante. Pertanto, non resta che affidarsi ai social. E farsi illuminare da una scintilla in mezzo al buio: “Siamo una generazione triste, piena di foto felici”.

Aggiornato il 04 febbraio 2023 alle ore 10:15