Ritratti. Che ci faccio qui?

È una domanda che ritorna. Secca, precisa, che può (ri)portare al punto di partenza. Oppure no. “Che ci faccio qui?” è un libro di Bruce Chatwin: una serie di saggi e racconti della sua vita, “un viaggio da fare a piedi”. “Che ci faccio qui” – senza punto interrogativo – è un programma Rai condotto da Domenico Iannacone, un docu-reality tra gli invisibili, le periferie, i luoghi lontani dal centro, dove la distanza spesso diventa “un confine invalicabile”. “Che ci faccio qui?”, a volte, è il quesito che poniamo a noi stessi. E non per forza è un segno di debolezza.

“Che ci faccio qui?” è quel momento dove tiri la riga per una somma che non sempre dà un totale; è fare i conti con il passato senza ricevere il resto; è sapere che tua moglie perderà un bambino; è restare in silenzio mentre intorno c’è una cagnara manco fossimo al mercato del pesce; è la sensazione che l’impossibile non sarà mai possibile; è guardarsi intorno e vedere, ma anche sentire, un enorme vuoto.

“Che ci faccio qui?” è vivere il tempo ma essere fuori tempo, è provare ad andare avanti per non vedere dietro, è la consapevolezza che quelle maledette lancette dell’orologio vanno troppo veloci. E che sessanta secondi, dentro un minuto, sono un lampo. Un lampo che non illumina.

“Che ci faccio qui?” è sentirsi fuori dalle feste, dai sorrisi di circostanza, dalle pacche sulle spalle, dai selfie, dalle storie che ormai sono tali solo se compaiono su Instagram. “Che ci faccio qui?” è la presa d’atto che ci sono scelte sbagliate. E che certe scelte sono dettate da tutta una serie di fattori che sfuggono al nostro controllo. Quei casi della vita, citati da Daniel Pennac in Diario di scuola, che si uniscono al dubbio di attraversare l’esistenza “senza giungere ad alcun risultato”. E quella “era ben più di una certezza, ero io. Di ciò, alcuni bambini si convincono molto presto e se non trovano nessuno che li faccia ricredere, siccome non si può vivere senza passione, in mancanza di meglio sviluppano la passione del fallimento”.

“Che ci faccio qui?” è una domanda che ritorna. Secca, precisa, che può (ri)portare al punto di partenza. Di chi sogna, di chi ha smesso di sognare e di chi è da solo, al centro ring, come Tiberio Mitri, che ricordava “tutto ciò che si costruisce nella vita si può distruggere in dieci secondi”. Che sono sempre meno di sessanta. Un altro lampo, più accecante, ma che non illumina.

Aggiornato il 10 marzo 2023 alle ore 12:36