Il Comune di Roma, i suoi servizi e la rana bollita

La metafora della rana bollita, riproposto da Noam Chomsky per spiegare certi comportamenti umani di passività di fronte a eventi negativi, è quello in cui si immagina una pentola piena d’acqua in cui si immerge una rana che accetta fiduciosa il suo nuovo ambiente. La storia raccontata dal filosofo prosegue narrando che mentre viene riscaldata l’acqua lentamente la rana abituandosi al tepore crescente accetta l’aumento della temperatura fino a morire bollita senza reagire. Ho voluto rammentare la storiella della rana come modello sociologico che serve a capire il comportamento umano spesso di passiva accettazione del degrado, dell’inefficienza, dell’insicurezza o del sopruso, perché in questi giorni, avendo lasciato la macchina per una revisione, ho dovuto recarmi presso un ufficio comunale confidando sul Tpl (Trasporto pubblico locale) e attraversare la città da sud a nord e viceversa.

Parliamo nientemeno di Roma. Dopo oltre 40 minuti di attesa è apparso un autobus strapieno, diretto alla Stazione Termini, luogo tristissimo dove tra clochard, vagabondi, borseggiatori e corridoi transennati per lavori (che non c’erano), scale mobili chiuse e fuori uso, pezzi di controsoffitto cadenti, ho affrontato il percorso di guerra tra spintoni, affollate file di persone zeppe di turisti disorientati per mancanza di indicazioni per raggiungere l’agognato treno della Metro A. Dopo l’annuncio che sarebbe arrivato il treno entro cinque minuti e che invitava a tenersi lontani dalla striscia gialla del marciapiede, la folla fiduciosa e tutta pronta all’assalto della vettura, ha visto passare veloce il convoglio sotto il suo naso con la scritta “fuori servizio”. È inutile raccontare i commenti. Dopo altre venticinque minuti un treno già stracarico finalmente si è fermato. Scene di panico tra chi voleva scendere e chi, con bagagli e ragazzini al seguito, non voleva rimanere a terra in attesa del prossimo convoglio.

Nel chiedere scusa a chi mi legge per questa descrizione fin troppo nota ai cittadini, i quali ogni giorno affrontano con rassegnata sopportazione questo percorso di guerra, voglio solo rivolgere a chi governa la città un invito: si faccia accompagnare il sindaco Roberto Gualtieri dal suo autista, un giorno lavorativo, meglio se piove, intorno alle otto e mezzo a una qualunque fermata di autobus a sud di Roma, per raggiungere presso la Stazione Termini la fermata della Metro. Faccia il necessario cambio autobus-treno e viceversa, acquisti il biglietto presso il distributore automatico (se funzionante), evitando prudentemente di essere borseggiato, affronti pure questa esperienza sociale molto utile, da utente, per decidere cosa fare della città e dei servizi che promette di erogare. Non si arrenda il sindaco di Roma di fronte alla complessità del problema dei trasporti, della cronica inefficienza dell’Atac o della pericolosa situazione della rete viaria fin troppo martoriata da buche e fossati. Non demorda, il sindaco di fronte al problema dell’immondizia che invade le strade della città, degli animali randagi, solleciti gli addetti Ama e li metta in condizione di poter lavorare. Stimoli, se necessario anche a parole il Servizio giardini per rimuovere gli alberi secchi nei parchi o sfalciare le erbacce che invadono i marciapiedi rendendo impossibile il normale percorso dei passanti.

Ricordi pure alla sua Polizia locale di Roma Capitale, quella che una volta si chiamava dei Vigili urbani (bell’aggettivo di un ricordo amico: urbanità e educazione), che non di sole facili multe di sosta vietata il servizio esaurisce se stesso e il proprio compito, ma che per il traffico, ad esempio, esistono anche altre problematiche che riguardano la velocità o il rumore, la segnaletica inefficiente e il rispetto di tante altre norme destinate alla sicurezza e al controllo della mobilità. Si occupi il sindaco di Roma di evitare il diffondersi, per le giuste esigenze di spostamento da parte dei cittadini, di quei pericolosissimi monopattini che vedono ogni giorno riempire i Pronto soccorso degli ospedali da parte di giovani e non solo. Insomma, caro sindaco, lasci la chitarra, eviti per un giorno i protocolli del cerimoniale, le conferenze, le manifestazioni, le strette di mano, i sorrisi compiaciuti e si goda la città vera con quello che il Comune di Roma offre effettivamente in termini di servizi che si fa pagare profumatamente.

Vada in strada e prenda i mezzi pubblici, se ci riesce. Oppure veda di utilizzare una macchina senza il permesso Pd-Ztl e sperimenti la vita di quel popolo che il Suo partito ha promesso a suo tempo di aiutare. Vedrà che sarà più in pace con la Sua coscienza di persona perbene e aiuterà di più Roma a sollevarsi da questo disastro sociale e culturale inaccettabile nel quale da anni è sprofondata. Chomsky, nella metafora della rana, dava per certo che la rana accettasse di morire bollita senza ribellarsi. Ma la rana è animale stupido, i cittadini hanno memoria e prima o poi si svegliano e non è detto che non vengano un giorno al Campidoglio. Di sicuro non per una visita di cortesia.

(*) Architetto e urbanista, già docente di Pianificazione territoriale e trasporti

Aggiornato il 07 aprile 2023 alle ore 11:10