Piemonte, Palma: “Nelle carceri c’è chi esalta la contrapposizione”

Mauro Palma denuncia la “sofferenza” del sistema penitenziario piemontese. Lo dice in un’intervista alla Stampa il presidente del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Palma commenta la recente inchiesta giudiziaria che vede 23 agenti di polizia penitenziaria indagati per presunte torture sui detenuti nel carcere piemontese di Cerialdo di Cuneo, dove la Procura del capoluogo della Granda ipotizza che, tra il 2021 e il 2023, si siano verificati episodi sistematici di violenze ai danni di una decina di carcerati. Per il momento, gli agenti non sono stati sospesi dal servizio né sono stati sottoposti a misure cautelari. L’indagine è partita da segnalazioni arrivate da più fonti, riguardanti anche diversi casi di detenuti con segni di violenze accusati di resistenza a pubblico ufficiale: casi considerati sospetti, in quanto possibile copertura dei pestaggi.

Da qui gli inquirenti, guidati dal procuratore Onelio Dodero, hanno avviato le indagini e, in questi giorni, hanno recapitato gli avvisi di garanzia agli agenti coinvolti, hanno disposto il sequestro di cellulari e computer e hanno ascoltato le presunte vittime. Si tratta dell’ultima inchiesta giudiziaria in ordine di tempo che ipotizza violenze sistematiche ai danni di detenuti nelle carceri piemontesi. Fascicoli analoghi sono stati aperti a Torino, Biella e Ivrea. Per gli agenti in servizio a Torino è tuttora in corso il processo, mentre su Ivrea e Biella si è ancora in fase di indagine, ma per alcune posizioni l’ipotesi di reato è stata derubricata da tortura a lesioni e abuso di potere.

“Premetto – spiega Palma – di non avere informazioni dirette, ma non credo che ci sia maggiore violenza rispetto al passato. Con una punta di ottimismo mi sembra che si possa dire anche che c’è maggiore capacità investigativa interna. Va sottolineato che la quasi totalità del corpo di polizia penitenziaria è estranea a questi episodi, ma all’interno di una minoranza ancora prevalgono delle sottoculture che non aiutano”. Per Palma, c’è “una cultura che ha perso il senso dell’istituzione. Il carcere non è altro che lo specchio della società, anche dentro i penitenziari esiste la tendenza a esaltare la logica della contrapposizione. C’è chi considera i detenuti un fronte opposto, con un rapporto di inimicizia che non aiuta chi deve assicurare ordine e sicurezza. Seguendo questa logica, in un’istituzione a forte rischio come il carcere, si innalza sempre lo scontro, un errore che crea problemi”.

Aggiornato il 12 ottobre 2023 alle ore 16:13