Discariche abusive e roghi tossici: i possibili rimedi

Dal centro alla periferia di Roma, abbiamo tanti quartieri isolati, abbandonati, insicuri e non serviti. A queste situazioni di degrado si aggiunge anche il fenomeno, ormai dilagante, delle discariche illegali e dei roghi tossici generati da ingombranti rifiuti pericolosi e da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Questi avvengono soprattutto all’interno dei campi nomadi e nelle zone adiacenti e hanno un impatto devastante in termini di inquinamento, causando emissioni di fumi tossici e dannosi per la salute dei cittadini e per l’ambiente.

Dietro a quest’ultima piaga sociale (causata principalmente dalla crisi della gestione dei rifiuti, tra un sistema di raccolta inefficiente e una dotazione impiantistica e di logistica intermedia carente), esiste un imponente sistema di trattamento illegale dei rifiuti creato dalla criminalità organizzata, mediante l’interramento o l’incenerimento degli stessi, sia ai fini del relativo smaltimento, sia per separare i materiali e consentire il successivo recupero del rame e di altre componenti metalliche da commercializzare illegalmente con mezzi di trasporto non autorizzati. Queste lavorazioni vengono fatte il più delle volte da gruppi di nomadi (specializzati nel campo), che vengono assoldati dalla stessa malavita organizzata.

Nel 2014, la Commissione Europea intervenne con un’indagine (Eu Pilot 6165/14/ENVI) volta ad accertare eventuali violazioni della direttiva quadro sui rifiuti. Quest'iniziativa ha ottenuto l’impegno dei Ministeri dell’Interno e dell’Ambiente, nonché dell’Amministrazione di Roma Capitale, in merito all’adozione di misure necessarie per garantire una corretta e adeguata gestione dei rifiuti, così da non danneggiare la salute dei cittadini e l’ambiente.

A dieci anni dall’avvio della procedura europea Eu Pilot, il fenomeno delle discariche abusive e dei roghi tossici risulta ancora grave e in costante peggioramento, tanto da essere divenuto oggetto d’inchiesta anche per la “Commissione parlamentare sulle condizioni di sicurezza e degrado delle città e loro periferie”. Si è presto aggiunto il monitoraggio da parte dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Regione Lazio, che ha confermato in diverse occasioni la presenza di molteplici sorgenti di inquinamento e l’elevato livello di agenti inquinanti, come la diossina, nelle aree colpite dalla piaga sociale delle discariche abusive e relativi roghi tossici. Nonostante gli impegni presi dalle autorità competenti e le quotidiane denunce dei cittadini disperati e dei comitati di quartiere, ad oggi non sono state ancora avviate azioni concrete per contrastare il problema sopracitato.

Per colmare le carenze e le inefficienze della municipalizzata dei rifiuti Ama Spa e per sfruttare la presenza delle materie prime nei rifiuti e negli ingombranti, l’Associazione Laboratorio Idee Lavoratori per l’Ambiente (in collaborazione con Ripensiamo Roma) ha proposto un progetto sperimentale di inclusione socio-lavorativo, dedicato alle comunità nomadi censite di Campo Salone (VI Municipio di Roma). Tra gli obbiettivi, la gestione di ingombranti ed altri rifiuti, con la voglia di rispondere pienamente al modello di riferimento per l’economia circolare: la riduzione volumetrica e separazione delle diverse frazioni dei rifiuti con conseguente riduzione dei costi di smaltimento sostenuti dalla municipalizzata Ama, la riparazione ed eventuale riuso di beni durevoli ancora in buono stato di conservazione, la valorizzazione delle frazioni commerciabili e il recupero di rifiuti ferrosi e di quelli tessili valorizzabili.

La forza del progetto sta nel mirare all’integrazione sociale di una comunità di persone nomadi già insediata nel territorio di Roma da tempo e nelle cui attività è presente, per tradizione, anche la lavorazione dei metalli, risolvendo, così, anche il problema dell’igiene e dei disagi derivanti dalla ricerca giornaliera di questi materiali nei rifiuti presenti nei cassonetti ubicati lungo le strade.

Purtroppo, questa iniziativa sostenibile e circolare non è stata mai realmente considerata dal Comune di Roma, che potrebbe invece trarne notevoli vantaggi ambientali, economici e sociali: miglioramento della qualità dell’aria e del suolo, efficienza della municipalizzata dei rifiuti, territorio sicuro e socialmente integrato.

(*) Presidente Ripensiamo Roma

Aggiornato il 12 marzo 2024 alle ore 12:30