Il grido dei poveri

Ieri è stata la Giornata mondiale dei poveri e Papa Leone XIV, nella messa dedicata ai più bisognosi (e nel successivo Angelus) ha riflettuto sulle implicazioni economiche, sociali e spirituali della povertà. Citando il passo evangelico “beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli (Mt 5,3)”, il pontefice definisce la Chiesa “madre dei poveri”. Sono tante le povertà che opprimono il mondo moderno, dapprima quelle materiali e poi quelle morali, che colpiscono soprattutto i giovani. Leone esorta a guardare al fenomeno della povertà in modo integrale, completo, senza tralasciare nessun aspetto, affermando che “bisogna rispondere ai bisogni urgenti ma è una cultura dell’attenzione che dobbiamo sviluppare, proprio per rompere il muro della solitudine”.

Viviamo in uno stato di impotenza, soprattutto in presenza – come in questo momento – di scenari di guerra, che aumentano le condizioni dei poveri già esistenti e ne creano di nuovi, destinati ad aumentare e a costituire uno strato importante della società. Il pontefice esorta i potenti e i capi di Stato ad ascoltare il grido dei poveri. Paolo VI, nel 1967, proprio di questo grido faceva menzione della potente enciclica Popolorum Progressio: “I popoli della fame interpellano i popoli dell’opulenza”. Una frase del genere aveva sicuramente senso in un mondo che due decenni prima aveva visto il dramma di un conflitto mondiale, in un momento dove la società stava cambiando prefigurandosi come un sistema di consumo sfrenato. Il grido dei poveri, però, è sempre lo stesso. Che ci siano guerre, o epidemie, il sistema sociale presenterà sempre gruppi di individui che vivono in povertà. A questo devono guardare anzitutto coloro che guidano le nazioni, le istituzioni, i governi.

Continua il pontefice: “Il loro grido tante volte soffocato dal mito del benessere e del progresso che dimentica molte creature”. Il tema è questo: aumentano i poveri, aumentano i ricchi, e questi ricchi hanno sempre più miliardi. A sentire certe cifre (patrimoni da 200 miliardi di dollari o più), giusto un fisico o un matematico possono farsi un’idea di quanto denaro possa essere. Si parla di ridistribuzione della ricchezza da decenni ma sembra che questo concetto non riesca ad uscire dalla sfera teorica. Anzi, nemmeno teoricamente si riesce a formulare qualcosa di convincente. La società non è mai stata vulnerabile e indifesa come adesso. L’aumento della popolazione, i presenti e futuri conflitti, la crisi climatica e la sterilità che questa porta alla Terra, i nuovi paradigmi e le nuove ambizioni – come le grottesche colonie spaziali – sono continue dichiarazioni di guerra verso i più bisognosi.

Al termine dell’Angelus Papa Leone ha annunciato di aver portato a termine l’esortazione apostolica Dilexi te, a cui Papa Francesco aveva iniziato a lavorare pochi mesi prima della morte. Il pontefice ha ricordato le vittime del grave incidente automobilistico in Perù e ha chiesto di pregare per le situazioni di conflitto, in particolare ha menzionato gli ultimi attacchi sull’Ucraina. Con Papa Leone continua quindi la linea di Francesco sull’attenzione alle povertà, che rendono la società più fragile e lontana del senso autentico di giustizia.

Aggiornato il 17 novembre 2025 alle ore 11:45