Nigel Spink: notte di sogni, di coppe e di campioni

L’olio canforato negli spogliatoi, spalla a spalla con il compagno, a sedere su panche fredde come ghiaccioli. Poi la partita e l’immancabile pozza che si materializza davanti alla linea di porta al primo accenno di pioggia. Una pozza che fa compagnia al giovanissimo portiere, che si distrae annusando il profumo di uova fritte, fagioli, salsicce, bacon, pane tostato: la colonna portante, direbbero nel film Pulp Fiction, di ogni colazione vitaminica servita in Inghilterra. Una giornata come tante, in un posto come tanti, tipo Chelmsford, capoluogo della contea dell’Essex, dove Guglielmo Marconi costruisce la prima fabbrica di radio del mondo. E dove nasce Nigel Spink.

Spink, mentre intorno circolano fish and chips e pinte di birra, cresce veloce nelle giovanili del West Ham fino ad approdare all’Aston Villa. Ha 19 anni ed è la riserva di Jimmy Rimmer, originario di Southport, cittadina del Merseyside. In cinque anni con i Villains il giovanotto colleziona scampoli di minuti e quasi-quasi viene il sospetto di sentirsi un eterno secondo, vedi Toto Cutugno a Sanremo. Ma poi tutto cambia.

È il 1982. I Toto fanno incetta di Grammy, in stereofonica pulsa “Eye of tiger” e l’Italia del pallone di lì a poco sarà campione del mondo in Spagna. C’è ancora da attendere per l’urlo di Marco Tardelli in finale contro la Germania e per i gol di Paolo Rossi, quando a Rotterdam l’Aston Villa, all’esordio in Coppa dei Campioni, sfida il Bayern Monaco, già tre volte campione d’Europa. Dopo dieci minuti Rimmer esce per infortunio e per il ragazzone cresciuto a cinquanta chilometri a nord-est da Londra arriva l’occasione della vita. Il classico treno che passa e che non devi perdere. E lui non lo perde.

Spink para tutto: al resto ci pensa Peter Withe di Liverpool, sua la rete decisiva. Gli inglesi alzano il trofeo. Nigel Spink – ormai eroe dalle parti del Villa Park – quella porta non la lascia più. E con l’Aston Villa conquista la Supercoppa Europea (1982, nel doppio confronto contro il Barcellona) e la Coppa di Lega (1994, 3-1 al Manchester Utd, anche se è la riserva di Mark Bosnich).

Da Chelmsford a Rotterdam, da Guglielmo Marconi al teologo Erasmo, il viaggio di Nigel Spink corre su onde sinuose, movimentate come le montagne russe e imprevedibili, come il destino. Quel destino che ci mette lo zampino in una serata di quasi 39 anni fa, ai tempi del concerto degli Iron Maiden al Palladium di New York e delle meteore di mezza estate.

Nessuno parlava di Superlega. E Davide batteva Golia. This is football.

Aggiornato il 03 dicembre 2022 alle ore 08:57