La normalità di essere Sinner

Non è tanto, o meglio, non è soltanto la vittoria ottenuta agli Australian Open, dopo aver sconfitto fuoriclasse assoluti come Novak Djokovic e Daniil Medvedev, a rendere l’impresa sportiva di Sinner un qualcosa che rimarrà negli annali del tennis e non solo. Ma il modo in cui l’ha costruita. Ogni sua partita, ogni sua giocata, ogni punto o set conquistato si percepisce che, sì, è il risultato di un talento naturale, ma parimenti anche il frutto di uno duro lavoro quotidiano. Poiché la classe è un po’ come un diamante grezzo che deve essere costantemente levigato per poter così esternare tutta la sua lucentezza.

E in questo approccio al tennis di Sinner vedo tanta salutare normalità, una perseveranza granitica, la pazienza di chi sa attendere il momento giusto e riesce a gestire la fase negativa o comunque di appannamento. La partita finale è stata esemplare, in quanto l’altoatesino ha vinto più con la testa che con la tecnica. D’altronde, perdere i primi due set, nella prima finale di uno Slam, contro peraltro un campione come il russo, e il tutto a 22 anni, per poi rimontare e vincere, vuol dire che il ragazzo ha acquisito una consapevolezza mentale decisamente matura. Forse Sinner non vincerà mai una partita con scioltezza. Ma è proprio questo che lo sta rendendo unico.

Aggiornato il 30 gennaio 2024 alle ore 10:43