Giovin-astri: le nuove leve dell’Nba che stanno incantando l’America

Tra i cinque migliori cestisti dei playoff non ce n’è nessuno nato prima del 1995. Nella fase a eliminazione diretta della post-season di Nba, le squadre che hanno speso di più per gli stipendi delle superstar del basket americano sono state tutte eliminate. I Los Angeles Clippers di Paul George, James Harden e Kawhi Leonard; I Los Angeles Lakers di Anthony Davis e LeBron James e i Phoenix Suns di Kevin Durant e Isaiah Thomas hanno dovuto issare bandiera bianca di fronte alle nuove leve della Lega. Per non parlare dei Golden State Warriors e i loro Big 3: Draymond Green, Klay Thompson e Stephen Curry, che non sono riusciti a qualificarsi per i playoff.

Il passaggio di testimone che sta avvenendo tra i senatori e le nuove reclute della pallacanestro a stelle e strisce è sotto gli occhi di tutti: basti pensare che il trascinatore dei Boston Celtics, la migliore squadra del seeding (e in assoluto della regular season) è Jayson Tatum, ala piccola classe 1998. Oltre alla storica franchigia del Massachusetts, che ha eliminato al primo turno senza troppi patemi i Miami Heat, tutte le altre squadre che sono avanzate alle Semifinali di Conference sono state trainate da giovani astri nascenti – che sono, a dire il vero, già nomi noti del basket internazionale – in cerca della consacrazione definitiva e, se possibile, di un anello al dito.

Primo fra questi, Jalen Brunson dei New York Knicks sta progressivamente togliendo le parole di bocca alla maggior parte degli esperti e analisti di Nba. Gli stessi che, quando il playmaker è stato preso dai Dallas Mavericks come 33ª scelta assoluta al draft del 2018, lo consideravano troppo basso e tozzo per giocare in Nba. Gli stessi che per lui avevano previsto una “discreta carriera da sesto uomo”, adesso hanno dovuto commentare la sua media di 35,5 punti, 4,5 rimbalzi, 9 assist nella serie in cui i Knicks hanno eliminato i Philadelphia 76ers. Un giocatore inarrestabile. Poi, è il turno del classe 1999 Luka Dončić. Con un ginocchio dolorante e un interminabile raffreddore è diventato il quinto cestista di sempre a raggiungere le 20 gare nei playoff segnando almeno 30 punti dopo LeBron, Durant, Kobe Bryant e Tatum. Pensare che la tripla doppia di media sfiorata (29,8 punti, 8,8 rimbalzi, 9,5 assist) nella serie contro i Clippers sembra quasi deludente, viste le prestazioni a cui ha abituato il pubblico il talento sloveno.

Per Anthony Edwards, invece, servirebbe un articolo a parte. Il 2001 dei Minnesota Timberwolves sta confermando la sua migliore regular season – la quarta – con i suoi migliori playoff. I suoi 31 punti, 8 rimbalzi, 6,3 assist di media hanno trascinato la squadra del midwest nella vittoria contro i Phoenix Suns con uno sweep clamoroso per i T’wolves. E uno dei candidati papabili per il premio di Most valuable player (Mvp) della stagione, Shai Gilgeous-Alexander, ha trascinato i suoi Oklahoma City Thunder al passaggio del turno contro i New Orleans Pelicans in quattro partite. La squadra azzurro-arancione non riusciva a vincere per 4-0 dai tempi di Durant, James Harden e Russell Westbrook.

Dulcis in fundo, l’Mvp delle scorse Finals e campione in carica Nikola Jokić ha viaggiato, come al solito, vicino alla tripla doppia di media con 28,2 punti, 16,2 rimbalzi, 9,8 assist. Il serbo è il più “vecchio” di questa particolare classifica con i suoi 29 anni da poco compiuti. Il classe 1995 ha trascinato i suoi Denver Nuggets contro i Lakers. Ma il quintetto della Mile high City, con menzione d’onore a Michael Porter jr. e Jamal Murray, dovranno scontrarsi adesso con una delle migliori difese del torneo insieme a quella dei Knicks, sicuramente la migliore ad Ovest: quella dei Timberwolves guidata dal francese Rudy Gobert.

Aggiornato il 06 maggio 2024 alle ore 16:36