Stefano Pioli, l’uomo che ha riportato il Milan sul tetto d’Italia dopo oltre un decennio di attese, sembra oggi essere distante anni luce da quel trionfo dello scudetto nel 2022. Allora, era il protagonista di un’epopea che ha esaltato la sua capacità di costruire una squadra solida, giovane e entusiasta, pronta a riscattare un club che aveva vissuto anni difficili. Oggi, però, il suo nome è legato a una stagione drammatica con la Fiorentina, un club che, purtroppo per Pioli, non sta vivendo il suo momento migliore in Serie A. La parabola di Pioli sembra essere scivolata repentinamente.
Dopo il titolo vinto con il Milan, che aveva consacrato il suo lavoro e la sua gestione, il tecnico emiliano sembrava pronto a costruire su quella base di successi. Il suo sistema di gioco, improntato su un calcio verticale, intenso e dinamico, aveva fatto breccia nel cuore dei tifosi rossoneri e aveva rimesso in sella una squadra che sembrava persa. Tuttavia, appena Pioli ha deciso di abbandonare il porto sicuro di Milanello la situazione è radicalmente cambiata. Quando Pioli è stato chiamato dalla Fiorentina, molti lo consideravano una scelta promettente. La Viola, dopo un paio di stagioni di alti e bassi, aveva bisogno di stabilità e di un allenatore che sapesse costruire un’identità chiara, così come fatto a Milano. Ma dopo un inizio di stagione disastroso, la realtà ha superato ogni previsione. La Fiorentina si ritrova attualmente ultima in classifica, con zero vittorie in campionato e una crisi di risultati che sembra non finire mai.
Il problema più evidente è l’assenza di un’identità di gioco. Quello che Pioli aveva costruito al Milan, un collettivo che sapeva cosa fare in ogni momento, a Firenze sembra un lontano ricordo. La squadra viola appare disorganizzata, incapace di esprimere una strategia chiara, e i singoli non riescono a mettere in pratica le idee tattiche del mister. Le partite della Fiorentina sono diventate un susseguirsi di errori, di scelte tattiche confuse, e di un atteggiamento mentale che non sembra più all’altezza delle aspettative. In molti si chiedono cosa sia successo a Pioli. Come può un allenatore che ha dimostrato tanto a Milano, con una squadra giovane e poco esperta, trovarsi ora in una situazione così delicata? La risposta potrebbe risiedere in diversi fattori. Innanzitutto, Pioli ha trovato una Fiorentina con una rosa più fragile rispetto a quella che aveva a sua disposizione al Milan. La squadra viola non ha lo stesso livello di talento e profondità, e questo ha limitato la capacità di Pioli di riprodurre il suo gioco.
La difficoltà a valorizzare i singoli e a farli rendere al meglio è emersa fin da subito, con giocatori chiave come Moise Kean e Albert Guðmundsson che non sembrano più in grado di incidere come in passato. Il gioco di squadra che aveva caratterizzato il Milan è venuto a mancare, lasciando la Fiorentina a cercare risposte in un mare di confusione tattica. Inoltre, Pioli ha dovuto fare i conti con un ambiente diverso da quello che aveva a Milanello. La pressione a Firenze non è mai stata così alta come quella che ha vissuto a Milano, ma la necessità di risalire la classifica e di ottenere risultati immediati ha portato l’allenatore a forzare alcune scelte, che però non hanno pagato. Cosa resta per Pioli? Il tecnico emiliano ha sempre mostrato carattere e determinazione nelle difficoltà.
Tuttavia, la situazione è complicata: con la Fiorentina in fondo alla classifica e senza vittorie, l’esonero di Pioli dalla Fiorentina è ormai arrivato. La dirigenza viola, sebbene abbia sempre mostrato una certa pazienza, è stata costretta a prendere una decisione drastica per evitare un ulteriore precipitare della situazione. I segnali sono chiari: la squadra non solo fatica a vincere, ma non riesce neppure a dare un’identità al suo gioco. L’aria che si respirava in città e negli ambienti legati al club era quella di una separazione imminente, ormai anche ufficializzata dai canali della società.
Aggiornato il 04 novembre 2025 alle ore 11:52
