Gamification e social network

Che sia una moda è fuori di dubbio. Che serva davvero alle aziende cominciano a dimostrarlo i primi studi presentati dagli esperti di settore. Usare i social network per fidelizzare i clienti e per aumentare giro d'affari e popolarità è infatti una sfida piuttosto recente e solo chi l'affronta con i giusti criteri riesce a renderla una scommessa produttiva. 

Perché senza la necessaria attrezzatura culturale, anche i tanto celebrati social network possono risultare poco più che una perdita di tempo. Ecco perciò alcuni esempi di best practise sui quali riflettere.

GoWar
IL FASCINO 
DELLA GAMIFICATION

GoWar è un'applicazione che utilizza il sistema di geolocalizzazione degli smartphone per inscenare battaglie, gestire le truppe e conquistare il proprio impero. Non molto diverso da Risiko, vero, ma la particolarità di GoWar è che i luoghi da conquistare sono reali: potreste ritrovarvi a combattere per occupare la Stazione Termini e schierare le vostre truppe in Piazza di Spagna, mentre qualcuno sta mettendo a ferro e fuoco casa vostra. La variabile fondamentale di un social game, spiega il fondatore di GoWar Francesco Mancusi, è: «l'algoritmo su cui è costruito», che «determina un diverso livello di importanza ai luoghi a seconda dei check-in o dei gradimenti (Mi Piace) lasciati dagli altri utenti. Il gioco è, infatti, basato sulla funzione "Luoghi" di Facebook, e sfrutta il profilo Facebook dei giocatori per stabilire le relazioni con gli altri giocatori».

Nata da una start-up italianissima, la H-FARM Ventures, quest'applicazione è uno dei tanti esempi di come i social media possono davvero creare valore aggiunto in un'azienda. Mai sentito parlare di gamification? Se ne è discusso molto al Social Business Forum che si è tenuto a Milano lo scorso 4 e 5 giugno. Ray Wang, amministratore delegato del Constellation Research Group e guru indiscusso del settore, spiega che: «La gamification descrive una serie di principi di design, di processi e di sistemi che sono usati per influenzare le persone, i gruppi e le community al fine di realizzare dei comportamenti e degli effetti desiderati. Ha avuto origine dall'industria dei videogame e molti di questi concetti pionieristici ora giocano un ruolo assolutamente cruciale nell'incentivare e nel gestire i comportamenti delle organizzazioni sia all'interno dei loro rapporti con i consumatori esterni sia all'interno delle aziende».

La H-Farm infatti, durante l'intera fase di realizzazione della nuova versione del gioco, Place Commander, ha coinvolto tutti gli utenti del gioco di strategia, registrando i feedback della community di GoWar per risolvere i problemi riscontrati dai player, le bad practice e dare spazio a suggerimenti e idee per migliorare le prestazioni di gioco. In questo modo l'esperienza dell'utente si arricchisce e l'azienda non può che trarne un sensibile valore aggiunto. Stefano Mizzella, Digital & Social Strategist di H-Ventures ha esposto sul palco del Social Business Forum questo nuovo progetto, sottolineando l'importanza della condivisione e del dialogo con gli utenti nel processo di creazione di un prodotto, soprattutto nel settore creativo.

In ambito di Visual Design ad esempio, i social media hanno avuto un ruolo centrale nella Next Design Challenge, un contest creativo lanciato dalla Porsche. Oggetto della sfida era la realizzazione di un oggetto di design che si ispirasse alla famosa Porsche 911: in palio, $20,000 oppure un anno di noleggio gratuito (ovviamente) di una Porsche 911. Il fortunato vincitore è stato l'ideatore di un asciugacapelli dalla curiosa forma di terminale di scarico Porsche che all'accensione ne riproduceva il caratteristico rombo di motore.

Inutile dire che il contest ha avuto una grande risposta di pubblico: 428 progetti ricevuti e più di 2.600 votazioni registrate durante la sfida. Chi si occupa di Social Business garantisce che un rinnovamento totale del modo di fare azienda che punti sul coinvolgimento dei clienti, partecipazione dei dipendenti e innovazione collaborativa possa essere la chiave di volta del successo di un'impresa, piccola o grande che sia. Ma, parafrasando una delle tesi del Social Business Manifesto, «Aprire una pagina Facebook è facile. Aprire le porte dell'azienda ed accogliere i clienti è difficile».

CON AMADORI
IL POLLO 
DIVENTA SOCIAL

Anche il pollo può essere social. Lo abbiamo scoperto al Social Business Forum di Milano da Marco Magnaghi, Business Innovation Manager di Amadori. La famosa azienda emiliana ha deciso di rinnovare la sua immagine ed ha iniziato proprio dai social network, o meglio dai suoi utenti. Nel maggio scorso è stato lanciato il nuovo sito, ideato dall'agenzia milanese vanGoGh e implementato da Tecla.it, che si è recentemente classificato al terzo posto agli Adci Awards 2012. 

Si tratta in realtà di una serie di minisiti interattivi che ruotano attorno al sito corporate, integrati agli account social del gruppo Amadori su Facebook, Twitter, Youtube e persino Pinterest. L'intento principale, spiegato Magnaghi, è quello di costruire una completa digital customer experience incentrata esclusivamente sull'utente. Il progetto è stato creato integrando elementi di web fiction, video-ricette (un format decisamente efficace in rete) ed un sistema di gamification che premia gli utenti a seconda del loro grado di interazione.

Il progetto che ha registrato più riscontro da parte degli utenti è "Amadorabili ricette". Si guadagnano punti ogni qualvolta si condivide su Facebook una puntata della webfiction di Amadori, rispondendo a domande o  caricando ricette. In questo modo l'utente può scalare la classifica e vincere dei premi, tra cui una grigliata a domicilio ogni giorno. 

Nel progetto di marketing Amadori c'è posto anche per il gioco "Dov'è Francesco Amadori?". Scopo del gioco è consultare l'agenda del fondatore nonché ormai storico testimonial dell'azienda e cercare di incontrarlo durante uno dei suoi appuntamenti con il personale impegnato nelle diverse fasi di allevamento, produzione e distribuzione. 

Un format curioso, ma funzionale ad aprire all'utente le porte dell'azienda e presentarla in maniera diretta e trasparente, dando voce a chi realmente lavora nei suoi stabilimenti. Con pochi click l'utente può conoscere la storia del gruppo, iniziata negli anni Trenta, e conoscere il funzionamento della filiera produttiva Amadori, esigenza particolarmente sentita sin dal 1999, in seguito agli scandali dei polli alla diossina. 

Come dichiarato nel sito corporate: «Abbiamo oggi un sogno condiviso attraverso cui esprimiamo i valori e che ci stimola a dare l'esempio: essere un'azienda leader nell'alimentazione di qualità, con una forte vocazione alla relazione con le persone di cui diventiamo partner attivi nell'interpretazione e anticipazione dei bisogni. Questa vocazione, forte del sapere costruito nel tempo e della fiducia nelle persone, ci rende dinamici, orientati all'innovazione di prodotti e processi e portatori di "un'ecologia dei comportamenti", intesa come responsabilità, rispetto, cura, verso tutti gli interlocutori: le persone che usano i nostri prodotti, gli azionisti, i collaboratori, i fornitori, la collettività».

Già nel 2011 l'azienda aveva ottenuto un'ottima risposta di pubblico con il concorso di social casting per il würstel "Evviva" e la ricerca delle comparse per il nuovo spot, canalizzata sul sito www.evvivailwurstel.it. Un sistema semplice, ma efficace, visto il ritorno di pubblico: solo durante il periodo del casting, la pagina Facebook di Amadori Peopoll ha visto aumentare i suoi fan da 5 a 40 mila. Inoltre, sempre dallo scorso anno è disponibile l'applicazione mobile per iPhone e iPad iCuorLeggeri, che attingendo da un database di oltre 700 alimenti permette il calcolo delle calorie assunte e dell'indice di massa corporea. 

E alla fine il sistema di comunicazione scelto da Amadori sembra aver premiato l'azienda, a giudicare dalle statistiche esposte da Magnaghi durante la sua presentazione al Social Business Forum.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:48