Privacy, game over  sugli smartphone

Ci preoccupiamo di come i social network a cui noi stessi raccontiamo la nostra vita trattano i nostri dati, di come i motori di ricerca a cui chiediamo di risolvere problemi esistenziali utilizzano le nostre informazioni personali. Poi giochiamo sul telefonino e spegniamo il cervello: non ci poniamo più alcuna domanda. Di fronte alle applicazioni che promettono di divertirci, di portarci in un mondo infantile e innocente, ci dimentichiamo della privacy. Diamo quindi l'assenso al trattamento dei dati senza leggere nel dettaglio l'informativa, ignari che l'applicazione colorata ci sta chiedendo di accedere alle nostre rubriche telefoniche, alla nostra bacheca facebook, alla lista dei nostri amici sui social network. Ma sì, tanto è solo un giochino, pensiamo.

Ma no, invece. Perché sono proprio i “giochini”, secondo una ricerca americana, a causare contraddizioni in tema privacy.

Lo studio in questione, pubblicato a fine ottobre, è stato condotto da PrivacyGrade, un'organizzazione costituita da ricercatori della Carnegie Mellon University. Gli studiosi hanno confrontato le supposizioni dei clienti sull'utilizzo dei dati personali da parte delle applicazioni con le reali privacy policy dei giochi in esame. Ha poi giudicato ogni app attraverso un voto dalla A (migliore corrispondenza fra le aspettative e la realtà dei fatti) alla D. È emerso che anche giochi molto popolari non hanno informative chiare e utilizzano i dati in maniera inaspettata. “Fruit Ninja”, per esempio, usa le informazioni di localizzazione per pubblicità mirate sul territorio senza che i clienti ne abbiano la consapevolezza.

La ricerca suggerisce dunque che faremmo bene ad interessarci, oltre che delle grandi “potenze” del web, anche degli apparentemente innocui giochini, perché così innocui forse non sono. D'altro lato, ciò non significa che Facebook, Instagram, Google+, You Tube e Twitter non manipolino dati. Tutt'altro, è ovvio. Solo che sono leggermente più chiari e in linea con le aspettative degli utilizzatori (forse occorrerebbe capire di più questa “linea”: le aspettative sono accettabili o catastrofiche?). Ricordiamoci, comunque, che anche i giochi, e forse i giochi più di altri servizi, rappresentano uno strumento appetibile per la ricerca dei dati. Business is business, anche se in apparenza è colorato e ci fa sorridere.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:52